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Servono consapevolezza e conoscenza

Servono consapevolezza e conoscenza

01 Aprile 2021 Techno-Innovation
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Troppo spesso le persone parlano di intelligenza artificiale come qualcosa di distante o assente nella propria vita, ma questa idea è completamente errata: la vita di una persona comune è attraversata dall’AI più volte al giorno a cominciare dal completatore automatico che è sotto la tastiera di qualsiasi smartphone fino ad arrivare allo scorrere del feed di Facebook o LinkedIn.

In questa era digitale abitiamo realtà parallele, virtuali e fattuali, vissute tutte come reali, forse ci sentiamo in gabbia. La realtà si è popolata di macchine capaci di decidere da sole, reti di oggetti interconnessi e capaci di parlare tra loro, auto senza pilota, assistenti virtuali, algoritmi che decidono per noi e intelligenze artificiali. Di fronte alla potenza e alla bellezza della tecnologia siamo tutti affascinati, attratti e coinvolti, come individui, aziende e organizzazioni. Anche sul fronte dell’innovazione. In questa era digitale abitiamo realtà parallele, virtuali e fattuali, vissute tutte come reali, forse ci sentiamo in gabbia.

La realtà si è popolata di macchine capaci di decidere da sole, reti di oggetti interconnessi e capaci di parlare tra loro, auto senza pilota, assistenti virtuali, algoritmi che decidono per noi e intelligenze artificiali. Di fronte alla potenza e alla bellezza della tecnologia siamo tutti affascinati, attratti e coinvolti, come individui, aziende e organizzazioni. Anche sul fronte dell’innovazione. In questa era digitale abitiamo realtà parallele, virtuali e fattuali, vissute tutte come reali, forse ci sentiamo in gabbia. La realtà si è popolata di macchine capaci di decidere da sole, reti di oggetti interconnessi e capaci di parlare tra loro, auto senza pilota, assistenti virtuali, algoritmi che decidono per noi e intelligenze artificiali. Di fronte alla potenza e alla bellezza della tecnologia siamo tutti affascinati, attratti e coinvolti, come individui, aziende e organizzazioni. Anche sul fronte dell’innovazione. 

Le nuove tecnologie hanno un impatto fondamentale, in termini di efficienza ed efficacia, nel rendere perseguibile l’innovazione in ambiti diversi: collaborazione, trasformazione digitale, management, processi e modelli di business. Grazie alle nuove tecnologie ogni realtà imprenditoriale può agire su vari fronti: intelligenza e conoscenza, prevedibilità degli scenari futuri e visione, interazione e collaborazione. Ognuno di questi ambiti può trarre vantaggio da tecnologie specifiche: Big Data, analytics, IoT, realtà aumentata e modellazione, digital workplace, e-learning, IA, Blockchain, ecc. 

L’Italia continua a scontare la sua arretratezza in ricerca e innovazione e a poco è servito il lancio dell’industria 4.0. A eccezione di un piccolo gruppo di imprese innovative l’imprenditorialità italiana non brilla per investimenti in ricerca e innovazione, forse manca la cultura. Il gap con le altre nazioni europee si sta allargando con conseguenze facilmente prevedibili. I problemi sono noti: scarse risorse per la ricerca, la scienza, l’università e la formazione, il taglio di fondi pubblici, il mercato del lavoro, la scarsa produttività, l’adattamento verso il basso, la carenza di infrastrutture. 


In questo articolo proponiamo l’intervista che Lucia de Grimani ha condotto con MICHAEL SARUGGIA AI & Data Strategy Advisor • Aiuto a creare valore di business con dati ed AI (https://michaelsaruggia.com/about/)

Buongiorno, può raccontarci qualcosa di lei, della sua attività attuale, del suo interesse per l’intelligenza artificiale? Su quali progetti, idee imprenditoriali sta lavorando in questo momento?

Buongiorno a voi!

Sono un consulente e speaker per il mondo AI, Data strategy e Analytics. Il mio interesse e la mia curiosità per l’AI è nato dopo aver compreso che ogni disciplina intorno al mondo Data e AI o all’uso strategico delle informazioni e dei dati, rivela un grosso gap di business che è decisamente molto scoperto qui in Italia e nella maggior parte d’Europa.

La presenza di questo gap è dovuta al fatto che all’interno del mondo Data e Ai ci sono da un lato tecnici, data scientist, matematici, dall’altro invece abbiamo i Decision Makers classici (manager, imprenditori, consulenti ), i primi sono preparati e forti a livello di codice, di implementazione e matematica, i secondi hanno strategia, visione, conoscono bene il marketing; ecco, il gap si crea esattamente nel momento in cui il dialogo tra queste figure diventa complesso per la mancanza di un linguaggio comune e di una visione strategica che le sappia integrare. Io come professionista mi inserisco proprio per colmare questo vuoto fornendo quella parte strategica dell’uso del dato e dell’AI fondamentale per fare business. Sulla base della mia esperienza, posso tranquillamente affermare che, più il processo di DATA SCIENCE è vicino ai Decision Makers maggiore è il successo di quella azienda soprattutto in termini di ROI.

Per quanto riguarda i miei progetti attuali sto seguendo un progetto, come consulente strategico, nel settore costruzioni/immobiliare; questo è un settore molto sfidante dominato da grandi costi e grandi imprevisti ma con l’uso di queste tecnologie è possibile andare a diminuire questi rischi andando a creare processi più intelligenti, più innovativi, più flessibili che possono veramente andare a rivoluzionare un settore che difficilmente è soggetto ad innovazione.

