Il libro di Carlo Mazzucchelli e Nausica Manzi Oltrepassare - Intrecci di parole tra etica e tecnologia è pubblicato nella collana Tecnovisions di Delos Digital
OLTREPASSARE COME APPROCCIO ETICO E PSICOLOGICO
«Piccola anima smarrita e soave,
compagna e ospite del corpo,
ora t'appresti a scendere in luoghi
incolori, ardui e spogli,
ove non avrai più gli svaghi consueti.»
(Le Memorie di Adriano, Marguerite Yourcenar)
Oltrepassare, andare nel profondo delle parole, dei gesti e delle singole componenti del reale, è una coraggiosa strada da intraprendere per scoprire nuovi orizzonti e punti di vista con cui leggere e inventare la società contemporanea. Oltrepassare diviene un mezzo per tornare alla radice di tutto ciò che è. Se Oltrepassare è un cammino che conduce alla radice delle identità e della società, quindi può essere inteso anche come un approccio etico e psicologico? In che senso?
L’etica attiene alla sfera del comportamento umano, al problema dell'agire secondo volontà, a quella sfera di valori e norme che ogni individuo incontra in relazione con gli altri, ma essa è anche un criterio per inquadrare ciò che è bene per l’uomo e ciò che invece è male. L’etica è una dimensione interpersonale e intrapersonale, legge esterna e insieme interna, consapevolezza e bussola per orientarsi nelle azioni e nell’essere. Oggi però gli esseri umani sono angosciati dall'etica: nessuno vuole assumersi il peso della responsabilità di essere e di agire.
Aldo Capitini riteneva che soltanto l'azione potesse rivelare la persona,[1] intesa come totalità complessa ma anche come oscurità che necessita di continua luce: dunque l'etica descrive l'essere come anima agente. Essa serve a disvelare l'uomo a sé stesso, eppure nessuno vuole vedere ciò di cui è fatto, quell’Oltre che lo costituisce ma che fa paura, perché è crudele in quanto porta sacrificio, disordine e crisi. Al tempo stesso però, rivelando la verità, alla fine dà vita a un nuovo ordine: parafrasando quanto sosteneva Antonin Artaud, se vogliamo essere davvero sinceri dobbiamo essere crudeli[2].
L’etica è ciò che conduce ogni individuo a guardare il proprio riflesso “nudo e crudo”, ma soprattutto deformato nel volto altrui: nella sua interiorità e esteriorità ognuno viene infatti alterato grazie ad Altri. Alterato ovvero ritrovato nell’altro: ognuno si scopre essere in un luogo, all’interno di uno sguardo altrui che lo interpella alla responsabilità e, coerentemente con quanto sostenuto da Emmanuel Lévinas, l’identità, l’essere io significa “essere da qualche parte” ovvero al di là di ciò che si può vedere, oltre contesti e situazioni, oltre lo stesso linguaggio. L’etica è alterarsi, ovvero recuperarsi in Altri, ritrovandosi con l’anima spezzata “dis-perata”, divisa in due da uno sguardo che reclama attenzione e fa aprire lo sguardo su una dimensione nuova e inaspettata, su di una comunità che sprona ad agire e a essere.
Citando Kant potremmo dire che l'io arriva alla consapevolezza di sé, "adviene" quando si osserva cambiare e dunque l’etica è proprio quel "cambia-mento" (riflessione che conduce a un mutamento del proprio punto di vista e in generale della mentalità), che "altera" per riconsegnare direzione e radice di esistenza.
L’etica quindi presuppone l’esistenza di un volto, di un guardare lungimirante e profondo, di un Oltrepassare: il volto stesso è sempre rivolto, tende a qualcosa, quindi l’Oltrepassare diviene un approccio etico che risveglia ogni individuo, alterandolo per richiamarlo alla responsabilità. Essere responsabili dell’altrui e di sé stessi significa iniziare a oltrepassare e ad assumere questo approccio come modalità nuova per esistere e agire nel mondo.
