Immaginiamo di poter parlare con Maria Montessori, che quasi 100 anni fa ha rivoluzionato il sistema pedagogico della prima infanzia, inventando strumenti, metodi e tecniche che potessero rendere l'apprendimento infantile il processo più naturale possibile.
Ancora oggi nel mondo si utilizzano e si sviluppano le sue intuizioni, il suo modello scientifico ed anche chi non abbia frequentato delle scuole montessoriare, in questi utlimi 50anni ha ricevuto - per osmosi - un'educazione imperniata sul dare libero sfogo alle diverse capacità e ai differenti ritmi di apprendimento di ciascuno di noi.
Ho un certo timore riverenziale: il suo lavoro come filosofa, medico, pedagogo... i suoi innumerevoli libri... non so da dove cominciare... mi concentrerò sulle risposte che ho trovato nel suo libro: "Il manuale di Pedagogia Scientifica", pubblicato a Napoli nel 1921.
D: <<Lei ha definito un nuovo paradigma che ha contibuito a rivoluzionare l'educazione: in che cosa consiste questo nuovo paradigma?>>
R: <<Noi ci preoccupiamo di molte cose: come sviluppare l'intelligenza, come coltivare i sentimenti, come rafforzare il carattere. E non ci accorgiamo di una questione centrale, che anche per lo spirito è questione di vita o di morte. L'educazione che ho in mente mira dunque ad aiutare le profonde energie della vita ad agire ed esprimersi. Un tale concetto rappresenta il più antico modo di concepire teoricamente l'educazione. La parola educazione significa infatti trar fuori, cioè aiutare a svolgere ciò che nascosto nei misteri dell'anima; poichè il valore di ogni forza potenziale è quello di poter divenire attuale. Il grande problema dell'educazione risiede nel rispetto della personalità del bambino e nel lasciarne libera l'attività spontanea anziché reprimerla e dominarla. E la soluzione sta nel predisporre un ambiente in cui il bambino sia libero di esprimersi e degli insegnanti in grado di dominare il loro istinto a far prevalere la loro volontà sugli atti del bambino>>.
D: <<Uno degli aspetti del Suo metodo che sconvolse maggiormente i contemporanei, fu che ai bambini non bisognava insegnare a leggere e scrivere... non con carta e penna, non secondo una rigida e vuota schematizzazione che prevede: prima impara le lettere, poi impara le parole, poi impara le regole... poi... poi? >>
E-Learning: narrare gli ostacoli
R: << Sì, il metodo tradizionare è una forzatura, è imprimere nella mente del bambino dei principi, delle teorie, senza dargli modo di sperimentarle direttamente nella vita reale di tutti i giorni. Col nostro metodo alla scrittura e alla lettura ci si arriva naturalmente, senza sforzi, seguendo un percorso naturale. Gli strumenti di sviluppo che abbiamo messo a punto per esercitare il riconoscimento delle forme, il tatto, la sensazione del colore e musicali sono esperienze reali che danno una tale energia al bambino da renderlo esuberante di fronte ad attività più complesse quali leggere, scrivere e contare. Quando la mano del bambino riesce a tenersi leggermente sospesa in una superficie orizzontale per toccare il liscio o il ruvido, quando prende i cilindri e gli altri incastri solidi e li mette nei fori, quando con due dita tocca i contorni delle figure geometriche, essa coordina i movimenti che sono preparatori a quelli necessari per la scrittura. Nel nostro metodo in luogo di analizzare i segni alfabetici (l'oggetto) si analizzano i vari movimenti che deve eseguire la mano che scrive.>>
D: << Ci potrebbe fare un esempio? >>
R: << Era una giornata invernale di Dicembre, piena di sole: e salimmo coi bambini sulla terrazza. Essi giocavano, correndo liberamente, alcuni mi stavano intorno. Io sedevo accanto al tubo di un camino e dissi ad un fanciullo di cinque anni che mi era vicino: "disegna questo camino". E il bambino disegno il camino sul pavimento riproducendolo in modo riconoscibile: perciò, com'è mio uso coi piccini, mi diffusi in esclamazioni di lode. Il bambino mi guardò, stette un attimo come per esplodere in un atto di gioia, poi gridò: " scrivo! io scrivo!" e chinato a terra scrisse la parola mano, poi la parola camino e infine la parola tetto. Due o tre mi dissero frementi: "gesso: scrivo anche io!" e infatti presero in mano il gesso e cominciarono a scrivere una serie di parole: mamma, mano, camino, gino, ada. Nessuno aveva mai preso in mano un gesso o un qualunque altro strumento con la finalità di scrivere.>>
D: <<Dalle sue parole sembra di intuire che il bambino impari scoprendo le cose da solo: basta fornirgli gli strumenti giusti...>
R: <<... si pensi alla lettura: leggere significa ricevere un'idea dalla parola scritta. Il collegamento della parola scritta con l'oggetto corrispondente ha costituito inizialmente un vero e proprio gioco. Si esponevano sulla tavola degli oggetti attraenti, per lo più dei piccoli giocattoli e dall'altro lato si riponevano in un cestino i cartellini arrotolati che contenevano la parola... più tardi questo gioco si trasfromò in esercizi individuali, che consistevano nel prendere i giochi e i relativi cartellini i quali, dopo la lettura, dovevano essere posti a fianco dell'oggetto corrispondente... nelle nostre scuole italiane ben presto i bambini si riufiutarono di prendere i giochi e prendevano solo i cartellini, per il puro piacere di leggerli. Questo fatto sorprendente viene a dimostrare che i bambini amano il sapere più del gioco.>>
Oggi assistiamo all'introduzione della tecnologia Tablet nelle Scuole, con applicazioni che migliorano e personalizzano i piani formativi e le capacità di apprendimento dei singoli.
Sembrano però ancora mancare due aspetti che la renderanno dirompente nel processo educativo:
- il basso costo (e quindi la diffusione massiva)
- la disponibilità di applicazioni che non si limitino a realizzare un porting degli attuali programmi formativi, ma che aiutino a definire nuovi paradigmi.
Nei prossimi mesi cercheremo di mettere in luce come si stia cercando di affrontare e risolvere questi due aspetti attraverso progetti e iniziative concrete.
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