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SEO per allargare gli orizzonti

SEO per allargare gli orizzonti

26 Agosto 2015 Redazione SoloTablet
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Internet ci ha regalato la libertà, forse anche l’illusione di averla. Online a farla da padrone sono gli algoritmi, di Google Search e non solo. Sono loro a determinare quale contenuto sia più attraente, adeguato, interessante e quale sia il migliore per rispondere alle esigenze del navigante online. Per renderli felici sono proliferate negli anni numerose pratiche SEO (Search Engine Optimization) che coinvolgono migliaia di persone e società. Numerosi sono anche coloro che ritengono inutile la SEO o vi si oppongono credendo di essere dotati di conoscenze e pratiche migliori.

Per parlare di SEO abbiamo intervistato Giulia Serra, HR, Project Manager SEO


Buongiorno, per iniziare ci vuole raccontare qualcosa di lei? A chi si rivolge con le sue attività e come vive l’era digitale che ha trasformato il mondo attuale?

Il mio interesse per la SEO nasce nel recentissimo passato. Nell'ottica di un miglioramento continuo , mi sono resa conto dell'importanza sempre crescente del mondo digital, complice la crisi attuale, che secondo me, nella sua immensa tragedia, può essere vista come un buon momento per allargare i propri orizzonti e abbracciare le tecnologie e le e le sue varie sfaccettature, come la SEO appunto.

Io le chiamo nuove sfaccettature tecnologiche, ma in realtà è l'evoluzione di un concetto vecchio come il mondo: è un nuovo modo di comunicare. 

Di SEO si parla da molti anni. Nel tempo gli algoritmi di Google Search sono costantemente cambiati, in sintonia con gli obiettivi di business di Google. Quali sono secondo lei i motivi per cui oggi bisognerebbe investire in attività SEO? E perché la SEO è così importante?

Cominciamo col dire che la SEO non si può improvvisare.

Certo, l'attitudine è importante, ma come ogni “disciplina” ha bisogno di studio. Non comprendendone le potenzialità, molti non sentono il bisogno di investirci, pur avendo un sito, perchè “tanto c'è mio cugino che smanetta un po' su internet e me lo sistema lui”. Nulla di più sbagliato, sarebbe come dire che una sarta cuce un vestito meraviglioso, ma non lo confeziona, non lo  stira o peggio ancora lo chiude in un armadio dove nessuno lo vedrà.

Non fare SEO, può addirittura danneggiarti. Molti siti hanno errori banali e grossolani che non permettono a google di individuarti. Di conseguenza non esci nelle ricerche. E' come se sul web la tua attività non esistesse. 

Non tutti concordano sul fatto che la SEO risponda ai bisogni di chi vi investe e alle promesse in essa comprese. Molti sostengono di avere risultati buoni anche senza SEO. Cosa c’è di errato in queste scelte e comportamenti. Cosa direbbe a un potenziale cliente che manifestasse scetticismo e resistenza all’investire in questo tipo di pratiche?

Può capitare che la SEO non risponda ai bisogni.

Spesso un cliente nemmeno conosce i suoi reali bisogni; riporto una frase di Henry Ford, costruttore di automobili;”se avessi chiesto alla gente di cosa avesse bisogno, avrebbero risposto di cavalli più veloci”, mentre la vera necessità era di spostarsi con più velocità da un posto all'altro. Alcune persone, come ho detto prima, hanno attitudine alla SEO e alla comunicazione in generale.

Ritengo di essere una di quelle, ma per tante cose alle quali puoi arrivare a intuito, ce ne sono altrettante che vanno studiate a tavolino. Infine tutto è migliorabile. Non credo che Leonardo da ragazzo abbia pensato “ sono già bravino con la pittura e le invenzioni. In fondo funziona pure così”.

Ovviamente con un cliente sceglierei parole differenti, ma il sunto è questo. 

SEO, storytelling, social media marketing, SEM, ecc. Sono tante pratiche che sono emerse negli anni come utili per trasformare in digitale molti aspetti del business. Sono pratiche che coinvolgono migliaia di operatori e professionisti. Come vede lei questo mercato in Italia? Non crede che ci sia un surplus di offerta e che molta di essa sia inadeguata? Non crede che anche la domanda sia altrettanto inadeguata?

Se parliamo di SEO, SEM, e social media marketing credo che in Italia siamo appena agli albori e che queste tecniche prenderanno sempre più piede nel mercato italiano. Dovremmo essere noi bravi ad amalgamarli con la nostra realtà italiana: cioè un mercato peculiare fatto in larga parte da micro aziende e PMI.

Parlando di storytelling e canali social in generale, l'Italia sembrerebbe partire avvantaggiata, pur non sapendolo: oggigiorno quasi tutti sono, in un modo o nell'altro sui social, raccontano storie o descrivono immagini. Il gap tra questo e storytelling o descrizione sui social è che queste vengono fatte “a sentimento” senza tenere conto di algoritmi o di parole chiave.

Che senso ha scrivere qualcosa di bello e interessante per lasciarlo chiuso in un cassetto?

Domanda e offerta in Italia, al momento sono sicuramente inadeguati: sono semplicemente sbagliati. Di SEO, SEM o Social Media Marketer in Italia, al momento, ce ne sono pochi: come dicevo non è una figura che si improvvisa o si fa fare al direttore commerciale per tagliare i costi. Chi si improvvisa a fare un mestiere getta ombra su tutto il settore creando il surplus di offerta, che però in realtà è fittizia, essendo composta in larga parte da professionisti “improvvisati”. Scusi la durezza dell'affermazione, ma la mia percezione è questa. Idem con l'offerta, che segue gli standard di un mercato “annacquato”. 

Infine una domanda filosofica. Praticando un’attività volta a soddisfare gli algoritmi non le sembra di contribuire alla costruzione di una realtà dominata dalle macchine? E’ come se ci si adeguasse al codice straniero che fa funzionare gli algoritmi e decide per noi cosa sia bene e male, cosa si debba comperare e quando, ciò che conviene pubblicare o meno, come va scritto e quanto deve essere esteso, ecc. Come professionista lei non si pone mai domande di questo tipo?

Certamente si, è un quesito che mi sono posta. La risposta è no, la realtà secondo me non è e non sarà mai dominata dalle macchine. Le macchine, per quanto possa sembrare scontato, sono progettate e programmate dagli uomini.

E gli uomini possono e devono usarle per migliorare la propria vita, il proprio lavoro e la propria situazione lavorativa. Le macchine sono macchine: se poi vengono utilizzate male...   Se posso fare una confessione ho scelto di vivere in un paese, comprare dal negozietto sotto casa, andare al solito bar per fare due chiacchiere col barista. Sono seriamente convinta che tecniche come la SEO possano aiutare i piccoli negozi molto più dei grandi colossi commerciali. E possano far tornare le nostre città e i nostri paesi più a misura di uomo. 

Per terminare e ringraziandola vuole aggiungere altro? 

Lavorativamente nasco nel settore delle risorse umane.

Mi sono approcciata alla SEO, inizialmente, con curiosità. Purtroppo vedo in molti annunci per selezioni lavorative tanti approcci sbagliati: credo che il primo passo di una SEO italiana, la vedremo proprio nel settore delle risorse umane e più precisamente nella selezione: la massa degli annunci sono generici e poco puntuali, con il risultato che abbiamo domanda e offerta , già sbilanciata per il periodo storico, che non si incontrano, per algoritmi “messi male” da un professionista che tanto professionista non è. In realtà questo processo sta già timidamente iniziando.

Grazie a lei!

 

 

 

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