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Sei di cattivo umore? Colpa del social network!

Sei di cattivo umore? Colpa del social network!

19 Marzo 2014 Redazione SoloTablet
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Si frequenta il social network per passatempo, divertimento, voglia di socializzare e organizzare incontri e appuntamenti, per mantenere vivi contatti e forti le relazioni, per scambiarsi foto, commenti, testi ma anche nuove solitudini e sensazioni di malessere. A dirlo è una ricerca che associa il malumore di molti alla frequentazione di ambienti online come Facebook.

Si va online per raccontare se stessi e con l’obiettivo di vincere le proprie solitudini costruendosi reti di contatti e di amicizie. Il social network serve a costruirsi la propria autostima attraverso la stima ricevuta dai propri contatti o semplicemente scoprendo di non stare peggio di altri dopo averli osservati nella loro vita online.

Non sempre l’obiettivo di sentirsi apprezzato e accettato è raggiunto ed anzi può succedere che dopo essersi collegato di buonumore e in piena serenità a Facebook, ci si ritrovi di cattivo umore a causa delle numerose informazioni negative raccolte durante la navigazione delle pagine di amici e conoscenti. Se poi ci si è connessi in una fase negativa e di malumore personale, si rischia di contribuire alla ‘infelicità’ di altri e al loro cambio di umore da positivo a negativo.

L’umore sul social network è contagioso come lo è il virus dell’influenza, tutta colpa della struttura a rete delle applicazioni di social networking e alle regole e principi che le governano.

La contagiosità e rapidità di espansione degli umori nei social network sono state misurate e evidenziate da ricercatri e studiosi che hanno analizzato miliardi di aggiornamenti di staus sulle pagine Facebook e hanno trovato come i testi o messaggi negativi siano in grado di generare un effetto domino che genera sentimenti negativi diffusi e porta alla pubblicazione di altri messaggi negativi. Un circolo vizioso che non termina rapidamente e che può avere effetti negativi su un numero elevato di persone.

Il contagio avviene anche per i messaggi che sprizzano felicità e buonumore che in alcuni casi si dimostrano anche più contagiosi.

Il fenomeno è determinato dalla logica delle reti e dalla loro capacità di diffondere a macchia d’olio messaggi, sensazioni e sentimenti e di farlo all’interno delle reti di appartenenza e di quelle ad esse collegate, fino a raggiungere il perimetro esterno dell’intera rete Facebook composta ma milioni di pagine, gruppi e comunità. Il fenomeno non è causato volontariamente dai social nwtworker che si limitano a fruttare la possibilità di scrivere sul proprio mudo delle facce quello che sperimentano e sentono in un dato momento. Gli effetti dei loro scritti e aggiornamenti di stato si traducono però in cambiamenti dell’umore di chi legge e in reazioni a catena difficilmente gestibili o interrompibili.

Che le emozioni si diffondano rapidamente è un fenomeno noto anche nella vita reale ma finora chi lo ha studiato lo ha sempre fatto analizzando gli effetti emotivi prodotti da contatti diretti e faccia a faccia tra due persone o in gruppi e comunità. Ora le ricerche dimostrano che lo stesso fenomeno è osservabile anche online e che la sua contagiosità è tanto più evidente quanto più ampia è la rete sociale in cui si manifesta.

Lo studio del fenomeno contagio viene solitamente condotta attraverso programmi software capaci di analizzare i contenuti emotivi degli aggiornamenti di stato. L’ultima ricerca condotta da scienziati sociali americani ha interessato gli aggiornamenti di stato su Facebook da gennaio 2009 a marzo 2013 ed è stata effettuata garnatendo l’anonimato delle persone coinvolte e delle loro pafgine Facebook.

Per valutare come e quanto le emozioni individuali possano influenzare amici e conoscenti, gli studiosi hanno preso in considerazione i messaggi pubblicati in giornate piovose o rese noiose e tristi da condizioni climatiche avverse. Il primo dato rilevato è l’influeza negativa del tempo piovoso nella pubblicazione di messaggi negativi (+1.16%) e nel calo di quelli positivi (-1.19%).

Trovati i messaggi negativi, la ricerca si è focalizzata sulle reazioni degli amici e dei contatti che sono stati esposti agli stessi ma che non sperimentavano condizioni climatiche simili nel luogo in cui si trovavano o vivevano. La semplice esposizione ha prodotto un ulteriroe aumento (+129%) di messaggi e reazioni negative.

Per chi fosse interessato i dettagli dello studio sono pubblicati a questo indirizzo: Plos One.

 

* Fonte per l'articolo: The Guardian

 

PS: A breve disponibile in tutti gli store online il libro di Carlo Mazzucchelli "La solitudne del social networker"

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