Redazione SoloTablet
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Oggi stiamo tutti (quasi) confrontandoci con il Coronavirus e il timore di un possibile contagio. Domani però dovremo fare i conti con un altro tipo di contagio, ancor più pericoloso e denso di conseguenze: il contagio della paura.
Segnaliamo una intervista, pubblicata su la Repubblica, fatta al filosofo Halter
Segnaliamo una intervista, pubblicata su la Repubblica, fatta al filosofo Halter
ROMA - "Domenica mattina sono uscito molto presto, perché volevo portare dei fiori sulla tomba di mia moglie Clara, ma tutti i fiorai erano chiusi. Per loro, la serrata di Parigi era già cominciata, quarantotto ore prima che la decretasse il presidente Emmanuel Macron", dice il filosofo francese Marek Halter, 84 anni, protagonista di molte battaglie per i diritti civili e di altrettante iniziative per promuovere la pace nel mondo.
"Oggi, ho paura della paura. Se non si otterranno rapidamente delle risposte a ciò che l'ha fatta nascere, la paura si propagherà ancora più in fretta del coronavirus, trasformando ogni individuo in un nemico potenziale e ogni evento imprevisto in una maledizione. La diffidenza s'insedierà ovunque. E con essa la violenza".
Che cosa dobbiamo fare per evitare che ciò avvenga?
"Ripetere senza tregua quella frase meravigliosa che disse Giovanni Paolo II di fronte a milioni persone il 22 aprile 1978 inaugurando il suo pontificato: 'Non abbiate paura'".
Lei riuscì a scappare con la sua famiglia prima i nazisti chiudessero il ghetto di Varsavia e quello fu senz'altro un altro tipo di confinamento. Ma ieri sera Macron ha pronunciato sette volte la parola "guerra".
"Questa è una guerra che spaventa perché si combatte contro un nemico sconosciuto e invisibile. Prima che i nazisti invadessero la Polonia, quando arrivavano i caccia tedeschi e suonavano le sirene, noi tutti sapevamo che dovevamo scendere in cantina. Oggi, invece, dobbiamo rinchiuderci in casa, contro un nemico inafferrabile".
In Italia si canta dai balconi anche per esorcizzare la paura.
"Ed è forse il modo migliore. Ma in Francia abbiamo un altro problema: le banlieues, dove centinaia di migliaia di studenti non vanno più a scuola. Temo che molti di loro non resisteranno a lungo rinchiusi tra le pareti domestiche, in appartamenti spesso poco accoglienti e sovrappopolati. Che cosa faranno, questi ragazzi? Molti di loro potrebbero scendere per strada, formare delle bande e andare a saccheggiare i grandi supermercati, già svaligiati nelle scorse ore dai miei concittadini. Lo Stato invierà la polizia, poi l'esercito. Ci ritroveremo in guerra, come ha detto in televisione Macron. Si cercherà allora un capro espiatorio, riemergeranno il razzismo e l'antisemitismo, che si riveleranno mortali come l'epidemia".
Ricorda libro di Michel Houellebecq, Sottomissione, in cui un partito musulmano tradizionalista vince le elezioni presidenziali del 2022 in Francia dopo che bande di giovani musulmani hanno creato il caos nel Paese.
"Stavolta però non agiranno in nome di Allah. Ma contro un virus che li terrorizza".
Al momento, però, la quarantena è l'unico modo per sconfiggerlo.
"È allora necessario accompagnarla con programmi pedagogici in televisione e sui social, perché ognuno deve sentirsi coinvolto nello sforzo collettivo per salvare la nazione. C'è una forte volontà di sapere come dimostra l'improvviso e altissimo picco di vendite del libro di Albert Camus La Peste. Devono cessare i dibattiti e i talkshow in cui chiunque parla nel Covid-19 senza conoscerlo, aumentando la nostra angoscia e la nostra paura".
La Cina e la Corea del Sud sembrano esserne usciti.
"Il primo è un Paese autoritario, l'altro democratico. Non so come ci siano riusciti, ma una cosa è certa: dobbiamo dissipare la paura e la collera altrimenti, prima o poi, nel nostro mondo senza profeti saremo costretti a ripensare il nostro sistema politico e le nostre istituzioni".