Il collegamento stretto tra la televisione, ed ora le applicazioni su tablet e l’obesità è stato provato in numerosi esperimenti e studi scientifici e raccontato in mille modi da tempo. Negli Stati Uniti molte ricerche scientifiche hanno suggerito e poi portato a legislazioni governative apposite, finalizzate a limitare i danni causati da molti anni di abusi che hanno fatto crescere l’obesità tra gli adulti ma soprattutto tra le nuove generazioni. L’oggetto ‘maledetto’ è stato per anni lo schermo televisivo ma oggi, con il moltiplicarsi degli schermi nelle nostre case, ad essere messe sotto accusa sono le APP e le loro pubblicità ‘embedded’ (in-App).
Possiamo fidarci dei nostri consulenti digitali?
La battaglia, condotta soprattutto negli Stati Uniti, contro i grandi produttori di generi di largo consumo e i maggiori investitori in pubblicità alimentari, ha in realtà solo cambiato luogo e scenari. Dalla televisione gli investimenti pubblicitari si sono spostati rapidamente e pesantemente verso internet, i media sociali e i nuovi dispostivi Mobili. Un’indagine condotta per analizzare gli investimenti in pubblicità ha evidenziato, tra il 2006 e il 2009, un calo del 20% di quello televisivi ed un aumento del 60% di quelli Mobile e in-App. Il vantaggio per le aziende è stato doppio. La pubblicità televisa costa molto, quella attraverso le APP molto meno. Inoltre il ritorno in termini di click e conversioni in acquisti è percentualmente molto più alto online, nei social media e soprattutto sui dispositivi mobili, rispetto alla pubblicità televisa.
Le ‘impression’ di pubblicità di generi alimentari e cibo, orientate ad un pubblico giovane, sono ormai miliardi. Il risultato ottenuto giustifica ampiamente gli investimenti nello sviluppo di nuove applicazioni capaci di veicolare messaggi promozionali verso target selezionati con l’obiettivo di coinvolgerli attraverso l’offerta di giochi, di edutainment, spazi personalizzati sui marchi nei social media e sul web.
Ciò che non viene detto e non trova molta attenzione da parte di quanti operano intorno al mondo delle APP Mobile, è che tipo di effetto possa avere questa pubblicità sulla vita di bambini, adolescenti e giovani. Gli investimenti e gli sforzi che le aziende fanno per raggiungere il target giovanile dovrebbe essere oggetto di qualche riflessione e suggerire azioni concrete finalizzate a limitare l’uso dei nuovi dispositivi da parte dei bambini. La maggior parte dei prodotti pubblicizzati sono quelli più ricchi di zuccheri, sali e grassi e mettono a rischio lo sviluppo salubre dei bambini. Non si tratta più di semplici opinioni ma di risultati concreti di analisi scientifiche. Negli Stati Uniti ad esempio è stato verificato con un esperimento da laboratorio che il cervello di bambini obesi coinvolti nel test a cui venivano mostrati dei marchi alimentari si attiva meno di quanto non succeda al cervello di bambini non grassi. L’esperimento ha sottolineato la vulnerabilità dei primi rispetto ai secondi. L’esperimento non dimostra un collegamento diretto tra pubblicità e uso dei media e obesità ma indica come esiste una differenza nelle reazioni di bambini obesi e non.
Anche se il problema della obesità trova manifestazioni limitate in Italia, genitori e adulti dovrebbero porre maggiore attenzione al ruolo che, le principale marche produttrici di alcuni dei marchi più diffusi di prodotti alimentari, possono giocare con le loro attività marketing online e mobile finalizzate a coltivare con le persone più giovani la reputazione del marchio (marca) e la fedeltà allo stesso.
Se non si vuole intervenire impedendo ai propri figli l’uso dell’iPad o del tablet sarebbe comunque utile favorire lo sviluppo cognitivo dei ragazzi, il loro pensiero critico e l’auto-controllo.
Fonte: releiforlife.com