Oggi tutti parlano di Intelligenza Artificiale ma probabilmente lo fanno senza una adeguata comprensione di cosa sia, delle sue diverse implementazioni, implicazioni ed effetti. Anche i media non favoriscono informazione, comprensione e conoscenza. Lei che definizione dà dell’intelligenza artificiale?

La mia visone dell’AI è sempre molto legata al business, all’economia; a mio parere l’intelligenza artificiale può essere definita come capacità di perdizione ovvero capacità di completare le informazioni mancanti a partire da quelle che già abbiamo come per esempio avviene nel Face Recognition che prevede se si tratta o meno della mia faccia  dall’aggregazione dei pixel.

Troppo spesso le persone parlano di intelligenza artificiale come qualcosa di distante o assente nella propria vita, ma questa idea è completamente errata: la vita di una persona comune è attraversata dall’AI più volte al giorno a cominciare dal completatore automatico che è sotto la tastiera di qualsiasi smartphone fino ad arrivare allo scorrere del feed di Facebook o LinkedIn.

 

Pensa che sia possibile in futuro una Superintelligenza capace di condurci alla Singolarità nell’accezione di Kurzweil? 

A mio parere ogni tipo di predizione di questo tipo può è come un biglietto della lotteria, in bilico quindi tra desiderio e probabilità. Ci sono sostanzialmente 3 categorie di pensiero in rapporto a questa domanda: la prima è che non avverrà mai perché l’intelligenza umana ha delle caratteristiche troppo generali; la seconda è che avverrà sicuramente ma non sappiamo dire quando; la terza è quella costituita dai tentativi di datare precisamente la Singolarità ( Ray Kurzweil è tra coloro che tentano di definire precisamente quando avverrà )

Secondo la mia visione la Singularity avverrà quando l’uomo si unirà alla macchina ovvero quando verrà raggiunta la fusione tra il mondo Tech ed il mondo biologico.

 

In che modo l’ AI e i big data possono supportare una strategia di business al fine di produrre valore?

Affinchè si possa produrre valore si devono operare una serie di azioni che partono sicuramente da un lavoro sulla formazione e la cultura aziendale infatti il vero problema legato alla Digital Transformation non è tanto l’implementazione della parte digital quanto l’accettazione della transformation.

Quando mi trovo in consulenza l’impegno principale è quello di riuscire ad insegnare alle persone a ragionare con il digitale, con l’intelligenza artificiale perché sia la Digital Transformation che l’AI funzionano bene ed hanno senso se uno ne ha la capacità di dominio.

Le situazioni e le condizioni di utilizzo variano al variare delle attività e delle aziende, solo la completa consapevolezza e conoscenza ne permette il corretto utilizzo in ogni situazione. Il tutto consiste nell’unire da una parte la conoscenza tecnologica, l’awareness di ciò che è possibile fare o non fare con la tecnologia e dall’altro la conoscenza dell’azienda e del settore, questa operazione però non è assolutamente banale anche per chi ha molta esperienza.

Io di solito procedo attraverso due step:

  1. La formazione. Il primo step ha come obiettivo quello di trasmettere alla dirigenza la capacità di capire come con il digitale si possa trasformare sia l’azienda che i processi interni.
  2. Il workshop. Il secondo step coinvolge tutta l’azienda ed è un vero e proprio laboratorio finalizzato a mettere insieme la loro capacità di dominio con la mia awareness tecnologica mettendo poi insieme idee e soluzioni per produrre Use Case su cui lavorare.

Quello che ho potuto vedere durante le mie consulenze è che l’unione di awareness tecnologica e conoscenza di dominio sprigiona il potenziale di BIG DATA ed AI.

Ci tengo a sottolineare una cosa molto importante, io credo che il punto di partenza sia sempre la strategia di business, solo in seconda istanza arriva la tecnologia; il segreto consiste nell’avere prima obiettivi mirati, solidi e condivisi per passare poi a scegliere le applicazioni che saranno veramente funzionali per il raggiungimento degli stessi.

 

Con lo sguardo rivolto alla tecnologia e alla sua evoluzione, quali sono secondo lei i possibili scenari futuri che stanno emergendo ?

Partirei andando a definire la differenza tra intelligenza artificiale ristretta e intelligenza artificiale generale; la prima potrebbe essere per esempio il Face Recognition la seconda è qualcosa di più vicino all’uomo ovvero qualcosa in grado di capire il contesto.

Oggi noi possiamo vedere sempre più aziende innovative come OPENAI o DeepMind produrre modelli sempre più estesi, attraverso l’utilizzo di più dati e più potenza computazionale ( di fatto l’algoritmo non è più intelligente semplicemente aumenta la sua capacità all’aumentare dei dati immessi ) stanno dando vita a grandi modelli come il GPT3 o DALL*E che altro non sono che una porta di entrata per l’AI generale.

Questi modelli sono il segnale che ci stiamo dirigendo sempre di più verso un’AI in grado di interpretare il contesto, non ancora con capacità simile a quelle umane, ma sicuramente in grado di portare una rivoluzione e di riscrivere il rapporto tra business e tecnologia.

 

Vuole aggiungere altro per i lettori di SoloTablet, ad esempio qualche suggerimento di lettura?

Assolutamente si!

Mi sento di consigliare  il libro DATA STRATEGY di Bernard Marr,  un testo veramente interessante sotto molti punti di vista.

PREDICTION MACHINES di Agrawal, Gans, Goldfarb e vi suggerisco di iscrivervi alla mia newsletter per avere sempre informazioni e aggiornamenti sul mondo BIG DATA e AI.

 

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