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APP Marketing: lo sviluppo non è che l'inizio

APP Marketing: lo sviluppo non è che l'inizio

01 Febbraio 2015 Redazione SoloTablet
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CAPITOLO 21.3

Il libro APP MARKETING: lo sviluppo non è che l'inizio di Carlo Mazzucchelli è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital

 

Ottimizzazione APP Store 

Da quanto avrai letto fin qui è già fin troppo chiaro che puntare tutta la propria strategia marketing su una pagina web messa a disposizione degli store non è da considerarsi sufficiente. Questo però non significa che questa pagina e relativa presenza online non sia importante. Al contrario lo è molto e la sua rilevanza suggerisce un’attività attenta di organizzazione e presentazione dei contenuti e di ottimizzazione continua nel tempo. E’ un’attività che deve essere finalizzata alla visibilità all’interno dello store e sui motori di ricerca e ai download trasformando occasionali visitatori e semplici curiosi in utenti e utilizzatori. 

L’ottimizzazione della pagina sullo store passa essenzialmente nella gestione attenta degli spazi predisposti per la descrizione dell’applicazione. Sembra una cosa fondamentalmente semplice ma non lo è. La comunicazione è sempre una trappola e la fretta lo è ancora di più. 

Dopo avere impegnato settimane o mesi nello sviluppo di una nuova APP non si vede l’ora di pubblicarla per vedere l’effetto che fa. Ne deriva una perdita di concentrazione e una sottovalutazione dell’importanza di cose molto semplici come:

  • Dopo aver scelto con cura la categoria di appartenenza dell’APP, la scelta delle parole chiave associate al nome dell’APP, nome su cui dovrebbe essere stata maturata la convinzione della sua bontà e forza attrattiva. Le parole chiave possono anche essere generate con strumenti come Sensor Tower, AppTweak, AppCod.es, SearchMan e MobileDevHQ.
  • La scrittura di una descrizione sotto forma di narrazione e non semplicemente di elenco di funzionalità o caratteristiche tecniche
  • La creazione e caricamento di una icona bella, di qualità, accattivante e esplicativa di cosa fa l’applicazione
  • Caricamento di alcune immagini (screenshot) relativi alla applicazione scelti tra i più visuali e meglio riusciti
  • Migliorare nel tempo il ‘ranking’ dell’applicazione, solitamente misurato su store come iTunes e Google Play in base alle valutazioni ricevute e alla  qualità di tag, icone, screenshot, tag, numero di download ecc.
  • Fare in modo di ricevere recensioni positive 

L’opera di ottimizzazione può essere fatta con modalità diverse a seconda del budget disponibile. In assenza di personale marketing o agenzie di comunicazione e di produttori di contenuti capaci di far la differenza, non rimane che massimizzare al meglio tutte le opportunità di visibilità e scalata del ‘ranking’ delle applicazioni in generale e nelle categorie di appartenenza. 

L’intero e unico scopo dell’ottimizzazione della presenza online deve essere farsi trovare. Se un utente, usando parole chiave appropriate, non riesce a trovare un’APP, significa che tutti gli sforzi marketing fatti sono stati praticamente inutili. Se c’è ancora tempo meglio rivolgersi a degli specialisti.

I criteri per valutare la validità della ottimizzazione della pagina web dedicata alla applicazione sullo store sono i seguenti: 

  • Nome
  • Parole chiave
  • Descrizione
  • Icone
  • Screenshot
  • Rating
  • Video
  • Social
  • Aggiornamenti 

P31 - Individuare le parole chiave adeguate per ogni APP

In negozi online con centinaia migliaia di APP pubblicate, la visibilità e il farsi trovare sono due problemi comuni e entrambi capaci di penalizzare il successo di ogni tipo di applicazione.

Gli store hanno introdotto nel tempo strumenti di ricerca sempre più potenti ma le dimensioni delle banche dati, il numero elevato di applicazioni zombie (il 40/50% delle applicazioni disponibili sugli store) e la elevata competizione tra i produttori e sviluppatori ha reso il compito quasi impossibile. Il processo di ricerca rimane complicato anche per la immaturità dei motori di ricerca disponibili che operano ancora su parole chiave inserite in campi appositi nella descrizione dell'applicazione o nelle varie tipologie di denominazioni usate dal produttore.

Il problema è affrontabile solo ottimizzando le parole di ricerca da usare per far trovare l'applicazione ad un pubblico più vasto di utenti. L'ottimizzazione è oggi il solo modo per garantire ad una APP di essere più facilmente trovata e di acquisire maggiore visibilità attraverso i motori di ricerca.

