Spesso, nel mondo imprenditoriale, si citano le risorse umane, la tecnologia e i mercati come le tre fonti di qualunque economia.
Tuttavia, la digitalizzazione le ha ridefinite, ridistribuendo le risorse umane e diversificando infinitamente i mercati. L' odierna economia è contrassegnata da quella che potrebbe definirsi la "condizione digitale", che è ubiqua e rende vicini tutti e tutto. L' accesso istantaneo a persone, oggetti e servizi promuove una "cultura partecipativa" suscitando nella gente il desiderio di essere coinvolti, un' esigenza alimentata dai social media. La connettività è virale e la reputazione diventa un capitale realmente importante.
Al momento, l' economia digitale è guidata dalle grandi metafore industriali come il cloudcomputing, la cosiddetta "nuvola informatica", o l' Internet degli oggetti, e, più recentemente, i big data. L' aspetto curioso è però che nessuna di queste "innovazioni" è affatto nuova.
Sull’utilità e il danno di Linkedin
Tutta l' informatica di rete, dagli albori di Internet alla memorizzazione effettiva in database indipendenti da dispositivi, ha sfruttato una "nuvola" sospesa in qualche posto in attesa che qualcuno la riportasse a terra. L' Internet degli oggetti è stato inventato due decenni fa da Neil Gershenfeld presso il Center for Atoms and Bits del Massachusetts Institute of Technology, molto prima che la distribuzione di tag e sensori e gli indirizzi univoci dei nostri telefoni diventassero normale amministrazione.
Sembra come se queste parole di moda emergano dalla pratica delle reti per imprimere una nuova direzione al settore delle telecomunicazioni e delle tecnologie dell' informazione e della comunicazione.