TECNOVIGILE

01 Gennaio 2022 Etica e tecnologia
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tecnovigile - Tecnovigile è un neologismo coniato da Carlo Mazzucchelli per descrivere i genitori attenti all'uso della tecnologia. Tecnovigili sono genitori e adulti consapevoli dell'inutilità dei metodi autoritari nell'educazione dei loro figli e del ruolo che la tecnologia ha nella vita e nello sviluppo personale dei ragazzi Tecnorapidi. Sono adulti interessati ad accrescere conoscenza tecnologica e consapevolezza cognitiva per relazionarsi meglio ai ragazzi assumendo nuove responsabilità. Tecnovigili possono essere tutti i genitori in vacanza con i loro figli. Insieme ai genitori Tecnovigili sono i protagonisti di un suo e-book: Genitori tecnovigili per ragazzi tecnorapidi - Come mettere al sicuro i propri figli dai rischi della tecnologia moderna.

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Tecnovigili sono genitori e adulti consapevoli dell'inutilità dei metodi autoritari nell'educazione dei loro figli. 

Sono adulti interessati ad accrescere conoscenza tecnologica e consapevolezza per relazionarsi meglio ai ragazzi. Sono tecnovigili, nati o diventati tali, per poter continuare a capire e dialogare con i loro ragazzi tecnorapidi, sempre connessi e impegnati in qualche forma di interazione tecnologica. Sono alla ricerca della fiducia dei loro ragazzi, per poter mantenere aperto un dialogo e una comunicazione costante, di tipo bidirezionale. Per diventare interlocutori credibili ed efficaci hanno bisogno di parlare sempre in modo franco e aperto, di essere sempre aggiornati sulle novità tecnologiche e sui relativi effetti positivi e negativi, e di saper predisporre un piano di azioni condivisibile e accettabile anche dai ragazzi.

Sono tecnovigili i genitori che dedicano tempo a trasmettere in modo continuativo e attento ai propri figli conoscenze appropriate e adeguate a affrontare i molti rischi della rete e quelli insiti nell'uso delle nuove tecnologie. E' un esercizio che praticano con assiduità con la finalità di suggerire ai loro figli a non fidarsi delle persone sconosciute incontrate in rete e spiegano loro cosa si debba intendere per straniero online (in rete non tutti sono quello che dicono di essere), quali siano i suoi possibili comportamenti (ad esempio la richiesta di foto personali) e l'importanza di raccontare a persone di fiducia ciò che in rete li ha messi in difficoltà o ha creato loro imbarazzo.

Più che limitare l'accesso online (molti però lo fanno, soprattutto nelle ore notturne, a pranzo e a cena) i tecnovigili suggeriscono ai loro ragazzi di non interagire con chiunque o di farlo solo dopo aver praticato alcuni controlli di garanzia, di ignorare richieste di amicizia provenienti da persone che si dichiarano amiche di amici, di non condividere informazioni personali e di ritenere i loro profili online come vulnerabili e potenziali terreni di caccia di malintenzionati e criminali.

Con risultati alterni e non sempre positivi, i genitori o adulti tecnovigili spesso adottano scelte che vanno oltre la semplice istruzione su come usare la tecnologia.

Queste scelte nascono dallo studio delle tecnologie usate dai loro figli o nipoti e dalla comprensione dei potenziali rischi e possono portare ad iscriversi agli stessi social network frequentati dai ragazzi per seguirli e monitorarli nelle loro attività online. Con uguali motivazioni i tecnovigili possono decidere di permettere l'accesso alla tecnologia in posti facilmente osservabili e controllabili in modo da poter intervenire per imporre limitazioni al tempo passato online e ai luoghi da visitare.

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Tecnovigili sono i genitori che si preoccupano di un eccessivo uso (ci sono casi di 20000 SMS inviati in un mese), da parte dei loro figli, di apparati tecnologici e della loro vita sempre connessa alla rete e allo schermo di un dispositivo (TV, console di gioco, smartphone, tablet, ecc.).

Consapevoli della necessità di un loro intervento, i tecnovigili cercano di comprendere e valutare i rischi derivanti da un'eccessiva interazione visuale con un display come ad esempio la perdita di skill e interazioni sociali nella realtà. Un'eccessiva esposizione aumenta il rischio d'incontri non desiderati, incide sullo sviluppo cognitivo e non facilita lo sviluppo di pensiero critico oltre alla capacità di distinguere ciò che è virtuale da ciò che è reale.

