PREGHIERA [1]

01 Gennaio 2022 Etica e tecnologia
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preghièra - Dalla radice indoeuropea prach- (sanscrito pracchāti = domandare, chiedere) al latino prex (genitivo, precis). In seguito, dal latino popolare precaria, sostantivazione femminile di precarius = "ottenuto con preghiere", si arriva al provenzale preguiera da cui l'italiano preghiera. La parola è strettamente legata all'atto di chiedere, di domandare. Pregare implica, primariamente, mettersi in relazione con la divinità ma anche porre delle richieste a qualcuno in segno di umiltà, sottomissione, con cortesia

[pre'gjɛra]

Quando penso alla preghiera mi torna sempre alla mente l’immagine delle mani giunte, le mani che si uniscono fra loro, a volte con le dita che si incrociano, a volte con i palmi che si toccano, a volte energicamente, a volte delicatamente, ma con lo stesso, identico scopo: afferrare il vuoto, tenere a sé qualcosa che apparentemente non c’è.

Possono essere sogni, speranze, richieste, ringraziamenti... i quali, solo con la preghiera, si fanno oggetto invisibile, eppure così vero, intenso, tangibile!

E non parlo solo della preghiera verso la divinità, ma anche di quella rivolta ad un altra persona: quante volte, chiedendo qualcosa o ringraziando qualcuno, abbiamo giunto le mani, senza neanche accorgercene, o le abbiamo giunte con l’altro, in segno di rispetto reciproco?

«Oh San Precario, / Protettore di noi, precari della terra / Dacci oggi la maternità pagata / Proteggi i dipendenti delle catene commerciali, / gli angeli dei call center, / le partite iva e / i collaboratori appesi a un filo».

Riflettendo sulla società in cui viviamo, da giovane che sono, posso ipotizzare il perché l’egoismo e l’avidità stanno prendendo sempre più piede intorno a noi: i ragazzi (e forse anche gli adulti!) non sanno più giungere le mani!

Abbiamo dimenticato questo semplice, ma vitale gesto, oppure lo sottovalutiamo enormemente, senza scorgere il significato nascosto che cela dietro di sé!

In un mondo moderno, in cui tutto è dovuto, in cui niente viene chiesto con gentilezza e nessuno ti dice un semplice grazie, donandoti uno sguardo sentito e sincero, non mi sorprende che il ruolo della preghiera sia scemato, se non scomparso!

L’esperienza, per quanto limitata e deficitaria, mi ha insegnato, tuttavia, che la preghiera rimane sempre un boomerang: ritorna sempre indietro, e ti colpisce quelle mani che prima erano giunte, pronte ora a compiere qualcosa di straordinario!

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Che sia verso una divinità o verso un altro uomo, la sua forza può spiazzare chi la pronuncia o chi la riceve; può fare anche paura, a volte, però poi ci avvolge sempre nella potenza del suo semplice gesto; osservare le mani che si toccano ricorda l’afferrare della vita, dell’amore per la vita, che passa tutto da quel momento, che siano secondi od ore, giorni o mesi, anni, addirittura, non importa!

E’ l’intensità che è importante, l’intensità con la quale quelle mani giunte tengono fra loro quell’oggetto invisibile, fragile, per poi finalmente aprirle e mostrarlo al mondo intero, senza custodirlo gelosamente solo per noi.

Quindi io giungerò sempre le mani, senza timore, senza pensarci troppo, così da farlo diventare di nuovo quel gesto naturale di cui tutti abbiamo bisogno!

 

 



Autore

Americo Di Loreto

Nato a vasto il 26/01/1995, vive a Monteodorisio insieme ai suoi genitori e sua sorella. Ha frequentato il liceo scientifico Mattioli di Vasto, per poi specializzarsi in programmazione plc. Amante del genere fantasy e della letteratura per ragazzi, nel 2015 pubblica il suo primo romanzo: Black Scorpion (ed. Youcanprint).

Ora lavora come programmatore industriale e progetta l'uscita del suo prossimo libro.

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