L'attività di ottimizzazione comporta, già nella fase di ideazione e sviluppo della nuova applicazione, iniziative di brainstorming finalizzate alla individuazione e elencazione delle parole chiave e delle frasi significative più efficaci da associare all'applicazione in fase di pubblicazione su uno store. Sottovalutare questa attività di brainstorming rischia di tradursi in sicure criticità e costi aggiuntivi nel caso si dovesse scoprire una difficoltà reale nel trovare l'applicazione con i normali motori di ricerca. Il brainstorming serve a prendere in considerazione tutte le parole chiave possibili, anche quelle poco ovvie o che difficilmente sarebbero state individuate in processi di elaborazione diversi e/o individuali. Più l'elenco è grande (qualcuno ha stimato in 2000 le parole chiave da trovare) e maggiore è la probabilità di avere visibilità in una ricerca interna allo store.

L'attività di brainstorming può essere portata a termine individualmente o in modo collaborativo con un gruppo di persone, può essere svolta in ufficio (meglio) ma anche usando skype per conferenze e brainstorming virtuali. Ciò che conta è la conoscenza delle tecniche del brainstorming e la capacità di sfruttarle per favorire la creatività individuale e collettiva (pensiero laterale).

Per chi non conosce le tecniche è utile sottolineare l'importanza di prendere nota di tutte le idee o parole chiave che emergono, tutte comprese le più stupide o quelle percepite come inutili. Nell'esercizio di brainstorming può essere utile riflettere sulle specificità strutturali, strumentali, funzionali, tecnologiche o di design (interfaccia grafica, look&feel, grafica, ecc.) e di destinazione d'uso (quali bisogni soddisfa e a quali ambiti di applicazione è indirizzata) dell'applicazione.

Bisogna fare attenzione alla tassonomia delle parole e agli algoritmi applicati dai motori di ricerca degli store per usarla. Ad esempio non tutti i motori applicano algoritmi in grado di distinguere parole plurali da quelle singolari (foglia, fogli, foglie sono tre parole che potrebbero essere trattate diversamente) e non tutti sono perfezionati sulle varie tipologie di lingua disponibili.

Per chi avesse usato lo strumento di Google per la generazione di parole chiave usate per Google Adwords, potrebbe usare Keyword Planner per generare nuove parole chiave o frasi intere e significative e trovare quelle che possono esservi associate. Chi non ha mai usato il Keyword Planner può iniziare a farlo andando sul sito https/adwords.google.com e usare lo strumento per trovare nuove parole chiave, per individuare quelle usate dalla concorrenza e per estrapolare nuove idee utili al momento della pubblicazione sullo store. Dopo avere prodotto l'elenco, che può essere molto lungo, conviene procedere alla sua pulizia e ottimizzazione. Questa operazione è necessaria soprattutto per una azione di benchmarking con le centinaia di applicazioni simili disponibili sullo store e che potrebbero avere usato parole o frasi chiave simili.

Se si pubblica su iTunes bisogna saper che lo store di Apple inserisce nel nome dell'APP il suo stesso URL ma anche il titolo della pagina, la descrizione, le parole chiave e i tag. iTunes esclude dalla costruzione delle stringhe di caratteri che vengono proposte per le ricerche di Google i nomi di APP con caratteri speciali, trademark o simboli protetti da copyright, L'algoritmo usato da iTunes non è capace di gestirli e in loro presenza genera un URL composto solamente dall'ID della applicazione (per saperne di più: App Store SEO: The Impact of iTunes Web Preview).

Per avere alcune dritte su come definire le parole chiave per lo store di Apple suggeriamo AppCod.es,  un luogo dove testare le parole chiave e conoscere ciò che hanno fatto i concorrenti. Il servizio è a pagamento ma si può prima verificare la bontà della proposta con una demo. Altri strumenti sono are MobileDevHQ, SearchMan e App Store Rankings.

A chi ha sviluppato un’applicazione Android, Google Play suggerisce l’ottimizzazione delle parole chiave e della ricerca, esattamente come lo fa lo store di Apple. Le applicazioni Android dovrebbero però essere caricate e promosse anche sullo store di Amazon che sta continuando a crescere.

Le parole chiave da usare devono soddisfare alcuni criteri quali:

  • non includere il nome dell'applicazione e/o il nome di chi l'ha prodotta.
  • essere specifiche e descrittive delle caratteristiche principali dell'APP
  • evitare parole chiave generiche, comuni e non significative
  • usare tutti i caratteri messi a disposizione dagli store
  • fare attenzione a non ripetere le parole chiave
  • dedicare tempo a fare delle ricerche per verificarne contesti di utilizzo e validità
  • individuare alcune parole chiave come essenziali e uniche
  • fornire parole chiave che coprano le lingue usate
  • evitare di tirare ad indovinare e identificare le parole chiave più efficaci. Meglio spendere più tempo che essere superficiali nell'assegnazione. 

