La rivoluzione non avverrà online, alzati e fai Politica

01 Ottobre 2017 Redazione SoloTablet
SoloTablet
Redazione SoloTablet
share

Il libro di Carlo Mazzucchelli 100 strategie analogiche per resistere al digitale (e allo smartphone) è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital

Il cambiamento e la rivoluzione non avverranno online o dalla poltrona di casa, alzati e fai Politica

 

Uno dei risultati più eclatanti e forse meno dibattuto della pervasività della tecnologia è la trasformazione dell'agire politico e delle pratiche politiche di partecipazione, democrazia, movimento, rivolta e rivoluzione. Il chiacchiericco dei media dà l'impressione che il tema sia sempre al centro dell'attenzione ma in realtà ad esserlo sono solo i contenuti e l'uso della tecnologia che viene fatto per raggiungere la prima pagina sfruttando la brevità di un cinguettio.

Se ne è parlato molto in occasione dell cosiddette Primavere Arabe (tutte finite male forse con l'eccezione di quella tunisina), e poi di Occupy Wall Street (sparito nel nulla anche se ha animato e fornito risorse alle primarie di Bernie Sanders) ma senza lasciare tracce al di fuori di ambiti politacamente impegnati. In tutto il mondo la Rete e le tecnologie digitali hanno fornito gli strumenti necessari per favorire la partecipazione e l'iniziativa politica. Oggi usano questi strumenti presidenti populisti e democratici, partiti al governo e all'opposizione, movimenti democratici e rivoluzionari. Tutti si affidano a forme della politica mutuate dalle funzionalità e dalle caratteristiche delle piattaforme da essi selezionate. Lo fanno perché, come ha ben descritto Ippolita nel suo libro Nell'acquario di Facebook "la partecipazione online è più facile rispetto all'impegno richiesto da un'organizzazione offline. Il grande vantaggio dell'attivismo di salotto è che consente un simulacro della partecipazione, fatto di tanti MiPiace e condivisioni , il tutto al riparo degli schermi che permettono l'accesso a quell'esperienza di condivisione gestita da altri per il nostro bene."

La rivoluzione può partire da una poltrona ma non avverrà mai nel salotto che l'ha vista nascere e ospitata temporaneamente. Non si realizzarà neppure dalle poltrone eleganti dei tanti salotti televisivi frequentati anche da molti rivoluzionari di turno (famoso quello del cashmire ma insopportabile anche lo storico presenzialista del Corriere). L'impegno politico è duro e faticoso ("You will not be able to stay home brother, because the revolution will not be televised"), richiede oggi una profondità di analisi capace di superare la semplificazione, di andare oltre il muro dl tecnoentusiamo diffuso che trasforma l'informazione e l'accesso in assenza di censura, libertà e democrazia e di articolare pensiero complesso sia per la componente di analisi sia per quella di proposta. Richiede la capacità di rompere il conformismo che assegna alla tecnologia un ruolo rassicurante e soprattutto di capire che le barriere da rompere non sono quelle tecnologiche ma quelle sociali, politiche, culturali e lavorative 

Bisogna recuperare la forza del linguaggio e della proposta politica per battere il surplus informativo e cognitivo che intrappola cittadini, menti e comunicati, proposte e programmi (esempio dell'intrappolamento è quanto sta avvenendo in Italia con il Movimento pentastellato). Come scrive Ippolita "Le persone fanno le rivoluzioni, non sono le tecnologie a insorgere; le persone si ribellano usando ciò che hanno a disposizione [...] non saranno comunque strumenti gestiti da società private a far trionfare la democrazia." Non tutti i cittadini digitali sono necessariamente dei rivoluzionari ma, per dare forma a cambiamenti politici reali, sarebbe sufficiente che tutti abbandonassero poltrone e salotti e partecipassero attivamente alla vita sociale, culturale e politica dei luoghi da essi abitati. Anche senza smartphone!

 

comments powered by Disqus

Sei alla ricerca di uno sviluppatore?

Cerca nel nostro database