Ho voluto tracciare il quadro della situazione attuale con il sociologo Pietro Piro.
1- Iniziamo con le parole di Papa Francesco: <<In alcune parti del mondo si sono evidenziate alcune conseguenze della pandemia. Una è la fame. Si comincia a vedere gente che ha fame perché non può lavorare, perchè non aveva un lavoro fisso. Cominciamo a vedere già il dopo. Verrà più tardi ma comincia adesso>>. Cosa ne pensi?
Questa “crisi” non genera inizialmente il “nuovo”. Prima porta a compimento le tendenze già in atto. Le accelera violentemente. I nodi vengono al pettine con velocità inaudita. Tutto quello che vediamo in questi giorni era già drammatico prima: disuguaglianza, povertà, esclusione, potere in pochissime mani, disillusione di molti. La crisi mette tutto in evidenza e ci spinge violentemente di fronte “al mondo malato”. Nonostante ciò, il vecchio portando a compimento, proprio grazie alla forza disgregatrice, genera un mondo nascente, un piccolo bagliore di novità.
2- Da una parte l’emergenza economica, dall’altro, il rischio che possa trasformarsi in una vera e propria bomba sociale.
La “bomba sociale” è esplosa da molto tempo. Come non si fa a sentire “Il grido della terra e il grido dei poveri”? Bisogna essere sordi e ciechi. Questa crisi rende ancora più evidente la miseria del mondo, la sua profonda iniquità.
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3- Si è sentito parlare molto, in queste settimane, di immunità di gregge. Che impatto potrebbe avere da un punto di vista sociologico?
Presto si troverà un vaccino per questo virus. Ma per il prossimo? Non possiamo pensare a forme di “immunità permanente” perché noi siamo esseri biologici limitati. Non siamo immortali e non possiamo continuare a vivere saccheggiando la Terra a nostro piacimento. Questa crisi ci dice moltissimo sul fatto che come specie dobbiamo trovare un nuovo equilibrio con l’ambiente in cui viviamo. Una nuova eco-teologia che permetta la liberazione di tutti gli esseri oppressi (piante e animali inclusi).
4- Quando finirà questo periodo di emergenza, la società si abbraccerà più di prima?
Ho scritto in precedenza che questa crisi potrebbe essere anche una grande opportunità di cambiamento. Tutto dipende dalla nostra capacità di interpretare i “segni”. Possiamo trasformarci in una società più solidale e fraterna o in una società della sorveglianza e della paranoia. Entrambe queste tendenze sociali sono molto evidenti in questo momento. C’è chi sacrifica la propria vita per salvare gli altri e chi vende ai governi nuovi sistemi di controllo e spionaggio. Come sempre, tutto dipende dal nostro livello di coscienza.
5- Tra le varie eredità del coronavirus non possono mancare la responsabilità verso l’altro, l’opportunità di un mondo più digitale e una scuola che non si è fermata.
Anche queste sono “tendenze” che erano già presenti prima. La crisi impone metodi e stili che scompaiono il giorno dopo, il cosiddetto “ritorno alla normalità”. Se in questo periodo alcune pratiche si riveleranno utili ed efficaci entreranno “di peso” negli usi sociali. Il vero problema è la cosiddetta normalità. Io non mi sono mai sentito “sano in un mondo malato” ma piuttosto “un malato in un mondo malato”. Io non voglio in nessun modo tornare “alla vita di prima” perché mi pare, e spero di sbagliarmi, che fosse tanto assurda quanto vuota, tanto ingiusta quanto violenta. Sogno un mondo rinnovato dall’amore e dalla gioia non un semplice e angosciante “mondo di prima”.