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La conversazione necessaria di Sherry Turkle

La conversazione necessaria di Sherry Turkle

02 Dicembre 2020 Redazione SoloTablet
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È un libro pieno di nostalgia. Più che la riflessione critica sulla realtà tecnologica attuale con i suoi effetti sulle relazioni sociali e umane e sulla conversazione, a suggerire la lettura di questo libro sono l'evocazione e il rimpianto di un'epoca passata. Un'era percepita quasi geologicamente lontana, probabilmente non più recuperabile, nella quale la conversazione umana, la privacy e la discussione complessa qualificavano l'esistenza donandole maggiore complessità e profondità. La nostalgia che emana dalle pagine esprime un sentimento che ispira tecnofobia ma è anche un invito a gustarci fino in fondo ogni attimo che, recuperando il ritmo e la profondità delle conversazioni di una volta, ci venisse dedicato o decidessimo di dedicare agli altri. Meglio se potesse avvenire senza l'ausilio di un dispositivo elettronico, dedicando più tempo a se stessi e al tempo privato che non ha bisogno di rincorerre i MiPiace e il consenso degli altri.

"In questi ultimi tempi, troviamo il modo di eludere la conversazzione, nascondendoci l'uno all'altro pur essendo costantemente connessi. Sui nostri schermi, infatti, siamo tentati di presentarci come voremmo essere ... quando ci troviamo online, pienamente a nostro agio, è facile creare, correggere e migliorare la nostra immagine apportando vari e opportuni ritocchi ... tutto cò contribuisce sempre più a una fuga dalla conversazione, perlomeno da una conversazione aperta e spontanea, in cui giochiamo con le nostre idee e ci concediamo di essere completamente presenti e vulnerabili." 

Autore

Sherry Turkle è una psicologa laureata ad Arvard che insegna sociologia (Social Studies of Science and Technology) al MIT di Boston. È esperta di tecnologie mobili, social networking e robotica sociale. Ha all’attivo numerose conferenze e apparizioni televisive. Fondatrice del progetto the MIT Initiative on Technology and Self e autrice di numerosi libri: Psychoanalytic Politics: Jacques Lacan and Freud's French Revolution (Basic Books, 1978)  The Second Self: Computers and the Human Spirit  (Simon and Schuster, 1984); Life on the Screen:  Identity in the Age of the Internet (Simon and Schuster, 1995; Touchstone paper, 1997); e Simulation and Its Discontents (MIT Press, 2009).

Il libro 

La tesi del libro è resa chiara fin dall'introduzione nella quale l'autrice spiega per quale motivo abbia deciso di scrivere un libro sulla conversazione, una pratica che, grazie alle nuove tecnologie, non è probabilmente mai stata così diffusa come oggi. Una vita mediata dalla tecnologia ha finito per mettere tutti nei guai, producendo veri e propri effetti patologici sugli esseri umani. Lo sviluppo dirompente delle nuove tecnologie, con la loro capacità di interagire ma anche di sostituirsi a noi, e con la loro pervasività, sta producendo uno stato di dissociazione psichica e affettiva, cognitiva ed emotiva, che anziché arricchire l’esistenza rischia di provocare danni permanenti per la civiltà.

Nel panorama della riflessione critica sulla tecnologia, la voce di Sherry Turkle è singolare, diversa da quelle di studiosi come Jaron Lanier o Eugeny Morozov che guardano alla tecnologia con occhi da esperti. La Turkle conosce la tecnologia e la guarda dall'interno ma con un'attenzione tutta particolare ai suoi effetti sulla psiche, sulla socialità e sulla coscienza delle persone. La socialità era già stata analizzata in profondità dall'autrice nel suo libro precedente Insieme ma soli che evidenziava i cambiamenti in atto determinati dalla diffusione dei dispositivi mobili e dall'affidarsi ciecamente a essi senza alcuna consapevolezza sulle conseguenze prodotte sulla socialità della vita reale. Le relazioni tecnologiche e digitali stanno trasformando la realtà virtuale degli spazi online nei luoghi preferiti per pratiche sociali sostitutive a quelle, percepite come obsolete e inadeguate, della realtà fattuale. 

