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🌗🌘🌑🌒 -8 e poi tutto sarà come prima, forse no!

🌗🌘🌑🌒 -8 e poi tutto sarà come prima, forse no!

27 Aprile 2020 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Secondo Natalia Aspesi tutto tornerà come prima, ma con più cattiveria. E la colpa non sarà del coronavirus. E’ ciò che non vorrei pensare ma che mi ritrovo a fare. Il motivo è che non vivo l’emergenza Covid-19 come una guerra o un cigno nero ma come una manifestazione di una crisi più ampia nella quale ci troviamo da molto tempo. Una crisi che ipocritamente neghiamo e conformisticamente raccontiamo, alimentando false verità e narrazioni ma soprattutto giustificando la nostra inazione e pigrizia.

 

Dalla crisi si esce con l'impegno di tutti

Inazione e pigrizia potrebbero essere comportamenti accettabili dalle persone anziane (io lo sono), obbligate dall’isolamento a stare in casa e a godersi una vita non vita (dove sono le mie montagne?). Sono atteggiamenti comunque non giustificabili perché da questa crisi epocale si esce tutti insieme e in particolare collaborando con le generazioni più giovani alla costruzione di scenari futuri migliori (per loro) e nella formulazione di nuove utopie. Azione e impegno sono tanto più necessari in una realtà italiana ferma, bloccata, mal rappresentata a livello politico, mediale (fatti spariti e gossip a gogò) e imprenditoriale (l’egoismo mostrato, non da tutti, in questa crisi è sintomatico).

Digiunare non basta

Con un digiuno da TV e Talk Show che dura da quasi due mesi si può pensare di stare meglio, in realtà ci si continua a interrogare su cosa poter fare per superare la crisi attuale tornando a guardare al futuro. La prima cosa da fare è contribuire, personalmente e insieme ad altri, affinché nulla torni come prima, poi si può intervenire a dare nuovo senso alla realtà e così facendo provare a demolire il senso che in questi anni è stato costruito dalla cultura populista, liberista e nichilista, alimentata dallo stare male di moltitudini di persone.

La realtà non è uguale per tutti

Nel farlo bisogna tenere presente che la realtà non è uguale per tutti. Non lo era prima del contagio, in termini di diseguaglianze e bisogni, lo sarà ancora meno dopo. L’unica cosa certa, sempre presente a livello subliminale, è che si va incontro a una crisi economica senza precedenti nella quale tutti, con l’eccezione del famoso 1%, saranno più poveri. Poveri materialmente e nello spirito, ancor più infelici di quanto molti già non siano. E’ una crisi che già si palesa all’orizzonte. E’ di oggi un dato che racconta di come più del 50% degli italiani pensano di non fare alcun tipo di vacanza nel corso del 2020. E’ una crisi che porterà con sé sofferenza materiale e soprattutto psichica (per gli psichiatri ci sarà un aumento esponenziale, buon per loro, di malattie psichiatriche).

Basta storytelling, meglio scegliere e poi fare

Se questa sarà la realtà che si imporrà non basteranno storytelling e interpretazioni, serviranno scelte, decisioni e azioni. Dalle quali derivare cose molto semplici, forse fin qui impensabili, come la riduzione del consumismo sfrenato a cui ci siamo abituati (👩‍🚒️👩‍🚒️ Carrelli pieni e bulimia), la maggiore attenzione all’ambiente e a una mobilità diversa, il ritorno all’impegno politico per la rivendicazione di diritti essenziali come scuola, sanità (curioso di vedere cosa succederà in Lombardia) e lavoro (👩‍🚒️ 👩‍🚒️ 👩‍🚒️ Dal lavoro agile a quello fragile), la scelta della frugalità, la pratica della solidarietà ben oltre la semplice compassione, un uso diverso della tecnologia, più intelligente e calibrato sui nuovi bisogni che emergeranno.

Il futuro sarà più povero, per tutti

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Tutte queste scelte dovranno fare i conti con il crescente impoverimento (👩‍🚒️👩‍🚒️ Preferiamo non vedere), materiale, spirituale e culturale che rischia di dare corpo a reazioni negative, facilmente incanalabili politicamente dai nuovi populisti di turno, di destra e di sinistra. Liberi di raccontare che si esce dal contagio con una semplice iniezione di disinfettante o sottoponendosi a raggi ultravioletti, tanto moltitudini di persone saranno pur sempre disposte a credere che siano nel giusto. 

Con l'occhio sull'Italia

Guardando all’Italia e alla sua tradizione conservatrice fatta di pigrizia e conformismo, oltre che di sudditanza desiderata e complicità per evitare ogni vera scelta e ogni vero cambiamento, Aspesi potrebbe avere purtoppo ragione: tutto sarà esattamente come prima! E come lei sostiene, poco importa, perché tanto lei, e con lei tante persone anziane, non ci sarà. Pur sentendomi in sintonia con questa percezione e libero dal fatto che “noi non ci saremo”, credo al contrario che ogni attimo vada speso per contribuire al cambiamento e al rinnovamento. Concreto e reale, in termini di meno burocrazia e più investimenti in ricerca e istruzione, di spazio ai giovani e alle competenze, di apertura (la metà del cielo da portare sulla terra) alle donne e al loro contributo essenziale nel cambiare e dare un senso al mondo, di maggiore democrazia e di lotta alla povertà, alle disuguaglianze e alla precarizzazione del lavoro. Serve anche un contributo forte in difesa dell’Europa, di questa ma soprattutto di quella che si può costruire insieme.

Avere fiducia e darsi da fare è positivo in sé. Poi bisogna fare i conti con ciò che è successo in Italia negli ultimi decenni (basta frequentare Facebook per farsene un’idea). Però come si dice, mai dire mai (👩‍🚒️👩‍🚒️ Siamo in un vicolo cieco?).

E se non cambierà nulla, nonostante l’impegno personale, torneremo alle letture, alla cucina, ai viaggi, alle camminate in montagna, al volontariato e alle serie After Life di Netflix!

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