ONLIFE

01 Gennaio 2022 Etica e tecnologia
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onlife - Secondo la Treccani il neologismo descrive "la dimensione vitale, relazionale, sociale e comunicativa, lavorativa ed economica, vista come frutto di una continua interazione tra la realtà materiale e analogica e la realtà virtuale e interattiva. Detto di un’esperienza, attività e simili avuta o fatta tramite una costante connessione online." Il neologismo è associato in Rete al lavoro del filosofo Luciano Floridi e accettato acriticamente dai più come meme da usare per raccontare le esperienze online. Il suo utilizzo è assimilabile ai tanti neologismi/memi che oggi abitano la comunicazione, l'informazione e lo storytelling conformistico tipico dell'era tecnologica e delle piattaforme in cui tutti nuotano come pesci in un acquario o uccelli in gabbia. Forse consapevoli che la vita è là fuori ed è altra cosa da quella raccontata online, ma sempre pronti a accettarne le definizioni, le descrizioni e le concettualizzazioni fatte da altri e poi diventate virali con la complicità (servitù volontaria) dei più. Oltrepassare la parola onlife, così come molti neologismi diventati di moda, è diventata una necessità. Per tutti!

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On life: se non avessimo perso l'abitudine a cercare il senso nelle espressioni in lingua straniera che ormai usiamo senza pensare, ci potrebbe venire in mente “sulla vita”: si tratta forse di un pensiero rivolto alla vita sulla terra, alla natura, alla vita umana?

Si tratta invece di un neologismo creato, o comunque diffuso, da un personaggio di pubblica notorietà, che ha eletto sé stesso a profeta o divulgatore di una nuova cultura digitale ai quali i cittadini tutti dovranno adattarsi.

Il neologismo è calcato sull'espressione inglese on line. Facilissima da tradurre con una identica espressione italiana: in linea.

Linea è una bella parola che ritroviamo in ogni lingua moderna, rimanda a una pianta usata da noi esseri umani fin da tempi remoti: il lino.

L'idea di linea discende dall'osservare il filo di lino. Essere on line, in linea, è essere connessi tramite un filo.

C'è della poesia nell'immagine che ci vede tutti connessi tramite sottili fili di lino.

Più pesante, incombente, è un sinonimo di online: wired. L'inglese wire, discende da una radice protogermanica che sta per 'metallo'. Dunque un filo di ferro, che può essere torto e piegato.

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Basterebbe dunque dire che viviamo nell'era della connessione. Tramite strumenti digitali, noi cittadini del pianeta siamo connessi l'uno all'altro.

Ma dire questo non basta al noto divulgatore. Egli intende educare il popolo, condurlo ad una disciplina. Cosa significa essere umani nell'era digitale? Si dovrà dunque far credere a noi esseri umani di essere oggi sbalzati in una dimensione dove le dicotomie fra reale e digitale, e tra umano e macchina non sono più definibili in maniera nitida.

Ecco dunque il noto divulgatore coniare la nuova espressione, buona per far capire il concetto al cittadino, considerato incapace di pensare in proprio e veramente comprendere. Il divulgatore  constata: viviamo in nuovo ambiente, fatto di esperienze online e offline: esperienze vissute a prescindere da connessioni, e esperienze che sono conseguenza di connessioni. E fin qui possiamo facilmente essere d'accordo con lui.

L'umana consapevolezza può ben esserci di aiuto nel distinguere i momenti della vita, scegliere quali strumenti usare, decidere il come usarli, quando e dove. L'essere umano può scegliere quando e come perché, e con quali cautele usare una piattaforma digitale. Certo, questo richiede educazione, attenzione, senso di responsabilità. E' importantissimo oggi lavorare a formare questa nuova coscienza sociale e politica. Ma cosa dice invece il noto divulgatore: state vivendo in un'ibrida onlife. La condizione è data per fatale e per ineluttabile.

Ricalcando on line, si dice: on life. Una comoda assonanza tra due parole inglesi permette di un salto concettuale: un filo di lino non è nulla rispetto alla complessità della vita; eppure lì dove si parla di connessione, si vuol far pensare che si parli di vita intera.

La società delle mangrovie

C'è un esempio che il noto personaggio porta in ogni occasione. La società dell'informazione è la società delle mangrovie. Le mangrovie crescono nel delta del fiume, dove l’acqua dolce (l’analogico) si confonde con l’acqua salata del mare (il digitale). Ed è in questa dimensione ibrida, in questa acqua salmastra, che crescono le mangrovie, il mondo onlife.