Oltrepassare può essere considerato approccio etico in due sensi:
1) Sconvolgente: Oltrepassare è un approccio etico rivoluzionario perché sconvolge le abitudini umane consolidate, invita a esporsi, lasciarsi andare, mettersi in discussione per reinventare il proprio mondo. Smantella quindi il linguaggio per recuperarne le radicali componenti di senso nascoste. Sconvolgente significa rivoluzione della mente, rovesciamento di ciò che è e di ciò che si è, per afferrare un Oltre, che abita già negli esseri umani e nella realtà stessa, e impossessarsene per farne radice che ridona senso, meta e fine a un’esistenza rinnovata e in cammino coraggioso e delicato. Sconvolgente significa assumere il valore del disordine per irrompere nel concerto di un’umanità già in crisi con un’altra melodia che, nella sua bella diversità, possa portare cambiamento radicale della mentalità corrente per rinnovare l’esistenza intera. Oltrepassare come approccio etico è rivoluzione dell’agire umano poiché va a modificare comportamenti e credenze, immettendo un nuovo valore fondamentale: l’Altrimenti.
Altrimenti è il valore che ogni esistenza deve incarnare per tornare ad agire guidata dalla luce che la propria anima contiene; Altrimenti è la luce d’essenza che riscalda ogni individuo nel mare in tempesta del mondo alla deriva; Altrimenti è l’essere rivoluzionario che non si ferma alla unilateralità del “si deve fare così perché si è sempre fatto così”, ma che si arrampica sulle montagne presenti del conformismo, morte dell’autenticità, e dell’individualismo, per raggiungere il cielo stellato della propria coscienza. Quello che si illumina grazie alla propria luce interiore, ma soprattutto per mezzo della luce che i tanti sguardi-stella della comunità umanità riescono a fare, unendosi, insieme. L’Altrimenti è il valore che si raggiunge adottando l’Oltrepassare come approccio etico, come radice della propria coscienza e della propria libertà di essere rinati a sé stessi per mezzo dei tanti volti che formano la comunità.
L’Altrimenti è il rispecchiarsi in “altre-menti”, in altri miscugli di carne, ossa, umane e digitali, coscienza e capacità di linguaggio e azione; esso è dunque il valore della collettività che culla un Oltre di senso che dà nuovo significato alle azioni umane, a partire dalle singole parole. Nella modalità da incarnare dell’Oltrepassare l’etica rivoluzionaria dell’Altrimenti si dà a partire dal linguaggio: Oltrepassare serve a curare le parole e a reindirizzarne l’azione. La parola parte dall’interno e reclama di essere ascoltata nella sua profondità sonora da un esterno che la costituisce e che dipende anche da essa stessa. Oltrepassare come approccio etico rivoluzionario diventa allora quella guerra di senso che si intraprende a livello dell’azione, della coscienza e del linguaggio per ripensare un’intera mentalità, a partire dal valore dell’Altrimenti.
2) Tenero: Oltrepassare è un approccio etico sconvolgente ma tenero poiché nasce da un abbraccio tra esistenze. Difatti, se ci si ferma a pensare, pur assumendo i tratti della rivoluzione e della crisi, il disordine nasce sempre da un silenzio. Ma cosa significa questo?
Questa nascita delicata e silenziosa suggerisce come l’Oltrepassare eticamente sia un processo per mezzo del quale un disordine di solitudini silenziose esplodono dall’interno verso un esterno. Un disordine nel quale la propria singolare solitudine arriva come una brezza delicata che è però capace di accendere piccole scintille di fuochi di vita futura e oltrepassante. La brezza di solitudini vaga nel mondo alla ricerca di un abbraccio da parte di una “solitudine” simile alla sua, che possa aprire gli occhi e rinnovarli alla luce dell’Oltrepassare incarnato come modalità di sguardo, ovvero di esistenza che si spinge in un movimento costante di coraggiosa crescita e ricerca inarrestabile.
L’abbraccio è un gesto che denota un’apertura tra mondi protesi in una costante seppur inconsapevole intenzionalità; l’abbraccio è un eterno moto di ricerca senza volontà di possesso, di conquista o di violenza. Esso rappresenta l’unione tra due silenzi, tra due incomparabili (due individui umani unici oppure un uomo nella sua fisicità posto dinnanzi a un pc incorporeo ma potente) che, nel loro rimanere in sospeso tra sapere e non sapere, volere e non volere, apprendono insieme come agire e come essere altrimenti in questo mondo contemporaneo: essere fuoco di rinascita che nasce dall’unione di brezze leggere e delicate di Oltre. Oltrepassare è un approccio etico tenero perché fa risuonare la voce del silenzio dentro la frenesia di un mondo che si crede perso, ma che in realtà è soltanto positivamente disperato, scisso in molteplicità di sguardi alla ricerca di abbracci che siano intrecci, dove il respiro di un Oltre possa rigenerare le singole anime e fornire energia nuova a ogni passo sulla terra.
