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Possiamo fidarci dei nostri consulenti digitali?

Possiamo fidarci dei nostri consulenti digitali?

25 Novembre 2019 Redazione SoloTablet
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Intelligenze artificiali, APP, assistenti personali sono oggi sempre al nostro fianco. Ci assistono, ci orientano, ci seguono, ci sorvegliano, ci condizionano e ci controllano. Ma forse ci stiamo abituando male, soprattutto perchè ci stiamo dimenticando della complessità del mondo reale. Sul tema ha scritto un interessante articolo ANDREA DI MENNA che qui segnaliamo.

Il vombato è un simpatico marsupiale australiano, tozzo, dalle zampe corte, peloso: vive sulle montagne, nel sud-est dell’Australia e in Tasmania. È salito all’onore delle cronache per una caratteristica unica nel mondo animale di questo pianeta: per questa caratteristica, il gruppo di scienziati che lo ha studiato ha vinto il simpatico e autoironico premio IgNobel 2019.

Il vombato produce delle feci cubiche. Sì, è l’unico essere vivente al mondo che fa la cacca a mattoncini. E li impila pure. Non si offenda nessuno in Lego, ma non sono arrivati per primi. E non se la prendano neanche i molti consulenti che usano i mattoncini per “serious play”. Anche il vombato ha importanti ragioni per produrre questi scarti della sua dieta in formati tanto scomodi.

Nessuno consiglierà mai al vombato che esistono formati molto più comodi e semplici. Viceversa, tutti noi veniamo continuamente consigliati su una moltitudine di ambiti.

Guidati dalle app, nella vita, nella salute e nel lavoro

La rivoluzione digitale ci racconta che possiamo fare una infinità di cose in modi più semplici, facili e rapidi rispetto al passato. Un mondo di applicazioni ci circonda per consigliarci su quasi ogni argomento dello scibile umano. Non ci muoviamo più senza consultare le applicazioni che ci raccontano del ristorante migliore, dell’hotel più confortevole, della dieta più appropriata, ma anche delle medicine ottimali, del percorso più rapido e del vestito più à la page.

Con amici abbiamo recentemente organizzato un magnifico viaggio in Giappone: a Tokyo. Usciamo dalla metropolitana con l’intento di visitare una nota via commerciale. L’immancabile portale segnava l’inizio della via ed era proprio davanti a noi, assolutamente visibile a tutti. Ma Google Maps ci indicava un altro percorso. Abbiamo ovviamente seguito i consigli della nostra app, senza la quale oggi sembra impossibile viaggiare: non chiediamo più indicazioni a nessuno. Una volta si litigava perché qualcuno non voleva mai chiedere le indicazioni stradali e allora intervenivano altri più coraggiosi e disinibiti. Si attaccava bottone, si scoprivano scorciatoie, posti sconosciuti, bellezze di luoghi nascosti; si conoscevano persone nuove.

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