Attenti alla vita digitale dei loro ragazzi, i tecnovigili si preoccupano di rendere coerente la loro pratica educativa con le scelte tecnologiche definendo quali dispositivi e tecnologie sono ammesse, la quantità e il periodo di tempo da dedicarvi, i luoghi dove possono essere utilizzate, i contenuti e le applicazioni da usare. Queste scelte sono condizionate dalla capacità di considerare alcuni fattori quali il grado di maturità dei ragazzi, le priorità e i valori da suggerire o imporre, le responsabilità da assegnare loro. 

Essere tecnovigili permette ai genitori di trasformare molte attività digitali in momenti sociali in famiglia, di intervenire in situazioni nelle quali i ragazzi resistono alle regole imposte o sono abili nel trovare utili scappatoie. In questo caso i tecnovigili sanno di poter intervenire mettendo in guardia dall'uso improprio della rete (download, plug-in, configurazione di profili, ecc.) definendo password e codici di accesso in modo da impedire ai ragazzi l'uso di un dispositivo o risorsa di rete, esercitando il controllo parentale o fornendo una interazione tecnologica assistita, definendo i parametri di configurazione degli account sui social network, attivando le funzionalità dei dispositivi mobili che permettono di sospendere o riattivare il servizio dati e infine disabilitando il dispositivo nei casi più estremi o quando esiste il rischio dipendenza da Internet o da telefonino.

"È ormai normale sentire i figli, dagli otto anni in su e per tutta l’adolescenza, descrivere la frustrazione del cercare di ottenere l’attenzione dei loro genitori multitasking; oggi quegli stessi figli non sono sicuri di avere l’attenzione da parte degli altri. La sera, quando si siedono davanti allo schermo del loro computer, tutti i messaggi inviati o ricevuti si spartiscono «lo spazio mentale» con lo shopping, le foto da caricare, l’aggiornamento della pagina di Facebook, i video, i giochi online e i compiti." - Sherry Turkle

La tecnovigilanza spesso s'impone per salvaguardare il reddito familiare, evitare disastri finanziari potenziali e anticipare probabili esborsi indesiderati dovuti ad un uso improprio o superficiale di sistemi di pagamento online. Scenari tutti possibili se, le pratiche online dei ragazzi, avvengono attraverso siti porno, di gioco online o di commercio elettronico come eBay.

Non tutti i genitori sono tecnovigili, alcuni non lo sono per distrazione e per egoismo, altri non lo vogliono essere perchè valutano negativamente l'eccessiva sorveglianza tecnologica dei ragazzi che potrebbe produrre effetti indesiderati e provocare reazioni opposte a quelle desiderate.

I tecnovigili non sono tutti uguali ma condividono la paura nei confronti di pedofili e cyberstalker che abitano la rete e sono fonte di potenziali rischi per bambini e adolescenti. 

Molte delle loro azioni sono finalizzate a costruire rapporti di fiducia e a favorire lo sviluppo della capacità critica dei ragazzi in modo che possano agire in modo autonomo (abilità di pensare e agire indipendentemente da premi e punizioni e di decidere ciò che è giusto o sbagliato) e indipendente.

 

Autore

Carlo Mazzucchelli

Dirigente d'azienda, filosofo e tecnologo, Carlo Mazzucchelli è il fondatore di SoloTablet, un progetto dedicato a una riflessione critica sulla tecnologia.

Esperto di marketing, comunicazione e management, ha operato in ruoli manageriali e dirigenziali in aziende italiane e multinazionali.

Focalizzato da sempre sull'innovazione ha implementato numerosi programmi finalizzati al cambiamento, a incrementare l'efficacia dell'attività commerciale, il valore del capitale relazionale dell'azienda e la fidelizzazione della clientela, attraverso tecnologie all'avanguardia e approcci innovativi. Giornalista e storyteller, autore di 16 ebook, formatore, oratore in meeting, seminari e convegni.

È esperto di Internet, social networking, ambienti collaborativi in rete e strumenti di analisi delle reti sociali.

Autore di 20 libri sulla tecnologia (Collana Technovisions Delos Digital)

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