La danza della parola

01 Marzo 2021 Redazione SoloTablet
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OLTREPASSARE CON UN LIBRO - Il sottotitolo del libro spiega l'obiettivo dell'autore. L'ironia è un'arma civile per combattere schemi e dogmatismi. Anche se non tutto è meritevole di ironia, oggi di ironia e di pensiero ironico ne abbiamo tutti un gran bisogno. Soprattutto per uscire dall'ambiguità delle parole e dal conformismo della comunicazione, dagli schematismi e dai mezzi di comunicazione a cui ci siamo servilmente adeguati. Danzare la parola, anche praticando l'ironia, è come OLTREPASSARE con l'intenzione di relativizzare le convinzioni solidificate nella nostra testa per cercare di vedere con maggiore equilibrio e saggezza. Un modo per farlo è lavorare sulle parole, sui loro significati, sensi, mancanza di neutralità. Un modo per non dare per scontate parole e gesti, convinzioni e opinioni e per guardare anche , con ironia, ai propri pregiudizi, abitudini e comportamenti.

Il libro La danza della parola di Giulio Giorello è pubblicato da Mondadori


 

«Oggi dovremmo capire come servirci del- l’ironia per difenderci dai pericolosi dogmatismi dell’epoca nostra. In particolare, dal dogmatismo dell’immediato che è appunto quello dei nostri politici, i quali, magari, non concepiscono che ci sia qualcosa come l’ironia.» Giulio Giorello, filosofo della scienza e matematico, si confronta con il tema dell’ironia, che definisce «un’arma di costruzione di massa»: di massa nel senso che può essere utilizzata da chiunque. L’ironia si dimostra capace non solo di smantellare intere fortezze, infiltrandosi con le sue domande impertinenti, ma di costruire lei stessa nuovi castelli, a patto che si sia consapevoli che questi sono dei veri e propri castelli in aria, così come sono di sabbia le fortezze che man mano gli esseri umani costruiscono nel tempo.

Ottimi esempi di ironia si trovano in quella combinazione di serietà e umorismo che ci è stata regalata dai fumetti, da Topolino, ai Peanuts a Tex. Ma anche in tante opere letterarie: dalla critica di Jonathan Swift alle pretese dei dotti di formare una corporazione di privilegiati nei Viaggi di Gulliver alla suprema ironia di Robert Musil, che nell’Uomo senza qualità descrive il protagonista come colui che aspira a quella stessa condizione ideale che il suo critico era così pronto ad attribuirgli, o ancora l’irriverente ironia di James Joyce, che prende di mira persino il buon Dio, che «ha scritto il folio di questo mondo, e l’ha scritto sbagliato».

Anche la scienza nei momenti creativi, quando cioè distrugge un paradigma costituito e comincia a costruire un’alternativa, usa l’ironia. Non solo, è capace di servirsene come strumento di alta retorica e di sottile comunicazione della novità. Non era ironico, forse, Giordano Bruno quando nella Cena de le Ceneri difendeva un universo «senza margine» contro il mondo chiuso di Aristotele?

Ecco allora disvelata tutta la potenza dell’ironia, che «nel solco di quell’Illuminismo che ha rappresentato un modello coraggioso di ricerca e di rispetto della verità, segnatamente della verità scientifica», si dimostra un’arma civile per combattere schemi, categorie e istituzioni rigide, grazie alle sue doti a un tempo distruttive e creative.

 

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