P32 - Scegliere il nome della propria APP

I nostri antenati conoscevano l'importanza del nome che è riconosciuta fin dall'antichità anche dalla cultura ebraica e poi da quella greca. Nomen omen, dicevano i latini per indicare nel suo nome il destino di ogni persona. Nella Bibbia e fin dalla Genesi la cultura ebraica ha prestato grande attenzione all'assegnazione dei nomi riconoscendo in essi un valore specifico nel legare i loro significati a progetti e destini.

Così come per le persone, scegliere il nome perfetto per una APP non è mai un compito semplice. Si può puntare su un nome che suona bene o che sia in grado di contenere le parole chiave associabili a una applicazione e comunicarne in maniera esplicita il significato. Per esempio se l'applicazione è di tipo fotografico un nome adeguato dovrebbe contenere un riferimento alla macchina fotografica o alla fotografia.

Nella fase di pubblicazione gli APP store permettono di fornire descrizioni lunghe del nome scelto per l'applicazione. Un'ottima opportunità per aggiungere parole chiave utili alla ricerca all'interno dello store e per le narrazioni future che faranno da veicolo di awareness, promozionale e commerciale sulla rete.

Benché non esistano metodologie precise per l'individuazione del nome più adeguato (facile da ricordare, significativo e semanticamente chiaro, capace di comunicare qualità e vantaggi dell'applicazione, facile da ricordare e pronunciare, ecc.) per un'APP, è comunque possibile arrivare a un buon risultato semplicemente seguendo un po’ di buon senso e alcune regole pratiche. Ad esempio iTunes inserisce nel nome dell'APP il suo URL ma anche il titolo della pagina, la descrizione, le parole chiave e i tag. iTunes esclude dalla costruzione delle stringhe di caratteri che vengono proposte per le ricerche di Google i nomi di APP con caratteri speciali, trademark o simboli protetti da copyright, L'algoritmo usato da iTunes non è capace di gestirli e in loro presenza genera un URL composto solamente dall'ID della applicazione.

Trovare un nome valido non ha nulla a che fare con l'applicazione in sé ma con la necessità di distinguersi e di farsi spazio nella mente di consumatori sommersi da surplus cognitivi vari e con un portafoglio d'offerta composto da prodotti tra loro molto simili, per funzionalità e caratteristiche tecniche.

Il nome come il marchio o la marca, può fare la differenza (tutto quello che non siamo in grado di nominare per noi non esiste o resta sfuocato e indifferenziato ai bordi della coscienza2), catalizzando l'attenzione, catturando l'interesse, condizionando il processo decisionale di acquisito e generando fedeltà e coinvolgimento emotivo e affettivo. Il potere evocativo del nome (solitamente associato alla descrizione e all'icona dell'applicazione) deve andare di pari passo con la sua reputazione e il riconoscimento della stessa da parte del mercato ne determina l'autorevolezza e la penetrazione.

La difficoltà nel trovare il nome giusto si traduce spesso in scelte convenzionali e emulative basate su elaborazioni linguistiche e richiami a nomi pre-esistenti se considerati validi. Il rischio è di vedere la propria APP affiancata da molte altre il cui nome è stato costruito con le stesse modalità e approcci simili. E' meglio puntare su nomi nuovi e univoci, diversi e facilmente riconoscibili nella loro unicità e stravaganza.

Per arrivare alla loro costruzione si possono seguire alcune semplici regole:

  • usare il motore di ricerca per scoprire le denominazioni utilizzate per APP simili o destinate agli stessi segmenti di mercato
  • definire il nome dell'applicazione per tempo evitando di completare lo sviluppo, iniziare la procedura di pubblicazione e scoprire che il nome che si aveva in mente è già stato utilizzato
  • prendersi tutto il tempo che serve perché non esistono formule magiche e nessun nome potrà considerarsi quello giusto prima del suo eventuale successo sul mercato ma al tempo stesso un nome indovinato potrebbe fare la differenza
  • comporre nomi composti i cui elementi siano in grado di suggerire la destinazione di scopo dell'applicazione (es. EverNote, Tweetbot, DropBox, ecc.
  • ricercare l'autenticità e rifuggire la similitudine con APP già esistenti
  • introdurre nel nome significati chiari e distinguibili in grado di comunicare in modo diretto significati condivisi e facilmente percepibili nella loro scarsa ambiguità
  • scegliere nomi facilmente pronunciabili, soprattutto se si punta su un mercato globale, e scartare nomi difficili da pronunciare o intraducibili in termini di significati e linguistici (es. Customerization)
  • cercare di rimanere al di sotto di undici caratteri (provate a generarli con Catchword) riconoscendo la complessità della lettura e della comprensibilità dei nomi lunghi, soprattutto da parte di persone non abituate alla lettura
  • in mancanza di idee e creatività meglio far ricorso a  generatori automatici di nomi tra cui poter operare successivamente e dopo ulteriore brainstorming una scelta ottimale
  • fare ricorso a suffissi e prefissi per migliorare il significato del nome 

