Frequentando i mondi tecnologici abbiamo declinato i nostri tempi a un continuo presente che ci suggerisce di non occuparsi più del passato e di non farlo neppure per il futuro. E' una scelta che evidenzia la scomparsa della speranza e la paura crescente a guardarsi dentro. Meglio lasciarsi andare all'evento, all'attimo fuggente di un MiPiace, al momento illusorio del tempo reale, meglio farsi coinvolgere in comunicazioni e scambi digitali che permettono di non preoccuparsi di cosa si sta comunicando o scambiando e del suo significato.
Evitiamo così di entrare in dialogo con noi stessi, di riflettere su quello che abbiamo fatto e anche su quello che abbiamo intenzione di fare o abbiamo già fatto. Il risultato è che si sta male dentro e non si pratica una delle potenziali soluzioni per stare meglio: la solidarietà.
Nella società globalizzata dalla tecnologia ma frammentata socialmente, tutti siamo diventati monadi digitali, in difficoltà respiratoria, sempre più isolate, chiuse e sole.
Un tempo le difficoltà individuali, le sofferenze, i conflitti sul posto di lavoro, erano motivazioni forti per solidarizzare, oggi si sta male dentro ma non si solidarizza più. Non si fa comunità, non ci si organizza insieme per avere maggiore forza di opporsi, di difendere diritti e libertà, di protestare e sollevarsi, per stare bene insieme.
Sconfitti, delusi, isolati, sempre più (tecno)cinici, come Alice nel paese delle meraviglie, corriamo più che possiamo per rimanere nello stesso posto, incapaci di correre il doppio per andare da qualche altra parte o in modo diverso per non stare fermi.
Le machine al lavoro, gli umani senza lavoro felici e contenti!
Fermi, sul posto, si sta male dentro. Non lo si racconta per paura di scoprire che anche gli altri stanno male. Lo si nasconde anche a sé stessi, come fosse la soluzione pur sapendo che la soluzione non è!
La soluzione esiste, è a portata di mano, raggiungibile, senza eccessivo sforzo. Obbliga soltanto a guardarsi dentro, essere sinceri con sé stessi, recuperare l’empatia della solidarietà e soprattutto fare delle scelte.
Ci serve un UMANESIMO DIGITALE