SILENZIO [1]

01 Gennaio 2022 Etica e tecnologia
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Il Covid ci ha nostro malgrado rallentato e silenziato, svuotando le strade ha ridotto le chiacchiere sui marciapiedi, la confusione operosa dei mercati rionali, gli incontri serali ...

Autore: Alessandro Bianchi


Ma il silenzio cos'è?

È questo un male? Cosa è il silenzio?

Come termine opposto pensiamo a rumore e urla. Una definizione sottrattiva di assenza di confusione, ma silenzio è anche assenza di suono, di musica, di poesia condivisa in uno spettacolo. In senso addizionale Silenzio attiene al legame umano, al modo di una presenza condivisa. Non è assenza di comunicazione ma una sua forma.

Per questo è un elemento rituale, sociale o religioso presente in ogni cultura: il silenzio esprime un cordoglio, un legame con dio, nella meditazione una riconnessione con un livello profondo di Sé (silenziando i pensieri); anche in psicoterapia il silenziamento di rimuginii e pensieri ossessivi è un atto terapeutico che ricomunica benessere. È qui il rumore di fondo a silenziarsi, non il contatto, la comunicazione e il legame su cui invece ha colpito la pandemia sostituendoli con distanza e incertezza.

"Ho bisogno di silenzio
come te che leggi col pensiero
non ad alta voce
il suono della mia stessa voce
adesso sarebbe rumore
non parole ma solo rumore fastidioso
che mi distrae dal pensare." - Alda Merini

Ma il Covid ha reso la vita difficile anche al rumore di fondo: distanza e incertezza non nascono col Covid che solamente ne ha amplificato il vissuto riducendo alcuni aspetti dello stesso rumore di fondo la cui funzione è di coprire la distanza crescente interpersonale con i gesti vuoti e rumorosi della Milano da bere dilagata in ogni città e periferia.

Già prima del Covid era divenuto endemicamente difficile e desueto comunicare sottovoce, utilizzando la forza dello sguardo, il contatto e l’empatia nell’incontro ravvicinato.

L’inquinamento acustico e relazionale era ed è paravento di finzione, di falso movimento di incontro. Oggi il rumore di fondo da solo, riversato e amplificato sui social, manifesta la sua inconsistenza insufficiente. L’esito è depressivo.

La crisi di astinenza da rumore di fondo, droga sostitutiva di concreto contatto e vicinanza, crea le roulette russe degli assembramenti, gli scontri tra bande, l’utilizzo metadonico dei social.

Se abbiamo una certa età riusciamo meglio a barcamenarci, pazienza, ma se siamo giovani o giovanissimi la sofferenza è dilaniante. Il giovane ha bisogno di urlare se stesso assieme a compagni, deve poterlo fare senza diplomatiche museruole addomesticanti. Fin da neonato l’essere umano afferma se stesso urlando a squarciagola, ed è un buon segno; ma fin da neonato ha anche momenti in cui sta in silenzio, nell’incanto, ed è un buon segno. Cattivo segno è quando urla sempre o sempre è silenzioso e in disparte.

Sono ambedue polarità di una gamma dell’umano. Il silenzio è una polarità connessa al rumore, alla musica, alla forza affermativa.

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Comunicare nel silenzio è necessario quanto nell’urlo, ma il secondo da più parvenza di raggiungimento e i social ne sono strumento consentendo alla voce di essere sempre alta e di travalicare in modo indelebile verso lontananze altrimenti inaccessibili. Audience e rumore sono binomio di successo per gli algoritmi. 

Il silenzio comunicativo è sempre più difficile; eppure è la trama delle parole. Come l’universo è prevalentemente spazio vuoto con isole concatenate di pieno, la comunicazione è prevalentemente spazio silente con isole concatenate di parole.

Come un canto a bassa voce al bambino crea legami indissolubili, recuperare il silenzio nel contatto interpersonale crea uno spazio generativo e disintossicante di movimenti reali di incontro.

Ogni parola ha conseguenze. Ogni silenzio anche.” JEAN-PAUL SARTRE

Non c’è solitudine senza silenzio, e il silenzio è tacere ma è anche ascoltare.” - Eugenio Borgna

 

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