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Chatbot in azienda, so what!

Chatbot in azienda, so what!

13 Febbraio 2019 Tecnologia e Human Resources
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La domanda non è più se e quando i Chatbot entreranno in azienda ma se e quanto saranno in grado di superare i limiti che oggi li caratterizzano impedendo loro di conquistare i dipartimenti HR e le agenzie di ricerca di personale. La conquista è solo rinviata. L’evoluzione delle intelligenze artificiali è continua ed accelerata.

A quasi 40 anni dalla pubblicazione de La società della Mente di Marvin Minsky, uno dei primi testi ad affrontare in modo approfondito il tema dell’intelligenza artificiale, nella sua forma originaria e ben diversa da quella attuale, il tema è diventato oggetto di articoli e narrazioni quotidiane. Ai più sfugge la complessità e la carica rivoluzionaria delle tecnologie catalogabili sotto il cappello o concetto di Intelligenza Artificiale, tutti o quasi sembrano interessati e entusiasmarsi per le macchine che si dicono intelligenti e che sfoggiano intelligenze artificiali sempre più potenti, complesse e performanti. 

In ambito gestione delle risorse umane (HR) e nel mercato del lavoro queste macchine sono denominate Chatbot, hanno varie forme, principalmente software ma non solo, e rappresentano una nuova moda che sta coinvolgendo un numero crescente di aziende e organizzazioni. Tutte si sono lanciate nella nuova caccia all’oro tecnologico con l’obiettivo di ridurre i costi, automatizzare i processi, velocizzare le fasi di ricerca di nuovo personale e, nel caso, anche ridurre personale nei dipartimenti delle Risorse Umane (HR). Adottare per primi un Chatbot o macchine intelligenti per le HR viene visto come un elemento di competitività, di immagine e reputazione per la Marca e relativi marchi.

Secondo Forrester le aziende già dotate o impegnate nella valutazione di Chatbot sono già il 60%. Usati nel marketing, nel commercio elettronico, nel customer service, ma ora sempre più spesso anche nelle HR. Un impiego che ha del paradossale considerando che le macchine con IA hanno come obiettivo la sostituzione di molte figure professionali. Oggi possono servire per progetti di change management, per sostituire persone in azienda da tempo con nuovi arrivati, ma a tendere potrebbero anche andare a sostituire coloro che oggi li usano per implementare le nuove strategie riorganizzative o di razionalizzazione aziendali.

 

Lo storytelling sui Chatbot rischia di nascondere la loro attuale preparazione e abilità nello svolgere attività oggi svolte da personale in carne e ossa e di impedire una riflessione più approfondita sul loro futuro prossimo venturo. Due aspetti importanti e che possono essere all’origine di molti errori, sia da parte di chi sviluppa i Chatbot sia di coloro che li introducono in azienda convinti che possano essere la soluzione magica a problemi e bisogni reali. 

Il fatto che i Chatbot siano così popolari (in Cina ci sono Chatbot come Xiaoice, usati nel supporto alla clintela e capaci di gestrire milioni di consumatori/utenti) spinge molti sviluppatori ad accelerare il completamento dei loro progetti di sviluppo per soddisfare l’urgenza di committenti, azienda e mercato. La fretta è spesso cattiva consigliera, in particolare per soluzioni che hanno bisogno di essere disegnate con particolare attenzione e prevedono algoritmi di complessità elevata. Meglio avere una strategia e una visione chiara per l’impiego delle nuove tecnologie in azienda. Meglio ancora avere identificato gli ambiti di applicazione e impiego. Necessario acquisire informazioni e conoscenze adeguate delle nuove tecnologie per evitare frustrazioni future per non vedere soddisfatte le aspettative.

La conoscenza nasce dalla comprensione della fase attuale di sviluppo dell’intelligenza artificiale, delle sue promesse e dei suoi limiti così come della sua distanza dall’intelligenza umana. A oggi le intelligenze artificiali sono diventate abilissime nello svolgere attività specializzate e che richiedono una elevata o elevatissima quantità di dati, ma non dispongono ancora di una intelligenza generale paragonabile a quella umana. Benchè si parli molto di singolarità delle macchine siamo ancora molto lontani dalla super-intelligenza di cui si parla sui media e nelle narrazioni marketing. Molti Chatbot non hanno ancora acquisito una capacità di comunicare assimilabile alla complessità del linguaggio umano, sia in termini di sintassi, di semantica ma anche di pragmatica. Ne derivano spesso esperienze utente negative che portano gli esseri umani coinvolti a rifiutare la ripetizione della stessa esperienza con un Chatbot. Vale poi la pena di sottolineare che i Chatbot non sono ancora in grado di cogliere il contesto, ma neppure le emozioni, ad esempio sarcasmo e ironia. Infine benchè la voce sia destinata a diventare l’interfaccia vincente dei Chatbot, pochi di essi a oggi ne sono dotati.

Questi e altri problemi, come ad esempio la difficoltà di integrazione dei Chatbot nei sistemi informativi esistenti, suggeriscono una valutazione più attenta delle nuove tecnologie o una pianificazione per introdurli in una organizzazione fatta con molta cautela e buon senso.

 

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