P33 – Descrizione 

La descrizione della tua APP è il primo racconto che puoi usare per dare forma alla tua narrazione. E’ come la prima puntata o la trama di una storia che svelerai nel tempo con l’obiettivo di richiamare attenzione e attrarre nuovi fan e lettori desiderosi di conoscere l’evoluzione della storia e alla ricerca di nuove emozioni. 

Il tempo dedicato alla scrittura di una descrizione di qualità non è perso. La stessa descrizione può essere usata nelle attività di marketing e fare da sceneggiatura dell’intera attività di comunicazione e promozione. 

Una buona descrizione, oltre ad essere ben scritta, leggibile e piacevole, deve contenere le parole chiave fondamentali associate all’APP, focalizzare nelle prime tre righe il valore e la destinazione d’uso dell’applicazione, comprendere tutti i riferimenti social condivisi (blog, social network e altri media sociali, recensioni in rete, ecc.), comprendere una lista esauriente di vantaggi, funzionalità, caratteristiche tecniche e benefici ed essere localizzata se l’APP è rivolta anche ad un pubblico internazionale. 

Nel predisporre la descrizione è importante tenere presente che in rete le persone non leggono, semplicemente navigano, fotografano con l’emisfero destro del cervello e cliccano (soprattutto se dotati di smartphone o tablet) senza spesso rendersi conto di quanto stanno perdendo cambiando o scorrendo una pagina. 

Il primo segreto sta nel costruire nel modo più perfetto possibile il contenuto dello scatto fotografico del cervello dei novelli naviganti. Un contenuto breve e condensato in tre righe al massimo. Quanto può inquadrare un obiettivo limitato cognitivamente come quello del cervello umano e quanto è direttamente visibile nella descrizione unitamente all’icona e ai primi screenshot caricati. 

Per leggere l’intera descrizione è necessario scorrere la pagina e/o cliccare il bottone Leggi il resto/More. Le prime tre righe devono pertanto essere significative, comunicare il meglio dell’APP, i suoi vantaggi e benefici e l’uso che se ne può fare per soddisfare bisogni reali. Il consumatore deve trovare in queste tre righe una risposta chiara e soddisfacente all’imperativo che lo guida nell’acquisto di un bene: What is in it for me!. Chi compone la descrizione deve scrivere non per parlare della sua APP come prodotto ma pensando principalmente a quali sono le Compelling reasons to buy del potenziale cliente e utente. 

Il comportamento tipico di chi pubblica un’APP è di completare in tempi rapidi la fase di pubblicazione dell’APP. La rapidità in questo caso finisce per produrre consumatori ciechi. Il segreto della descrizione è di far aprire o spalancare gli occhi a chi è arrivato sulla pagina web dell’applicazione, dopo una ricerca mirata o per caso. La magia da compiere è di farsi leggere e di condizionare con la descrizione il processo decisionale di acquisto. 

Un modo intelligente e furbo di calamitare l’attenzione è di mostrare quanto l’applicazione sia già stata apprezzata nella parte sociale della rete. Per farlo basta mostrare i molti segnali di apprezzamento ricevuti sui social network o sul Web. In assenza di questi segnali meglio rinviare la fase di ottimizzazione e operare per costruirli creando comunità, gruppi e pagine dedicate all’APP sui media sociali come indicato nelle sezione dedicate all’argomento in questo e-book. 

Unitamente ai link verso blog, giornali e riviste o canali video, serve menzionare la visibilità avuta dall’APP nello store. Se disponibili si possono citare i commenti migliori presenti nelle recensioni in rete segnalandone gli autori che spesso sono opinion leader che con la loro autorevolezza contribuiscono in modo determinante al passaparola e alle mode. Può essere utile anche ringraziare con un breve scritto gli autori delle recensioni positive. Può servire riportare commenti che possono servire a contraddire opinioni espresse in recensioni negative. 