Con il nuovo libro, tutto centrato sulle conversazioni che caratterizzano la vita digitale odierna, Turkle estende la sua analisi sulla disaffezione che sta emergendo dalle interazioni tecnologiche, un segnale di allarme per la situazione di atrofia di pratiche umane come l'empatia e la capacità di riflettersi negli altri che si è determinata, ma anche di speranza per cambiamenti futuri di liberazione dalla dipendenza attuale dalla tecnologia. 

Il merito di Sherry Turkle è di sostanziare la sua riflessione e analisi sulla conversazione come principio organizzativo dell'interazione sociale, attraverso centinaia di interviste con persone che hanno adottato le nuove tecnologie e ne fanno un uso diffuso nella loro vita di tutti i giorni. Le conversazioni mediate tecnologicamente sono per Turkle oggetto di studio psicologico alla ricerca di quanto si è perduto di umano e di empatico avendo trasformato la conversazione in uno scambio, spesso vissuto in modo annoiato, di bit e byte.

La conversazione umana, precedente al dispositivo mobile o privata dal mezzo tecnologico, presuppone la solitudine come condizione essenziale per concentrarsi e pensare su se stessi sviluppando il proprio Sè. Attraverso la conversazione umana con i genitori, i bambini acquisiscono la capacità, la confidenza e l'opportunità di parlare di se stessi, dei loro sentimenti, delle loro difficoltà sociali e relazionali e delle loro esperienze di vita. Una conversazione tutta centrata sul mezzo tecnologico al contrario favorisce l'azione immediata rimandando nel tempo la riflessione, il pensiero critico e la consapevolezza delle azioni stesse. Ne sono un esempio i numerosi casi di bullismo digitale e/o scolastico che sembrano essere spesso generati dall'incapacità a riflettere sulle proprie azione e sulle loro conseguenze. 

Nel suo ultimo libro l'autrice esamina tutti gli aspetti della conversazione umana, quella solitaria con se stessi, quella familiare e amicale, quella scolastica con insegnanti e compagni di classe, quella affettiva, quella lavorativa con colleghi di lavoro e clienti. Di tutte queste tipologie di conversazioni vengono evidenziati gli effetti negativi della tecnologia o quantomeno le mutazioni della conversazione umana come effetto di una mediazione e di una pratica diventata essenzialmente digitale e tecnologica perché condotta con strumenti non neutrali come Facebook, Tinder, Twitter o Instagram o strumenti professionali come email, forum e applicazioni di CRM. 

L'attenzione massima è però dedicata alla famiglia e alle pratiche diffuse di delegare molte pratiche conversazionali tradizionali a smartphone e tablet, con le loro applicazioni e videogiochi che portano i minori a sperimentare da un lato l'assenza di attenzione dei genitori e dall'altro il caldo abbraccio dei loro dispositivi. Queste pratiche hanno dato forma a un circolo vizioso difficile da spezzare, soprattutto da parte di genitori che si sentono impreparati tecnologicamente e che non sanno come esercitare la loro responsabilità parentale, ad esempio con la riscoperta e il recupero di semplici ma sane conversazioni faccia a faccia con i loro figli, finalizzate all'empatia e all'intimità, allo sviluppo della personalità e della consapevolezza di sè dei ragazzi, all'amicizia e alla fiducia ma anche al riconoscimento delle proprie vulnerabilità e difficoltà. 

