[an·gò·scia]
Io sono il buio.
Sono una stanza senza porte nè finestre, sono le pareti che si restringono, sono l'assenza d'aria.
Sono te che si nutre di te, un orologio fermo, l'orrore di un incubo da cui non riesci a svegliarti, sono il tuo corpo che trema.
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Sono un letto maleodorante, il tuo corpo che cerca invano riposo, sono il sonno che non ristora, la notte senza sogni. Io sono il buio.
Sono le luci fioche di inquietanti candele, la solitudine, un giorno che dura un secolo, sono l'inquietudine del tuo moto senza direzione, sono lo spazio che non controlli, il tempo che ti sfugge. Io sono il buio.
Sono la profondità degli abissi, i tuoi polmoni pieni di acqua, il tuo corpo paralizzato e la tua mente vigile, gli occhi sbarrati, l'urlo nelle tue orecchie, sono il domani uguale all'oggi, sono i sapori che non senti, i profumi di cui non gioisci.
Sono l'assenza d'amore, l'oblio di te, il tuo cuore che batte troppo in fretta, l'impossibilità di vivere e la paura di morire, sono l'orrore della follia. Io sono il buio.
🍒🍒DISORIENTATI E IN FUGA NEL METAVERSO
Sono la tua anima murata viva, le grida che nessuno sente, la speranza nullificata, tutte le lacrime del mondo.
Sono la paura senza ragione, l'incapacità di trovare un senso, il silenzio assordante dell'incomprensione. Io sono il buio, sono il buio del giorno.
“ L’angoscia si può paragonare alla vertigine. Chi volge gli occhi al fondo di un abisso, è preso dalla vertigine. Ma la causa non è meno nel suo occhio che nell’abisso: perché deve guardarsi. Così l’angoscia è la vertigine della libertà, che sorge mentre lo spirito sta per porre la sintesi e la libertà, guardando giù nella sua propria possibilità, afferra il finito per fermarsi in esso.
In questa vertigine la libertà cade” - Kierkegaard S., Il concetto dell’angosciala-la malattia mortale, Sansoni, Firenze 1952
Autrice
Credo che niente sia più importante, per rispondere al "chi sono?", dell'appartenenza. Io sono una figlia del popolo. I miei genitori erano instancabili lavoratori, con la licenza elementare ma con una grande intelligenza. Devo al sudore e al sangue che hanno versato le opportunità che ho avuto e quello che sono diventata.
Mi sono laureata in filosofia con una tesi sperimentale di filosofia della politica dal titolo la scienza come politica di oppressione in Paul Karl Feyerabend.
Ho letto migliaia di libri ma ho anche imparato a cucinare, occuparmi della casa, cucire, ricamare, coltivare l'orto, cercando di incarnare quanto più possibile l'ideale marxista dell'uomo onnilaterale. Sono comunista e non discuto con chi ciarla della morte degli ideali.
Ho fatto la commessa, l'operaia in fabbrica, lezioni private, ho gestito centri per la prevenzione del disagio giovanile, realizzato progetti di teatro sperimentale con bambini fortemente deprivati.
Mi occupo di consulenza filosofica da 15 anni, una consulenza filosofica per tutti, molto diversa da quella specie di "materia oscura" di cui parlano gli intellettuali. La vita mi ha dato tanto e mi ha tolto di più. Il dolore è stato il mio amico più fedele.
Esagerata è la parola che meglio mi rappresenta, ma io amo chiamarla sovrabbondanza d'essere!