Dopo essere riuscito a farti leggere nelle prime tre righe devi convincere il consumatore a leggere il resto. Puoi catturare la sua attenzione con una descrizione e/o elencazione dei vantaggi e dei benefici e spiegando in profondità in che modo la tua applicazione sia in grado di soddisfare bisogni espliciti ma anche di far emergere e soddisfare bisogni impliciti. Più che un elenco può servire fornire dettagli tecnici e funzionali mostrando in quali ambiti e in che modo la tua APP può essere utile. 

Nel completare la descrizione non dimenticare mai che la finalità principale della ottimizzazione è provocare la decisione di eseguire il download ma anche di interagire con i tuoi clienti e soprattutto con quelli potenziali. L’interazione deve essere resa possibile inserendo nella descrizione quelle che gli anglosassoni chiamano le Call to Action, occasioni e opportunità di compiere un’azione nel momento stesso in cui si sta leggendo un testo online. Ad esempio la descrizione può contenere link per il download immediato, link a video YouTube, presentazioni slide share, PDF o siti web per scaricare contenuti di approfondimento o semplici informazioni di contatto per eventuali domande/risposte (FAQ, Forum, linea diretta, ecc.) utili a completare un processo decisionale di acquisto. Le Call to Action possono servire anche per parlare e promuovere altre APP che hai sviluppato e già pubblicato. 

Se la tua APP si rivolge ad un pubblico internazionale non dimenticare la traduzione e la localizzazione della tua descrizione. Anche se il pubblico è nazionale, localizzare una APP significa avere maggiore esposizione globale e un numero più elevato di download. Spesso gli sviluppatori italiani non fanno questa scelta per la scarsa conoscenza della lingua inglese. Il suggerimento è di provarci. Meglio però non affidarsi al traduttore automatico di Google! Se il budget lo permette è preferibile rivolgersi ad uno/a specialista o linguista. 

La descrizione inserita al momento della prima pubblicazione non può essere un oggetto statico ma evolvere e maturare nel tempo. Deve essere aggiornata periodicamente, modificata, riscritta (make-up), arricchita e soprattutto adeguata all’andamento dell’APP sul mercato e in base ai feedback raccolti dagli utilizzatori e dai consumatori critici. 

Da evitare come peste l’uso esagerato di parole chiave, gli errori di scrittura o grammaticali, impaginazioni che rendono difficile la lettura e testi o riferimenti troppo tecnici. 

Infine ti segnalo alcune pilloline ulteriori che possono servirti per perfezionare la tua descrizione: 

  • fai attenzione ai limiti imposti dagli Store sulla lunghezza del testo (4000 caratteri per alcuni di essi)
  • fai attenzione alla formattazione e impaginazione
  • fai attenzione al limite di caratteri (120?) per riga e agli effetti sulla impaginazione e sulla visibilità degli oggetti grafici e illustrativi qualora li superassi
  • l’attenzione non deve essere legata alla pagina visualizzata su un PC ma su smartphone e tablet, iTunes e altri spazi social in Rete
  • la descrizione deve tenere conto della destinazione dell’APP in termini di dispositivi: solo smartphone o tablet, entrambi, ecc. La formattazione è diversa per ognuno dei dispositivi target 

P34 - Icone e screenshot 

Viviamo in mondo, fatto di schermi irresistibili e di immagini, nel quale la componente visuale e visiva della nostra interazione con la realtà è diventata preponderante. 

Il nostro cervello dimostra un gusto maggiore verso stimoli percettivi, fatti di immagini e di elementi grafici che più di altri attirano l’attenzione. Sono stimoli legati ai colori, alle forme, al design, al movimento, alle luci, agli spazi da esplorare. Sono stimoli generati da cambiamenti avvenuti nel cervello e nel modo di leggere delle persone. Il consumatore/lettore digitale naviga all’interno di un surplus informativo nel quale fatica a concentrarsi, con relativo calo di attenzione ma con maggiori opportunità di serendipità (possibilità di trovare qualcosa mentre ne state cercando un’altra). Il rischio che corre è di avere un’immagine generale del campo che sta cercando di investigare (ricerca di un’APP o di una categoria di APP), di effettuare una lettura trasversale e superficiale senza riuscire a soffermarsi a lungo su una pagina, una descrizione, una ricerca. 

La presenza, sullo store, di icone o di immagini dell’APP ben fatte e ancor meglio ideate e create può fare la differenza, catturando l’attenzione, suscitando maggiore curiosità e suggerendo una lettura più attenta e approfondita di quanto fornito a supporto di una APP sulla sua pagina nello store. 

