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Addio a Marvin Minsky, padre dell'intelligenza artificiale

Addio a Marvin Minsky, padre dell'intelligenza artificiale

27 Gennaio 2016 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Marvin Minsky, scienziato, matematico e uno dei padri dell’intelligenza artificiale è morto all’età di 88 anni per una emorragia cerebrale. Il suo libro ‘La società della mente’ del 1985 ha fatto da pietra miliare per tutti gli studiosi che si sono occupati di intelligenza artificiale. Un libro che esplorava le strutture cognitive e funzionali del cervello fornendo una comprensione dei loro meccanismi e interazioni nella produzione di intelligenza e pensiero.

Marvin Minsky non è stato solo uno scienziato ma anche un filosofo cognitivo che con il suo lavoro di ricerca speculativa ha fornito materiale di conoscenza a generazioni di ricercatori e studiosi impegnati nella costruzione ed esplorazione di intelligenze artificiali. Un pioniere considerato tra i padri dell’intelligenza artificiale che ha ispirato con il suo lavoro l’invenzione del personal computer e di Internet.

Marvin Minsky ha dimostrato con il suo lavoro la possibilità di costruire macchine e computer capaci di interagire in modo intelligente e grazie alla elaborazione cognitiva con gli umani. Tra i fondatori del MIT (M.I.T. Artificial Intelligence Project), Marvin Minsky ha affiancato la sua attività di ricercatore con una vasta opera di divulgazione che ha fornito e alimentato  molte delle visioni che guardano al computer come ad un amplificatore potente delle capacità umane e non solo come una macchina computazionale. Con le sue visioni ne ha liberato le prospettive e contribuito alla evoluzione tecnologiche degli ultimi decenni in termini di macchine intelligenti, robot e cyborg vari.

Convinto della potenzialità della tecnologia, Minsky ha lavorato fin dagli anni 50 a progetti finalizzati a descrivere i processi cognitivi e psicologici umani e a produrre teorie e idee su come applicarli e ricostruirli all’interno di macchine intelligenti.

Il suo ruolo di pioniere va oltre l’intelligenza artificiale. Convinto del ruolo e dell’impatto profondo della tecnologia ha contribuito a produrre cultura tecnologica ed è stato tra i primi sostenitori di quello che sarebbe diventato il movimento Open-Source. Ha fatto parte anche del progetto ARPAnet, l’antesignano della Internet dei nostri giorni.

Nel suo lavoro di ricerca Minsky ha inventato alcuni dei primi scanner visuali e mani artificiali dotate di sensori tattili, aprendo la strada alla robotica moderna. Nel 1951 ha realizzato il primo computer dotato di una rete neuronale e capace di apprendere  e nel 1956 un microscopio ottico ad alta risoluzione, ancora oggi usato in molti laboratori di biologia.

La sua notorietà è legata al suo lavoro di ricerca ma anche di quella intellettuale e divulgativa che ha contribuito a formare schiere di scienziati e studiosi e di numerosi e semplici curiosi che hanno costruito la loro conoscenza tecnologica sui suoi libri. Amava la musica e suonava il pianoforte.

Il suo nome rimarrà legato all’opera La società della mente, un libro di stampo cognitivista nel quale proponeva l’idea di una intelligenza prodotto della interazione di una miriade di agenti diversi collegati tra di loro e dell’assenza di differenze reali tra uomo e macchina. L’essere umano è per Minsky una macchina composta da agenti semiautonomi e non intelligenti capaci di interagire e cooperare alla formazione di pensieri e intelligenza: “la mente è semplicemente quello che fa il cervello”.

Oggi molte ricerche permettono di contrapporre alle tesi di Minsky nuove visioni e idee del cervello ma molte di esse sono comunque partite dal lavoro di Minsky e dalla sua ricerca.

 

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