[è·sta·ṣi]
Occorrono delle condizioni particolari per sperimentare l’estasi.
Il silenzio e la solitudine sono essenziali. Ma possono anche non essere reali.
Di fronte a un quadro, può capitare di sospendere i propri sensi e di trovarsi avvolti in uno spazio infinito, anche se altra gente intorno a noi si muove e osserva. Di fronte: questo è importante.
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Sono affacciato su uno spazio sconfinato che mi satura. Il mio tempo si ferma e coincide con l’eterno.Quando si è estatici di se stessi, come nella rappresentazione caravaggesca di Narciso, in realtà lo si è della perfezione della propria immagine come manifestazione di una perfezione più alta, che non sono solo io.
Nell’estasi io esisto come un nulla riempito di immenso.
🍒🍒DISORIENTATI E IN FUGA NEL METAVERSO
Tutto si sospende: le mie forze, la mia mente, le mie ansie. Il desiderio si mostra nella sua perfezione. Solo il suo percepirlo rende insignificante che io sia vivo oppure morto, mi fa restare in bilico come l’Adamo della Cappella Sistina, con il dito a un soffio da quello divino.
Eppure, se anche l’estasi richiede certe condizioni, essa è oggetto della nostra inconsapevole ricerca quotidiana.
Ogni momento siamo di fronte a noi e a quel noi migliore di noi che ci supera sempre.
Possiamo allontanarlo da noi chiamandolo Dio o dominarlo cercando il potere o venendo a patti con lui mediante la ricerca continua mediata da ideali, impegni, progetti, realizzazioni continue. Il segnale è il respiro, che si affanna, si placa o si ferma.