L’icona è uno strumento fondamentale per far emergere l’applicazione da uno store che contiene più di un milione di APP in ognuno degli store di iTunes e Google Play e più di 500.000 su quello di Windows Store. La quantità impedisce all’utente di dedicare molto tempo ad ogni APP trovata ma soprattutto limita il tempo utile ad una decisione di download. Ciò che fa la differenza è la prima impressione visuale della pagina, determinata in massima parte dalla qualità, dalla bellezza e dalla perfezione dell’icona. 

Una icona perfetta fa la differenza sullo store così come nelle molteplici iniziative di marketing e di comunicazione nelle quali verrà utilizzata. Il download non è garantito ma il fatto che un numero maggiore di utenti si soffermi più a lungo sulla pagina dell’applicazione aumenta di molto le possibilità che al termine della ricerca ci sia un download. La decisione finale sarà condizionata anche dalla descrizione e da altri elementi inseriti a comporre la narrazione dell’APP, ma l’icona è l’unico elemento capace di catturare la percezione del cervello dell’utente, di trattenerlo e di dargli modo di visionare o leggere le alte componenti descrittive. 

Creare un’icona non è un processo facile e non deve essere neppure sopravvalutato nella sua complessità. Sia nel caso che l’icona sia creata in casa sia che venga commissionata ad un creativo o a una agenzia, la sua creazione dovrebbe seguire alcune buone pratiche: 

  • applicare all’icona dell’APP le numerose buone pratiche già provate come funzionanti in altri ambiti della Rete e online e usate per promozioni, pubblicità e altre iniziative di comunicazione
  • cercare di essere creativi con l’obiettivo di farsi notare e incuriosire
  • puntare ad avere un’APP capace di emergere dalla massa di APP presenti sullo store. L’icona è il primo punto di contatto con il potenziale cliente, deve sapere convincere l’utente della bontà del software sviluppato e non tradire chi lo ha fatto
  • non includere parole o testo: ciò che serve è una rappresentazione grafica di un concetto, un’idea, una funzionalità, una specificità applicativa. La parola propone una rappresentazione astratta diversa che non si sposa con quella grafica, almeno non nel caso di un’icona. Ricorrere a testi o parole mescolate alla grafica evidenzia la difficoltà a tradurre in immagini i molti significati sottostanti ad ogni APP. Bisogna tenere presente che l’icona sarà sempre disponibile associata al nome dell’APP. Se non si riesce a eliminare il testo dall’icona meglio iconizzarlo nella forma di un singolo carattere, ad esempio la prima lettera del nome dell’APP
  • controllare ogni aspetto della produzione dell’icona e non affidarsi alla standardizzazione dell’immagine proposta da store come iTunes
  • l’immagine deve essere semplice e chiara nella sua iconicità e dimensione limitata (57x57 pixel) e comunicare velocemente i punti di forza dell’APP e cosa essa fa effettivamente. Se l’immagine è composta da più oggetti grafici fare in modo che siano percepibili chiaramente, anche nella interazione che esiste tra di loro. Come in altre forme di comunicazione meglio eliminare ogni fonte o residuo di rumore per permettere al messaggio di arrivare e di farlo in modo nitido e comprensibile
  • l’icona deve comunicare la sua consistenza con l’APP e diventare lo strumento principale di relazione tra utente e APP
  • creare una icona semplice non significa rinunciare ad arricchirla con dettagli grafici (luci, riflessi, gradienti, ecc.) capaci di enfatizzare ciò che si vuole venga associato cognitivamente all’APP.
  • aggiungere bordi in modo da garantirsi una visualizzazione ottimale su ogni tipo di background
  • seguire scrupolosamente le linee guida degli store ma non cedere alla standardizzazione eccessiva e non limitare la propria creatività
  • selezionare con cura i colori e selezionare forme che siano distintive, facilmente riconoscibili, uniche e visualizzabili col la stessa efficacia su display dalle dimensioni diverse
  • non usare fotografie, meglio arrivare all’icona grazie ad una esperienza creativa
  • se si è presenti sullo store con altre APP assicurarsi che lo stile delle icone sia coerente e unitario negli schemi di colore usati, nelle dimensioni degli elementi, nelle tecniche di disegno  e produzione
  • l’icona è sempre una metafora (immagine) di qualcosa. Bisogna puntare sull’originalità e sulla riconoscibilità ma è sempre meglio verificare e scoprire in che modo quella metafora è stata usata precedentemente o dai potenziali concorrenti
  • fare attenzione alle caratteristiche nazionali e sociali dell’icona. Il luogo nel quale verrà usata è sempre caratterizzato da tradizioni culturali, abitudini, mitologie e altri elementi di tipo locale 

P35 - Presenta la tua APP a giornalisti e esperti del mercato

L’obiettivo di questa attività è di costruire visibilità, di ottenere l’attenzione del mercato e avere delle recensioni positive da parte di opinion leader o semplici blogger e redattori di contenuti.