Dall’etica alla psicologia
Oltrepassare è dunque anche un approccio etico sconvolgente e insieme tenero che, inaspettatamente, serve a coordinare agire e sentire, sia per l’esterno come per l’interno, delle anime che si abbracciano in una comunanza di sguardi, responsabilità, politica e comunità che si intersecano.
Per nascere e considerare quest’ultima dimensione come strumento fondamentale, meta e insieme radice, quindi, a partire dall’etica, Oltrepassare diviene anche un approccio psicologico.
Giocando con il significato etimologico del termine, potremmo definire, la psyché proprio quel respiro di Oltre di cui si parlava precedentemente, quella brezza leggera e profonda in grado di generare, in un abbraccio, una scintilla di un fuoco di una vita futura rinnovata, nel suo agire e nel suo essere.
Nell’antica Grecia con il termine psyché si indicava l’anima, centro vitale fragile e potente, oggi in psicologia essa indica un complesso di funzioni e processi consci e inconsci che dirigono la strada verso la consapevolezza di sé e il comportamento. L’anima è una complessità che parla nel silenzio e come brezza delicata, capace di scombinare capelli e passi, si muove alla ricerca di un abbraccio capace di dare inizio a una rivoluzione di ‘Altrimenti’.
L’etica e la psicologia si uniscono in questo termine, ‘anima’. Una entità che, per citare indirettamente Freud, si può definire come espressione delle istanze istintive del sé, come deposito delle rappresentazioni mentali (desideri, paure, ricordi, sentimenti, ecc.) della coscienza e delle istanze morali del Super Io.
Quindi, nella psiche si intrecciano facoltà mentali, inconsce, consapevolezza di sé e della propria azione e anche mondo spirituale: Oltrepassare diviene dunque la forma di questa “anima”, punto di congiunzione tra etica e psicologia, tra esterno e interno, tra comunità e sé.
Dunque, nella sua radice di senso profonda, la parola anima contiene in sé l’indicazione per comprendere come Oltrepassare possa divenire anche un approccio di tipo etico e psicologico.
Infatti, cosa significa oggi questa parola?
Anima: il congiungersi tra etica e psicologia
Di anima si parla spesso senza lasciare che la stessa parola risuoni dentro le esistenze, dentro le dinamiche complesse della quotidianità, eppure attraverso essa si può trovare il punto essenziale della nostra riflessione: nella sua profondità e senso originario, come dicevamo precedentemente, l’anima ha a che fare con il respiro e con la dimensione dell’invisibile, è una radice interiore ed esteriore che si dà sotto forma di vento.
Oltrepassare - Intrecci di parole tra etica e tecnologia
Si pensi dunque a ciò che avveniva nell’oracolo di Delfi: la Pizia di Apollo pronunciava la sua risposta enigmatica grazie a uno pneuma che, salendo dalle viscere della terra (metafora della presenza di Apollo nella forma di spirito), si impossessava della Pizia e le ispirava frasi, composizioni di parole enigmatiche, il cui senso era da Oltrepassare per essere compreso totalmente. Il procedimento dell’Oltrepassare iniziava quindi da alcune parole che nascevano da un soffio vitale, anima di una divinità che avvolgeva come un abbraccio e scombussolava come una rivoluzione l’interiorità stessa di chiunque ricevesse il messaggio. Il soffio vitale azionava l’Oltrepassare come approccio etico e psicologico, ovvero metteva in tensione un’interiorità facendola aprire al mondo in maniera nuova.
Anima è quindi la parola che fa risuonare un’interiorità che trova la vera radice al di fuori di sé, nella sua battaglia d’esistenza e quindi nel suo Oltrepassare per riscoprire e rinascere.
Anima è una complessità intelligente di senso che, oltrepassando, va alla continua ricerca e rinnovamento di sé stessa, della propria forma interiore e personale e del suo modo di agire: Oltrepassare come approccio etico e psicologico si fonda su ciò che è spirituale, in quanto respiro che combatte il conformismo di una comunità che rende tutti uguali, per far ritrovare la diversità che accomuna, come ricchezza da perseguire. Utilizzando il mito platonico, potremmo dire che la biga alata anima è guidata dal condottiero Oltrepassare che ne guida il passaggio tra etica, psicologia e tecnologia. L’anima, guidata dal suo condottiero, conosce dunque la dimensione ulteriore e la testimonia attraverso il respiro che dona consapevolezza di sé (dimensione psicologica), responsabile e radicale capacità di parola e di movimento (dimensione etica).
