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La tecnologia si prepara a cambiare la nostra vita intima, amorosa e sessuale

La tecnologia si prepara a cambiare la nostra vita intima, amorosa e sessuale

08 Aprile 2016 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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Altro che Realtà Virtuale! L’evoluzione della tecnologia è tale da poter cambiare negli anni a venire la natura umana e le vite personali degli individui. Lo farà attraverso sensori, cerotti adesivi o tatuaggi e altre tecnologie integrate con l’organismo umano, sotto la pelle o sulla sua superficie, capaci di mostrare e condividere emozioni, esperienze e connessioni intime grazie a informazioni biometriche. Prima creando situazioni familiari, amicali, sessuali nelle quali sentirsi a proprio agio nel manifestare, esplorare ed esprimere emozioni intime e poi favorendo livelli di relazione sempre più sofisticati

Tecnologia e emozioni

Si definisce come tecnologia emozionale l'insieme di soluzioni tecnologiche evolute, capaci di provocare coinvolgimenti emotivi e di relazionarsi agli esseri umani in modalità simili a quelle tipicamente umane, generalmente basate sulla empatia, l'intimità e il riconoscimento della reciproca vulnerabilità. Sono soluzioni come l'applicazione Affectiva, prodotta da uno spin-off del MIT, e basata sull'idea (‘affective computing’) di un dispositivo dotato di intelligenza artificiale emotiva e capace di riconoscere le emozioni umane in base alle espressioni facciali dell'utente, o come Jibo, un piccolo robot creato da Cynthia Breazeal pensato come un componente della famiglia con il compito di leggere e raccontare storie ai bambini prima di andare a letto e di comunicare con loro o di conversare brevemente sfruttando la capacità di riconoscere le espressioni facciali del bambini.

La tecnologia emozionale rappresenta un filone di ricerca e sviluppo ricco di novità e destinato a soprendere in futuro per le sue implicazioni psicologiche e sociali. Oggi descrive un insieme di prodotti, dispositivi, programmi e sistemi interattivi e utilizzabili in ambiti diversi come il marketing. la vendita, il customer service, le installazioni museali, la progettazione e il design ma anche applicazioni note come assitenti personali disponibili sui dispositivi mobili (Siri, Cortana, Google Now, ecc.). Domani nuove tecnologie, nella forma di sensori e componenti elettronici dotati di intelligenza artificiale e direttamente integrati (impiantati) nel corpo umano saranno in grado di percepire il nostro umore, comprendere le nostre emozioni, comunicarle ad altri e aiutarci a gestirle in modo efficace. In futuro vere e proprie macchine dotate di intelligenza artificiale e di provare emozioni (alcune).

Realtà presenti e scenari futuribili

Essere in grado di gestire le proprie emozioni significa essere dotati dell'abilità di comprenderle, di saper ascoltare gli altri in modo da creare interazioni empatiche con le loro emozioni e di saperle esprimere in modo efficace e con i risultati desiderati. Saper leggere e capire le proprie emozioni significa essere in grado di gestirle in modo da migliorare la propria qualità della vita e quella delle persone con cui ci si relaziona. E' una ablilità dalla quale derivano migliori relazioni, opportunità affettive e sessuali, nuove possibilità di scambio e collaborazione, spirito di gruppo e senso di comunità.

Sul tema dagli anni settanta si sono sviluppate numerose teorie, spesso legate a quella della intelligenza emotiva (Steiner, Goleman, ecc.). Oggi tutte queste teorie devono confrontarsi con l'evoluzione della tecnologia e il ruolo che essa sta giocando nel dare forma a nuovi tipi di esperienze emotive nelle quali componenti tecnologici e programmi/APP software giocano un ruolo sempre più determinante, non necessariamente negativo. Devono fare i conti anche con la digitalizzazione del corpo umano avvenuto negli spazi sociali della Rete, un corpo che vive emozioni allargate, simili ma non uguali a quelle delle persone che a quel corpo digitale (profilo) hanno dato forma attraverso la creazione di un account. Questo corpo digitale è in grado di produrre molte più interazioni e relazioni del corpo fisico, hanno con esso un connessione circolare fatta di feedback e contro-feedback che disegnano i confini i nuovi confii identitari ma anche emottivi e affettivi. Il nostro corpo digitale, esso stesso componente tecnologico, condiziona la nostra vita digitale e quella reale aprendo scenari inimmaginabili e, per alcuni, inquietanti.