Il compito sembra facile ma non lo è, Bisogna sapere cosa raccontare e saperlo comunicare. Ci si può affidare ad un’agenzia o a un professionista ma anche questa scelta può rivelarsi solo costosa e poco efficace. Non tutte le agenzie, soprattutto quelle tradizionali del mercato IT, hanno infatti acquisito le competenze utili a interagire con il mondo dei consumatori Mobile.

Se hai individuato con cura il tuo segmento di mercato e le audience che lo caratterizzano e hai costruito per tempo la tua banca dati e mailing list sei pronto per presentare ad un pubblico più ampio la tua APP. L’obiettivo di questa attività è di far crescere la curiosità e catturare l’interesse dei clienti potenziali. Il primo test è di verificare quanti di loro sono disponibili ad una interazione e a ricevere le tua comunicazioni e email, in seguito a scaricare la tua APP e poi eventualmente anche a scrivere una recensione positiva.

Tra i destinatari delle tue comunicazioni un ruolo a parte deve essere assegnato a giornalisti, esperti del mercato, blogger, opinionisti, content manager e redattori di contenuti. A loro devi presentare la tua APP e fornire anche strumenti descrittivi che possano rapidamente utilizzare per farsi un’idea concreta dell’applicazione senza doverla prima scaricare e provare. E’ a loro che vanno inviate presentazioni, PDF descrittivi, comunicati stampa e/o kit stampa utili per la scrittura di articoli e recensioni. Per superare le barriere da loro alzate per difendersi dal surplus informativo bisogna essere creativi, propositivi, puntare sulla qualità e la capacità di sorprendere dell’applicazione ma anche su quella di relazionarsi a professionisti della comunicazione.

Nel kit da inviare e comunicare bisogna fare attenzione ad evitare alcuni errori e inserire quanto segue:

  • una breve ed efficace descrizione di cosa ‘è’ la tua APP, di cosa fa e dei motivi (compelling reasons to buy) che dovrebbero convincere un consumatore ad usarla
  • un comunicato stampa, breve, ben scritto e con tutti i link al loro posto
  • il nome corretto dell’APP
  • il mercato target di riferimento (a chi è destinata e perché/per cosa)
  • il prezzo e il modello di business
  • link alla presenza online costruita nella fase di pianificazione e sviluppo
  • alcuni screenshot e/o immagini e icone (quelle usate anche sullo store) in alta definizione dell’APP
  • un breve video promozionale
  • le informazioni di contatto (email, telefono, cellulare, Twitter, Gmail, ecc.) dell’azienda e/o individuali e personali
  • i link ai gruppi, comunità e reti sociali online e ai blog
  • qualche riferimento all’attività redazionale e/o editoriale del destinatario per indicare apprezzamenti sul suo lavoro giornalistico
  • invio di codici per attivazioni promozionali (potrebbe convenire segnalarne l’esistenza e inviarlo solo se richiesto)
  • fai in modo di vendere una storia e non un prodotto, se non ne hai ancora creata una rinvia la presentazione
  • proponiti per una intervista
  • richiedi una recensione ma fallo in modo gentile e cortese mostrando di sapere con chi stai parlando

Tra gli errori da evitare l’invio massiccio e generalizzato di email. La percezione di possibile attività spamming potrebbe precludere una futura disponibilità ad accettare nuove comunicazioni, ad aprirle e a prestare loro attenzione. Le email devono essere personalizzate con cura e con contenuti che ‘si facciano leggere’.

P36 – Localizzazione 

Localizzare non è semplicemente tradurre! 

La traduzione è solitamente il processo di conversione di un testo da una lingua a un’altra che passa attraverso la conoscenza accurata e non semplicemente meccanica o scolastica di una lingua, la capacità di comprendere le differenze tra le lingue e le culture che le hanno espresse per un prima traduzione. 

La localizzazione comincia dove la traduzione finisce e comporta l’adattamento dei contenuti e dei testi da tradurre al sistema linguistico della lingua di destinazione. Il processo deve tenere conto do standard tecnici, di requisiti stilistici e dei bisogni del mercato di riferimento. 