Questa è dunque una complessità interna e spirituale che va a scontrarsi anche con il mondo dei fili intrecciati della dimensione tecnologica del reale che, nel silenzio, avanza in maniera dirompente. L’anima è dunque anche una tecnologia. Nel senso che è una forma di intelligenza, una biga alata, guidata dall’approccio e dalla pratica dell’Oltrepassare verso una dimensione ulteriore, centrale per agire (etica), per relazionarsi e, dunque per riconoscersi e conoscersi (psicologia).
Anche attraverso l’invenzione di robot dotati di cervello, entità artificiali che sanno parlare, muoversi, che sono strumenti in grado di facilitare la vita umana e al contempo la fagocitano. Specchio che riflette la crisi umana attuale, l’evoluzione tecnologica è giunta alla capacità di ricreare ogni dimensione umana, comprendendo nei suoi dispositivi e algoritmi addirittura la dimensione interiore nella forma di capacità di riflettere, di comprendere, di utilizzare il linguaggio e quindi di essere strumento cognitivo, ma spirituale, nell’essere costituito da un’ulteriorità che lo abita e che rivela aree sconosciute della sua stessa vita digitale.
Quindi, come intelligenza, coscienza, consapevolezza, moto dove si genera azione, l’anima è in qualche modo divenuta artificiale ma sempre umana, un luogo che coniuga in sé bisogno di responsabilità e di meraviglia. Una entità capace di insegnare a catturare un Oltre esistente e possibile che costituisce già la realtà esterna e interna, che attende solo di essere guardato e incarnato, assumendo la prospettiva dell’‘Altrimenti’, al ritmo di quella stessa dimensione profonda e ulteriore per reinventare il mondo umano, o forse, per risvegliarlo dal suo torpore.
Anima: uno sguardo di carne virtuale e lo scalpello di Michelangelo
Strumento dell’Oltrepassare, come legame tra etica e psicologica, esterno ed interno, tecnologia di un’identità smarrita e prospettiva di un ‘Altrimenti’ di senso originario, l’anima apre anche la riflessione su cosa sia lo sguardo: altra parola centrale in questo mondo contemporaneo immerso e perso tra umano e digitale.
L’anima agisce e fa sentire la propria presenza attraverso la sensibilità che potremmo definire come l’occhio che permette il riconoscimento esistenziale: per mezzo di essa ognuno riconosce l’altro che gli è innanzi, a partire da piccoli dettagli e sfumature e al tempo stesso, riconosce sé stesso, la propria forma interiore. Dotata di un occhio del riconoscimento esistenziale, l’anima è uno sguardo interiore che, per mezzo del volto umano, affacciandosi in esso, consapevolmente o no, diviene anche sguardo esteriore.
Si dice infatti che “gli occhi siano lo specchio dell’anima” e Psiche si chiamava la specchiera che si metteva un tempo nelle camere da letto. Semplici riferimenti a significare che il volto umano, sguardo rivolto costantemente a una realtà sempre in divenire, è tramite di uno sguardo interiore fatto di carne e sangue dal nome anima che, spesso, necessita di essere liberato e levigato dalle catene di un corpo pervaso da pregiudizi e appesantito dalle pietre di indifferenza e di staticità. Questo è ciò che avviene nel Ciclo dei prigioni, in cui Michelangelo mostra in maniera più evidente come il suo obiettivo artistico sia far fuoriuscire la scultura da sé dal marmo opprimente, anima che si libera da un corpo prigione di una realtà che ha perso la radice del suo stesso sguardo: Oltrepassare dunque si fa scalpello di Michelangelo, strumento dell’arte dell’esistenza che vuole liberare e rimodellare questi due sguardi, quello interiore, psicologico, respiro di un sé in crisi e connesso all’occhio del riconoscimento della sensibilità dell’anima, e quello esteriore, volto umano, immerso e confuso tra etica e tecnologia.
Nell’attuale mondo tecnologico il guardarsi, l’incontrare e scontrare uno sguardo umano in carne e ossa, è considerato come un mestiere antico o come un romantico atteggiamento di altri tempi. Tale guardarsi è oggi mediato il più delle volte da uno schermo le cui luci distraggono dai problemi e dalla frenesia quotidiana: lo sguardo dell’altro essere umano che si ha accanto è divenuto uno strumento fatto di luci, fili e filtri che di carne hanno solo un sentore lontano, ne sono semplice immagine.