Anche se oggi è difficile riuscire a immaginare una macchina dotata di intelligenza emotiva, tra gli scenari futuri descritti da alcuni futuristi non manca la visione di un mondo relazionale e affettivo dominato o determinato dalla tecnologia e nel quale gli esseri umani si troveranno ad interagire con macchine capaci di emozioni, corpi digitali rivestiti e capaci di esprimere emozioni diverse derivate dal loro creatore umano ma anche di produrne essi stessi di uove, con robot umanoidi o capaci di modificare i loro comportamenti in base alle informazioni biometriche ricevute (lettura delle facce e altri segnali del corpo), con dispositivi dotati di assistenti personali dotati di voce e domani di corpi olografici e capaci di produrre emozioni.

Tra i futuristi che si sono cimentati nel prevedere macchine emozionali ed emotive c'è Heather Schlegel, una scienziata sociale che studia i cambiamenti tecnologici, culturali, finanziari, relazionali e sessuali delle persone in un’era dominata dalla tecnologia. Non solo in termini di social network e media sociali ma anche di nuove generazioni di sensori capaci di monitorare, percepire, tracciare le nostre esperienze psicologiche e di agire sulle nostre emozioni, relazioni intime, affettive e sessuali. Secondo la Schlegel film recenti come Her , reso popolare dalla potenza erotica e sensuale della voce della sua protagonista femminile, tecnologica e invisibile, illustrano e anticipano la realtà futura. Una visione futuristica da spsotare probabilmente molto in là nel tempo ma non per questo ritenuta impossibile da realizzare.

Siamo solo all’inizio di una rivoluzione destinata a produrre cambiamenti radicali nei modi con cui costruiremo le nostre relazioni intra e interpersonali. E in queste relazioni i soggetti coinvolti non saranno in futuro necessariamente solamente umani (vedi quanto scritto da Ray Kurzweil sulla Singolarità)!

Visioni e idee a confronto sui social network

Molti pensano che le nuove tecnologie rubino tempo e risorse alle persone imprigionandole negli spazi connessi ma chiusi dei social network e contribuendo alla diminuzione e qualità delle interazioni umane. Sul muro delle facce a incontrarsi, parlarsi e legarsi sono semplici profili algoritmici e tecnologici (corpi digitali), oggetti inanimati incapaci di esprimere la ricchezza delle emozioni e dei sentimenti umani così come lo stesso livello di coinvolgimento.

Altri credono al contrario che le nuove tecnologie, in particolare i social network e i dispositivi mobili, stiano dando un grande contributo alle relazioni umane grazie a nuove esperienze globali fatte di reti sociali, condivisioni, cinguettii, scambio di fotografie e messaggi. E’ come se queste tecnologie mantenessero aperta una finestra all’interno degli spazi abitati e dei mondi esperiti dalle persone con cui si è connessi dando loro la possibilità di mantenere a loro volta una finestra aperta sugli altri. La visibilità reciproca, più della connettività, contribuisce a far crescere la conoscenza reciproca, la familiarità, la fiducia ed eventualmente la relazione amicale, affettiva e sessuale. Le tecnologie sono semplici ma potenti strumenti che aprono alle persone nuovi canali esperienziali permettendo loro di fare delle scelte e decidere cosa vogliono sulla base dei loro bisogni, desideri, emozioni e affetti. Lo strumento tecnologico non è obbligatorio, può essere usato in modo ottimale e intelligente in alcune fasi della relazione e abbandonato quando si vuole a favore di interazioni e relazioni prettamente umane.

Bisogni che la tecnologia può soddisfare

L’uso che viene fatto della tecnologia sembra essere motivato dal bisogno di risolvere problemi individuali legati alla capacità di costruire relazioni umane e creare momenti di intimità. E’ come se ci si rivolgesse alla tecnologia per riparare qualcosa che è già rotto in partenza e che probabilmente neppure la tecnologia sarà in grado di riparare. L’intimità non nasce dall’avere un rapporto sessuale ma dall’empatia e dalla condivisione delle reciproche vulnerabilità. Si possono avere rapporti sessuali senza alcuna intimità e al contrario essere molto intimi in assenza di rapporti sessuali perché empatici, capaci di capirsi, tolleranti e compassionevoli gli uni con glia altri.