Localizzare un prodotto tecnologico come una APP, significa tradurre tutto ciò che è traducibile, l’interfaccia grafica legata al design, ai menu e alle funzionalità, le guidi per l’utente e la documentazione, il materiale a supporto delle attività di marketing e comunicazione. Significa adattare dati non linguistici come valute, date, immagini, esempi, riferimenti culturali o di mercato. Per essere localizzata una APP deve essere stata pensata fin nella fase di sviluppo e nella scelta degli strumenti di sviluppo per la sua internazionalizzazione. Se non si dispone di competenze linguistiche e strumenti software utili alla localizzazione meglio rivolgersi a società specializzate o a liberi professionisti specialisti. 

Le difficoltà della localizzazione sono speso legate alla struttura grafica dell’applicazione, alla elaborazione delle immagini e delle componenti grafiche, alla navigazione e alla formattazione delle pagine che la compongono che devono tenere conto della varietà e delle dimensioni degli schermi mobili target. In alcuni casi potrebbe essere necessario riprogettare componenti applicativi o scripting dei linguaggi di sviluppo utilizzati come Java, Javascript, VisualBasic, Flash, Shockwave, RealAudio, ecc. 

In sintesi gli elementi da localizzare sono essenzialmente tre: 

  • le stringhe di caratteri e i messaggi, le immagini e altre risorse
  • gli screenshot, la grafica e i video
  • i dettagli descrittivi (nome, descrizione, testo promozionale, ecc.) che danno forma alla narrazione sullo store e materiali marketing e comunicazionali 

Per essere certi di avere completato in modo accurato il processo di localizzazione devi identificare con attenzione i mercati nazionali e le lingue in essi parlate, predisporre quanto serve per la localizzazione, organizzare e gestire i testi da localizzare, tradurre le componenti testuali della interfaccia utente e altre risorse, testare il funzionamento dell’APP localizzata, preparare il lancio internazionale e multilingua e fornire un supporto adeguato agli utenti dopo la pubblicazione e il lancio dell’applicazione. 

Considerando la visibilità globale degli store delle APP e la loro crescita in nuovi paesi emergenti come India, Brasile, Russia, conviene pianificare con cura la localizzazione in modo da definire gli investimenti necessari e ridurre i costi grazie alle prospettive di download e di guadagni in nuovi mercati. Localizzare una APP italiana in inglese è una scelta quasi obbligata e conveniente per poter raggiungere mercati nazionali numerosi, ricchi e con un elevato livello di spesa nel mercato mobile come quello anglosassone (USA, Inghilterra, Australia, Sud Africa e Canada). 

La scelta di localizzazione in altre lingue dipende dai budget disponibili e dall’ampiezza delle opportunità reali offerte dai mercati in cui si parlano quelle lingue. Per ogni localizzazione è importante tenere ben presente che non si tratta di una semplice traduzione ma dell’adeguamento dei formati di date, formule, monete e altre informazioni simili (su Android sono disponibili delle funzioni di utilità per la loro localizzazione: DateUtils, SateFormat, StrinhFormat, DecomaFormat e PhoneNumebrUtils). 

La decisione da prendere deve essere guidata nell’ordine dalla scelta della nazione e dell’ampiezza del suo mercato Mobile, dall’ambito in cui verrà proposta la tua APP, dalla competitività di quel mercato, dai prezzi locali e di criteri di scelta dei consumatori in termini di funzionalità, tipologia di dispositivi, fattori di forma. 

Per essere efficace la localizzazione deve passare attraverso un’attenta analisi di ciò che serve e deve essere fatta per pianificare con attenzione i tempi necessari, predisporre le risorse che servono (vocabolari, requisiti linguistici e sintattici, ecc.), effettuare la localizzazione e testarla. 

Una componente critica della localizzazione è la componente testuale e visuale della interfaccia utente. Una gestione preveggente di questa componente prevede l’allocazione già in fase di sviluppo di design, contenitori, spazi verticali e orizzontali adeguati (il 30% in più è considerata da molti la precauzione più corretta) per ospitare senza problemi testi, menu, stringhe di caratteri in lingue diverse. Nel caso in cui ciò non fosse possibile meglio allestire layout e design di interfacce utente alternativi che possano essere caricati quando l’applicazione viene usata con determinati linguaggi (arabo, giapponese, cinese, ecc.) che hanno requisiti particolari. Per lingue che usano una scrittura da destra a sinistra sarà necessario implementare layout appositi verificando le limitazioni imposte da ogni piattaforma di sistema operativo, store o strumento di sviluppo.

 

 

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