Lo sguardo di carne è divenuto sguardo virtuale, l’accarezzare come prendersi cura dell’esistenza, la responsabilità e l’etica si sono trasformate in MiPiace da condividere freneticamente, commenti da inserire qui e là e frasi omologanti da ripetere senza fermarsi a pensare su ogni singola parola e al comportamento che essa azionerà. Lo sguardo umano ha abbandonato la sua carne per divenire schermo di luci sempre accese e, il più delle volte, pronte a spegnere l’anima.
Carne e virtuale si scontrano quindi quando ad esempio camminiamo per strada con lo smartphone tra le mani e improvvisamente un clacson suona e reclama la nostra attenzione, oppure quando siamo nel bel mezzo di una videochiamata e siamo costretti a fissare lo schermo, a cercare di vedere meglio e di ascoltare tra i ritmi ribelli delle connessioni internet. Una danza tra carne e virtuale è anche lo spettacolo di cui siamo stati protagonisti durante la pandemia del Coronavirus: la carne soffriva rinchiusa nelle mura di casa e cercava altra carne da tornare ad abbracciare nel minor tempo possibile, mentre il virtuale era caloroso rifugio dove ritrovare, in forma di semplice immagine e rappresentazione, quella carne di cui si sentiva così tanto la mancanza.
Etica e psicologia, la relazione con gli altri e con sé stessi, la ricerca di consapevolezza e anche di responsabilità delicata e forte si scontrano dunque nella parola anima, volto di carne ed insieme sguardo virtuale.
Quindi parlare di Oltrepassare anche come approccio etico e psicologico significa recuperare la dimensione della "spiritualità", (anima intesa come unione di individualità e universalità, sé e comunità) intesa come il fondamento che muove la prassi, e quindi spinge a tornare a sentire e a educare la propria anima a vivere criticamente e delicatamente tra la carne e il virtuale. È apprendere che si è e si ha continuamente bisogno di uno sguardo di carne che, paradossalmente, deve essere ritrovato ogni volta anche in quello virtuale, ovvero quel mondo di immagini date dalle nuove tecnologie che sono sguardo di Medusa provocante inquietudine e nel contempo attrazione, quelle immagini mobili di una realtà altrettanto mobile e che vivono nel sapere di essere guardate.
Lo sguardo virtuale è dunque lo specchio numerico e potenziato di frammenti continui e veloci d’esistenza, nel quale si riflette lo sguardo di carne originario ma in crisi: lo sguardo virtuale necessita della carne come punto di partenza da trasformare e anche come meta a cui, nonostante tutto, tornare ogni volta per non perdersi nella complessità dinamica di flussi di informazioni, di tempi sempre più rapidi e di continue manipolazioni. A sua volta lo sguardo di carne ha inaspettatamente bisogno di essere ‘ perseguitato’ da quello virtuale, grande fratello di orwelliana memoria, che nel suo tormento di perdizione e costante confusione, paradossalmente, dona allo sguardo di carne uno specchio in cui tornare a recuperare i suoi occhi stanchi e la luce profonda che continua ad abitarli.
Lo sguardo virtuale è la tecnologia che risveglia la profondità nascosta dello sguardo di carne. Spiritualità è dunque sinonimo di rispecchiamento, commistione di questi due sguardi.
Solo nella commistione di questi due sguardi, carne e virtuale, volti provenienti da un’anima che combatte per riemergere e riedificarsi come scultura di bellezza fragile e potente, si può generare un vero Oltrepassare come approccio etico e quindi psicologico di un’esistenza che rinasce, uscendo dalla prigione di una mentalità contemporanea tutta da reinventare.
Oltrepassare è usare lo scalpello di Michelangelo per curare la propria anima, partendo dalla profondità delle parole del proprio linguaggio e dalla bellezza del proprio pensiero fino a tornare ad agire eticamente e criticamente.
Dunque, qual è il filo che unisce questi due sguardi?
Il sentimento dell’Altrimenti.
Ciò che unisce questi due sguardi, quello di carne e quello virtuale, provenienti entrambi da anime che vogliono rinascere a sé stesse guardando Oltre il linguaggio, l’etica e la tecnologia, è proprio la dimensione dell’”Altrimenti”.
Altrimenti significa essere consapevoli dell’esistenza di un altr-ove, ovvero di un luogo che risiede nell’altro da me: l’altro essere umano, il mondo stesso e la sua delirante mentalità da reinventare e tutti i singoli ambiti della quotidianità, compresa la sfera tecnologica.
