[tec·no·cra·zì·a]
Si dice che L’uomo è antiquato. Schiavo dei dispositivi (una volta si diceva: delle Macchine), sta perdendo il significato dell’evoluzione tecnologica, che ormai pare un processo inarrestabile fine a se stesso. Succede così che l’interruzione anche momentanea dell’erogazione di un servizio tecnico diventi un ostacolo paralizzante, ci delocalizzi “fuori dalla realtà” in una condizione d’impotenza. Come nell’antichità o nel Medioevo, la “ribellione degli schiavi” ci toglie la possibilità di agire, perché non abbiamo più chi lo faccia per noi.
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Ma allora, siamo schiavi o schiavisti? Hegel la sapeva lunga: nella Fenomenologia dello spirito egli ci illumina sulla contrapposizione dialettica tra le due figure della signoria e della servitù. Il servo lavora per il signore, ma il signore non è tale senza il servo; e ancora: mentre il servo, lavorando, cambia il mondo e si realizza in esso, il signore, non lavorando, rimane staticamente bloccato nella propria condizione, e con la ribellione del servo cessa di esistere in quanto tale, viene sorpassato. Il signore è il vero servo e il servo il vero signore. Questo era l’autentico, originario significato dell’enunciato “il lavoro rende liberi”.
Ma la questione è mal posta. Il dominio delle macchine, o tecnocrazia, non è una fuga in avanti verso un futuro oscuro e minaccioso, ma una fuga all’indietro in una condizione pre-illuminista se non arcaica. Che cosa chiediamo, infatti, alla tecnica, se non di “pensare per noi”? il nostro occupare il tempo è ormai un abbandono allo zapping, un ansioso sfogliare canali televisivi alla ricerca di un intrattenimento, di un essere-trattenuti-in una condizione statica stagnante e ripetitiva.
Dipendiamo da procedure algoritmiche che ci sovrastano come un sapere esoterico: accendere una televisione o un computer equivale alla enunciazione della parola ABRACADABRA; qualcosa succede, ma non sappiamo cosa, ci sentiamo sollevati come ci si sente sollevati da un oracolo favorevole, o destabilizzati, quando non succede, come dalla caduta di un vaso sulla testa. Non siamo schiavi, ma, più realisticamente, senza pensieri.
🍒🍒DISORIENTATI E IN FUGA NEL METAVERSO
L’abbandono alla tecnica non è una linea di sviluppo del pensiero – come dire: dalla metafisica alla filosofia della scienza, dalla superstizione alla Ragione – ma una sostituzione della speculazione con l’automatismo. L’antico sogno dell’umanità di avere qualcuno che lavori per noi, trasformatosi nel Settecento nella ricerca della “macchina umana” (dalla calcolatrice di Pascal al robot), si è ingrandito fino a diventare desiderio di non dover più pensare, abbandono magico non più nelle mani dello stregone ma negli ingranaggi di un dispositivo che ci liberi dalla fatica di essere.
La Tecnocrazia è un ritorno al pensiero magico, a un’infanzia dell’umanità libera dalla necessità di scegliere, sollevata dalle risposte di una Pizia che decide per noi.
Autore
Studente non eccelso ma inquieto, si è laureato in psicologia sociale con la prima tesi su Noam Chomsky, ha studiato Musica elettronica al Conservatorio di Torino tenendo numerosi concerti in Europa e assumendone la cattedra nel 1980, è stato formatore presso l’Irrsae Piemonte. Docente di Storia e filosofia nei licei dal 1983.
Ha pubblicato testi scolastici con la DeAgostini e la BBN-Giunti scuola
Nel 2006 ha contribuito a creare la piccola casa editrice scolastica BBN, per la quale ha scritto manuali di storia e filosofia, diventandone poi Direttore editoriale. Nel 2012 la BBN è stata cooptata nel gruppo Giunti come prima editrice scolastica di testi esclusivamente digitali in Italia; con un catalogo di circa 50 titoli, la BBN ha ideato una piattaforma multidisciplinare in cui ogni singola pagina di ogni testo si presentava come mappa concettuale di collegamento fra le diverse tipologie di testi, in un duplice percorso sia lineare che non-lineare tra gli argomenti.
Nel 2008 è entrato nell’associazione Phronesis per la consulenza filosofica. Come consulente volontario ha lavorato per il Comune di Torino, aprendo uno sportello d’ascolto per i Care Givers a cui si sono rivolte centinaia di persone. L’iniziativa è poi stata chiusa dal Comune stesso per motivi burocratici mai del tutto chiariti.
In pensione dal 2011, aspetta la visita dei suoi consultanti, gioca a scacchi per corrispondenza e scrive una Storia della filosofia per idee che non vedrà mai la fine (wok in progress).