Possiamo ripeterlo: la complessità della vita è ridotta ad una opposizione: analogico o digitale.

Badate bene: analogico e digitale sono aggettivi che descrivono macchine. Certo, possiamo intendere l'essere umano come una macchina, e confrontare l'essere umano con altre macchine, e cercare la convivenza tra esseri umani e macchine. Ma è questo che vogliamo? Vogliamo considerare noi stessi come macchina, intendendo per macchina un computer, o magari una 'intelligenza artificiale'? C'è una ricchezza nell'essere-in-connessione degli esseri umani, nella società umana, nella vita umana, che la parola nuova onlife ci porta a dimenticare, o a considerare irrimediabilmente persa. 

Le metafore, del resto, vanno usate con cautela. Sono narrazioni: dobbiamo accettare che ci dicano più di quanto appare a prima vista. O ancora: dobbiamo accettare che, al di là delle intenzioni dei noti divulgatori, parlino in modo differente ad ogni essere umano.

Un'arte tipicamente umana è il narrarsi storie. Ecco dunque cosa mi evoca la parola onlife, spiegata attraverso la metafora della mangrovia.

Ho vissuto e lavorato in un luogo la cui conformazione geofisica è la foresta di mangrovie. Il confondersi dell'acqua salmastra con l'acqua dolce non è che un aspetto. La marea sale e il suolo fangoso scompare alla vista e di questo intrico emergono ormai solo le chiome verdi. Il confine è sempre mutevole, non solo tra le acque, ma ancor più tra le terre. Isole emergono e scompaiono. Impossibile dire dove sta, tra San Lorenzo e Tumaco, tra Ecuador e Colombia, dove sta la frontiera.

Lì ho visto svolgere i lavori più disumani che abbia mai conosciuto in vita mia. Donne e bambini a raccogliere nel fango conchas prietas, apprezzati frutti di mare.

Ed oggi la zona è uno dei luoghi del mondo più crudeli, invivibili per gli esseri umani. Terra in mano alla malavita, a commercianti fuorilegge di droga e di armi.

 

Le mangrovie, e dietro le mangrovie l'onlife, parlano dunque anche di un pericolo, di una minaccia. Potremo certo muoverci su questo terreno. Ma ciò è possibile solo se ci manteniamo vigili.

La lezione che traggo da tutto questo è che a noi esseri umani compete la responsabilità di rispettare la natura e la vita. Ed anche la responsabilità di migliorare la natura e la vita, se possibile, ma sempre consapevoli del nostro farne parte.

Ci conviene pensare che l'onlife non è altro che una parte della vita che quotidianamente viviamo. Un terreno che possiamo esplorare.

Autore

Francesco Varanini

Francesco Varanini, nato a Pisa nel 1949, laureato in Scienze Politiche.Presso Arnoldo Mondadori Editore, ha ricoperto posizioni di responsabilità nell’area del Personale, dell´Organizzazione, dei Sistemi Informativi, dell’innovazione di mercato e di prodotto. Successivamente è stato direttore generale e amministratore delegato in case editrici di periodici (Cuore Corporation, Internazionale). Dalla metà degli anni Novanta formatore e consulente, rivolge particolare attenzione allo sviluppo delle risorse umane, all’etica del lavoro, al cambiamento organizzativo, alla creatività, alle gestione delle conoscenze e all’uso dell’Information & Communication Technology come leva strategica. Presso il corso di laurea in Informatica Umanistica dell’Università di Pisa è docente a contratto di Tecnologie dell’informazione e produzione di letteratura e cura il Laboratorio di Knowledge Management e di Content Management. Ha pubblicato tra l’altro T’adoriam budget divino. Per una critica della ragione aziendale, Sperling & Kupfer, 1994, Romanzi peri manager. La letteratura come risorse strategica, Marsilio, 2000, Leggere per lavorare bene. Nuovi romanzi per i manager, Marsilio, 2007, Le parole del manager. 108 voci per capire l’impresa, Guerini e Associati, 2006. Contro il management, Guerini e Associati, 2010. Il Principe di Condé, Este, 201o. Nuove parole del manager. 113 voci per capire l’azienda, Guerini e Associati, 2011.Ha fondato (nel 2004) e dirige la rivista Persone & Conoscenze. Dirige per Guerini e Associati la collana di libri ‘Virus. Il contagio dell’esperienza’. Cura il sito www.bloom.it. Racconta di sé all’indirizzo www.francescovaranini.com

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