Ai-da non è nuova sulla scena artistica. Affonda le sue origini in anni di ricerca e sviluppo e oggi celebra il suo successo con esibizioni museali e con un'agenda piena di impegni, forse molto più di quanto non lo siano le agende di molti artisti, bravi ma che faticano ad attirare l'attenzione degli algoritmi e del pubblico.
"Cosa farà l'uomo per non essere disumanizzato dalla macchina, per dominarla, per renderla moralmente arma di progresso?" - Ungaretti, La civiltà delle macchine 1953
Le opere di Ai-Da hanno già raggiunto quotazioni milionarie, e a Cambridge nel 2019 le è stata dedicata anche una retrospettiva. Per Aiden Meller, direttore della Barn Gallery, "si tratta di una nuova voce nel mercato dell’arte. La mostra - dice - è andata esaurita, rappresenta un successo incredibile. Un segno di tempi nei quali le intelligenze artificiali stanno penetrando in ogni ambito di vita e disciplina e grazie ai loro algoritmi di deep learning e machine learning stanno dimostrando quanto sia forte l'accelerazione della loro evoluzione.
Le IA fanno parte ormai stabile dello storytelling mediale, conformisticamente centrati su un futuro dominato dalle macchine e su un presente che sta forse anticipando quello che succederà e ciò che, come esseri umani, saremo. Tutti gli artisti, in ogni epoca, hanno avuto come scopo principale quello di riflettere la società in cui vivevano. Ai-Da riflette l’uso contemporaneo delle tecnologie e ci porta a pensare a ciò che siamo.
Dopo avere esposto al Design Museum di Londra (in mostra fino a fine agosto) Ai-da si sposterà al Porthmeor Studies di St Ives in Cornovaglia dedicandosi a sculture ispirate a Naum Gabo e Barbara Hepworth nel tentativo di dimostrare la sua estrema versatilità e la sua 'concezione' dell'arte come comunicazione. La sua specializzazione (algoritmica) è l'autoritratto. Con i suoi occhi cibernetici, che non vedono, scruta sè stessa riflessa in qualche specchio e si disegna. Ai-da come molti altri risultati dello sviluppo delle intelligenze artificiali alimenta il dibattito sulle IA e sulle relazioni future tra umani e macchine o robot. Il dibattito forse dovrebbe essere concentrato sul futuro degli esseri umani ma una IA è sicuramente oggi più trendy e glamour di quanto non sia la sorte di esseri mortali che stanno evidenziando tutto il loro ritardo nel muoversi dentro i sistemi complessi che abitano da tempo.
Siamo di fronte a una vera rivoluzione. Macchine simbiontiche, cyborg umanoidi, fatte di viti, cavi, componenti di acciaio e plastiche ultraplasmabili e siliconiche, stanno ormai dimostrando di poter competere con gli umani in ambiti sempre più ampi e destreggiandosi con efficacia e noncuranza in sfere fin qui di pertinenza soltanto umana. Le IA sono usate in Cina per i programmi di riconoscimento facciale finalizzati al controllo e alla sorveglianza, nelle scuole cinesi per permettere ai bambini di superare i tornelli di ingresso alle scuole ma anche per catturarne, in classe, le loro espressioni facciali e emotive per calibrare meglio reazioni e interventi futuri, sono usate nella modalità GPT-3 per generare sistemi linguistici basati su linguaggi naturali e molto altro ancora.
Anche se la distanza tra una macchina senza cuore, sangue, sistema linfatico, cervello o coscienza e un essere umano è ancora grande, forse incolmabile fa impressione sentire Ai-da che, intervistata durante le sue esibizioni, ammette di non avere emozioni ma vuole produrre arte per far pensare, alimentare il dibattito artistico e soddisfare con le sue opere il suo pubblico. Al momento umano, domani forse fatto di altre macchine...
Chi ha progettato Ai-da ammette che sia facile dimenticare che l'artista cyborg non è umana. Colpisce che la riflessione sia accompagnata dalla preoccupazione per gli sviluppi odierni delle intelligenze artificiali perchè il confine tra uso e abuso sta diventando sempre più labile. Pur ammettendo l'esistenza di molteplici rischi che farebbero nascere problemi etici chi ha progettato Ai-da non sembra comunque propenso a fare alcuna scelta per abbandonare il progetto a cui sta lavorando. Dimostrando così la falsa coscienza, condivisa con molti scienziati, nella costruzione di una realtà che potrebbe vedere il superamento dell'homo sapiens.
Di fronte alle opere di Ai-da si può rimanere estasiati per quanto la sua intelligenza artificiale è in grado di produrre. Oppure potrebbe riflettere sulle reazioni che nascono dall'esperienza visiva per interrogarsi non soltanto sull'IA artista ma sul destino dell'uomo in un modo sempre più mediato e/o colonizzato dalla tecnologia.