Il libro di Carlo Mazzucchelli La civiltà del vento al tempo del coronavirus è pubblicato nella collana Technovisions di Delos Digital.
Respirare aria di futuro
Vivere il virtuale è un modo per respirare aria di futuro. Un futuro percepito come felicitario, benefattore, sempre sorridente, pieno di promesse, ricco di emozioni.
Offline il futuro appare malato, arrabbiato, ingiusto e diseguale, un po' perverso, distopico. La schizofrenia che ne deriva fa perdere la calma, genera inquietudine, nervosismo, ansie e malumori che si manifestano nei tanti gesti violenti, prima di tutto sulle donne, sui più deboli e sui diversi, della quotidianità dei nostri giorni.
La libertà de(a)llo schermo
Il futuro digitale ci piace, rasserena, è binario, semplificato, sintetico e memetico, ci equipara agli altri, nei comportamenti, nei linguaggi e nelle aspettative, ci libera dal pensiero critico, ci fa vivere in ambienti/caverna (riferimento alla Caverna di Platone), città/centri commerciali (Saramago[1], Ballard[2]) capaci di assorbire qualsiasi cosa determinando il destino di tutti con la promessa della salvezza futura.
Il futuro vive di possibilità e creatività, non può essere automatizzato, neppure attraverso l’uso di intelligenze artificiali, è frutto di scelte che emergono da una presa di coscienza e dalla libera volontà. Non è prevedibile come lo è quello della macchina tecnologica e neppure determinabile da algoritmi intelligenti, piattaforme, strumenti analitici e Big Data.
La scelta non è tra futuro digitale e futuro ma tra futuri automatizzati e futuri liberi.