La richiesta urlata di passare dalla DAD alla didattica in presenza di migliaia di giovani studenti è per me la dimostrazione di una presa di coscienza, di una maggiore consapevolezza. Non ha nulla a che fare con il rifiuto della tecnologia che è qui per rimanere con noi e continuare a offrirsi innumerevoli opportunità. Si colloca in un cambio di percezione che favorisce una riflessione critica e, a seguire, scelte, decisioni e visioni diverse.
Forse ci stiamo accorgendo (grazie DAD e conferenze Web) che dello schermo si può fare a meno, che i cinguettii non bastano, soprattutto che all’algoritmo non si possa assegnare l’autorità di filtrare ogni cosa.
E’ tempo di cambiare strada (Morin) e regole del gioco (Baricco), di riconsiderare le relazioni umane, di tronare a programmare le nostre vite senza software, di guardare a futuri umani, non necessariamente tecnologici, di cambiare agenda, riconsiderare la libertà perduta online (fake news, disinformazione, consumismo, ecc.), il conformismo dello storytelling e la servitù volontaria.
E’ giunto il tempo della responsabilità e della tecnoconsapevolezza. Il tempo dell’innovazione, non quella tecnologica ma umana, sociale, comunitaria.
FUORI DAI SOCIAL?
O dentro in modo critico, consapevole, solidale e responsabile?
Per me la soluzione è semplice, dentro ma sempre in modo critico e impegnato a suggerire l'adozione di nuove regole.