Lo sguardo di carne e lo sguardo virtuale dunque sono entrambi sempre possibili Altrimenti, ma cosa vuol dire?
Questo significa che la loro dimensione radicale e la direzione del loro cammino esistenziale risiede nell’Oltre, in quella dimensione altrimenti ed ulteriore della realtà, quel pensare profondo e controcorrente, quel tornare alla radice del linguaggio stesso per rifondare la contemporaneità. Oltrepassare dunque è lo strumento che serve a risvegliare il sentimento dell’Altrimenti che genera, fonda e lega insieme lo sguardo di carne e quello virtuale.
Il sentimento dell’Altrimenti è l’unico che, attraverso una commistione di carne umana e carne virtuale, fa recuperare il senso di ciò che si è ( psicologia come conoscenza profonda, rispetto e cura della propria anima), di ciò che si fa o si può fare (etica come vita da intendere in quanto dinamismo, la cui azione parte dall’interno e diviene responsabilità critica e consapevole), il senso originario delle parole che utilizziamo per relazionarci e con cui ci serviamo, avviciniamo e immergiamo, principalmente nel mondo tecnologico, e infine anche per recuperare la radice della stessa sfera digitale che ci abita e avvolge quotidianamente. L’Altrimenti è la sede della spiritualità intesa come consapevolezza tecnologica e radicalità umana.
Il sentimento dell’Altrimenti è vivere oltrepassando i tanti sguardi virtuali della nostra contemporaneità (linguaggio, immagini e strumenti tecnologici) per ritrovare in essi quella carne di occhi umani, senso, origine e direzione da far riemergere e da utilizzare per riaccordare il pianoforte complesso ed infinito della nostra umanità.
L’Altrimenti è una dimensione etica, psicologica, tecnologica e linguistica: ogni elemento di queste dimensioni è difatti intriso di una ulteriorità che lo abita e che va riscoperta, perché nulla è come appare, la verità risiede solo nel profondo.
Il sentimento dell’Altrimenti è ciò che nasce quando assumiamo l’Oltrepassare come approccio etico e psicologico, scegliendo la prospettiva ulteriore e Oltre come modalità di rileggere identità, nuove tecnologie e il nostro linguaggio.
Come approccio etico e psicologico che genera tale particolare sentimento che cambia interiorità ed esteriorità, l’Oltrepassare è dunque ciò che rende ogni essere umano un custode di esistenza, colui che “conserva qualcosa, curandola e difendendola in ogni circostanza, colui che è pronto a combattere per essa. Custodire è passione di presenza, è vivere uno nell’anima dell’altro come presenza viva, intima più di quanto lo sia la nostra stessa anima, lì dove è imbattibile e nessuno può sfiorarla”[3].
Dunque il custode conosce le anime e fa dello sguardo umano che ne deriva la suprema legge per ripensare il proprio essere e la propria azione nella società, sempre in cammino verso un futuro di un mondo che, oramai, deve necessariamente essere eticamente tecnologico e tecnologicamente etico.
Il custode di esistenza è colui che è consapevole che solo perdendosi nella ulteriorità del mondo ci si può riscoprire, che, quindi “solo in un naufragio di sguardi si può rinascere”[4] e si può scoprire quel vivere altrimenti, quell’Oltrepassare.
Il custode di esistenza è colui che sceglie di incarnare l’Oltrepassare innanzitutto come approccio etico e psicologico e che, avendo scoperto nella propria anima e sulla propria pelle il sentimento dell’Altrimenti, cerca di testimoniarlo e trasmetterlo agli altri che ha attorno. Altri che sono ‘altr-ovi’: luoghi e mondi ulteriori fatti allo stesso modo di sguardi di carne umana e insieme virtuale, membri di una realtà che cammina tra etica e tecnologia, frammenti di bellezza, fragilità e potenza da far riemergere e tornare a modellare attraverso l’Oltre, scalpello di Michelangelo che un giorno libererà l’intero mondo dalla prigione di una mentalità che ha dimenticato la sua radice di senso.
[1] Tratto da Aldo Capitini, Scritti filosofici e religiosi, a cura di M. Martini, Protagon, Perugia 1994.
[2] Per approfondire : Il teatro della crudeltà di Antonin Artaud.
[3] Nausica Manzi, Custode di esistenza, Gruppo Albatros, p.117.
[4] Ivi, p. 123.