La conversazione necessaria è un libro sofisticato, ricco di informazioni e di conoscenze. È perfetto come guida sia per genitori sia per insegnanti e adulti, impegnati nell'interazione personale con persone più giovani. Contiene anche alcune idee e suggerimenti per una trasformazione intelligente delle tecnologie attuali e delle loro interfacce in modo da favorire il distacco dal dispositivo. Una idea utopica o forse semplicemente illusoria considerando che andrebbe contro tutti gli interessi e le strategie di mercato dei grandi protagonisti della scena tecnologica attuale. Un'idea la cui visione utopica potrebbe però essere adottata da consumatori più consapevoli, capaci di comprendere quanto stanno perdendo da una interazione prolungata con mezzi tecnologici e di realizzare quanto e come il ritorno a conversazioni più umane potrebbe aiutarli nello sviluppo di se stessi e di relazioni umane maggiormente empatiche. I numerosi aneddoti e racconti dell'autrice sulle scelte di personaggi famosi come Steve Jobs che impediva ai figli l'uso a tavola di tablet e smartphone, sostituiti da discussioni su libri e storia, o di molti leader della Silicon Valley che mandano i loro figli in una scuola che ha bandito la tecnologia dai banchi delle sue classi, potrebbero servire a cambiare prospettiva e soprattutto opinione su quale uso fare della tecnologia. 

Il libro si rivolge a tutti ma sembra parlare prevalentemente a una classe media che ha abbracciato in modo rapido e spesso acritico ciò che la tecnologia le ha offerto. È una classe privilegiata per reddito, cultura e stili di vita che ha trovato immediata corrispondenza con una proposta tecnologica fatta di convenienza, semplificazione e confort. Come membro di questa classe la Turkle ha scritto un libro pieno di rimpianto per i tempi andati nei quali la conversazione avveniva prevalentemente nei salotti o intorno al tavolo da cucina. Il televisore aveva già ridotto al minimo questo tipo di conversazione e il dialogo familiare conquistando menti e spazi sociali. L'arrivo e la diffusione dei dispositivi tecnologici mobili sembrano avere completato questa conquista e averlo fatti un modo democratico con una rivoluzione globale interclassista che produce effetti simili in ogni parte del globo. 

Se questa realtà descritta nel libro è vera, non rimane che provare a sviluppare una maggiore consapevolezza di come si è strutturata ed imposta. Un modo per farlo è di mappare gli effetti prodotti in termini di disastri intellettuali, psicologici e sociali che si manifestano nella forma di difficoltà alla concentrazione per colpa dell'eccessivo multitasking, di perdita delle capacità di riflessione e approfondimento e dell’identità personale, fino allo smarrimento delle capacità empatiche, e dunque di competenze sociali. Una riflessione critica permetterebbe di capire l'impoverimento antropologico che si è venuto determinando con la sparizione della conversazione empatica e faccia a faccia, con la difficoltà a convivere con la propria solitudine e inquietudine personale. Il ricorso compulsivo a mezzi tecnologici non riesce a fornire le soluzioni ricercate  ma è anzi portatore di rischi e pericoli, oggi facilmente riscontrabili nella crescita di malesseri psichici di persona giovani, più esposte di altre alla manipolazione e al condizionamento, alla dipendenza e alla vulnerabilità. 

Il libro di Sherry Turkle non offre soluzioni finali ma può essere un buon punto di partenza per una riflessione individuale e corale sul ruolo delle tecnologie e su quanto abbiamo sacrificato a esse per il semplice piacere della velocità e della condivisione digitale. Un testo che può condurre il lettore a confrontarsi sulle perdite e atrofie delle capacità e delle attitudini umane causate dalla tecnologia moderna ma anche dei suoi limiti e rischi. Al lettore Sherrry Turkle propone alcuni strumenti utili a ridiventare padroni di se stessi, a riprendere il controllo umano delle tecnologie, per evitare di essere da esse controllato, se non addirittura prevaricato e dominato.

 

Scheda Libro

Titolo intero: La conversazione necessaria - La forza del dialogo nell'era digitale

Titolo originale: Reclaiming conversations - The power of Talk in a digital age

Genere: Filosofia

Listino: 26,00

Editore: Einaudi

Collana: Saggi

Pagine: 447

Data uscita: 06/09/2016

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