La rivoluzione tecnologica è calata sulle relazioni umane con l’arrivo dei social network. La prossima sarà determinata dalle tecnologie indossabili, nella forma di sensori, cerotti, tatuaggi e altre tecnologie elettroniche flessibili e integrabili nel e sul corpo umano e capaci di catturare, monitorare e comunicare emozioni e dati biometrici.  Queste componenti tecnologiche faranno da ponte tra il corpo macchina umano (il cervello e tutto ciò che usiamo per percepire la realtà e interagire con il mondo esterno) e le macchine che arriveranno (umanoidi, cuborg, robot e ,macchine intelligenti varie) definendo relazioni, esperienze e opportunità che aumenteranno con l’arrivo di nuovo software e nuove applicazioni. Le nuove esperienze avranno bisogno di nuovi linguaggi e alfabeti per esprimere emozioni di amore, rabbia, ira, paura, ecc. e di comunicarle nel modo corretto.

Lo sviluppo richiederà del tempo ma l’evoluzione rapida delle tecnologie attuali sembra indicare che la cosa sia diventata possibile.

Servono nuovi linguaggi

Definito e condiviso un linguaggio, corpo umano e componenti tecnologiche potrebbero interagire e collaborare insieme per dare forma a nuove esperienze, siano esse lavorative, artistiche, relazionali e intime. I nuovi linguaggi serviranno a fornire strumenti per le nuove forme relazionali che si stanno affermando, diverse da quelle tradizionali, sia per i cambiamenti che la tecnologia ha prodotto nella società sia per cause economiche (la crisi) e sociali (la crisi della famiglia tradizionale e l’emergere di forme alternative di famiglia, sia eterosessuali sia omosessuali) che stanno modificando la vita delle persone e le loro relazioni.

Un impulso grande allo sviluppo di nuovi linguaggi relazionali verrà dall’intelligenza artificiale di cui saranno animati numerosi assistenti personali e robot che arriveranno e dei quali abbiamo già oggi alcuni esempi concreti sui dispositivi mobili nella forma di oggetti tecnologici con cui è possibile interagire vocalmente e che sono capaci di eseguire ordini, di segnalare e comunicare notifiche e messaggi ma anche di anticipare e soddisfare bisogni non espressi esplicitamente o verbalmente.

Al momento questi oggetti sono incapaci di emozioni reali e di comprenderne la logica umana ma l’evoluzione del software di intelligenza artificiale è continua e si arricchirà in futuro anche della capacità tipicamente umana di provare, capire e gestire le emozioni attraverso interfacce emozionali apposite e soprattutto interfacce personalizzate per garantire la specificità tutta umana della neurodiversità (nessun cervello umano è uguale a  un altro così come tutte diverse sono le modalità da esso usate per percepire il mondo esterno).

Grazie a nuove interfacce le nuove tecnologie saranno in grado di contribuire anche alla vita sessuale delle persone e alla vita di coppia e raggiungere nuovi livelli di intimità. Già oggi è possibile condividere con altri le emozioni provate durante rapporti sessuali con il partner usando braccialetti elettronici indossabili, domani una miriade di prodotti e soluzioni tecnologiche permetteranno di soddisfare i bisogni più segreti e i desideri più sfrenati, anche con oggetti e surrogati tecnologici come quello mostrato nel film Lars e una ragazza tutta sua di qualche anno fa.

Le emozioni mediate tecnologicamente dei social network e evoluzioni tecnologiche future

Lars e una ragazza tutta sua (Lars and the Real Girl) è un  film del 2007 diretto da Craig Gillespie. E' la storia di Lars, un ventisettenne introverso che vive in un piccolo paese del Winsonsin, con pochi amici ed una inesistente vita sociale. Ha molta difficoltà ad intrattenere rapporti normali, con le persone ma poi incontra su Intenet una dolce e timida ragazza con il nome di Bianca, la donna dei suoi sogni. Bianca ha una particolarità, non è una ragazza in carne e ossa, bensì una bambola umanoide in silicone a grandezza naturale.

Chi vuole catturare e condividere le emozioni che sta vivendo in un dato momento o situazione della sua vita giornaliera può già farlo oggi, usando social network come Twitter (brevi messaggi), Snapshot, Instagram (immagini), o Periscope (video in tempo reale).

Non tutti avranno bisogno di nuovi livelli di intimità generati da strumenti tecnologici ma chi ha questo bisogno potrà sfruttare le nuove tecnologie e verificare in che modo esse possono essere di aiuto nella ricerca, nella scoperta ed esperienza di nuove emozioni e di nuove relazioni intime con altre persone.

Nella condizione di avere questo tipo di bisogno è Theodore,  il protagonista del film Her che finisce per innamorarsi dell’intelligenza artificiale del suo assistente personale di genere femminile e di sperimentare con lei nuove forme di intimità e relazione. La relazione con Samantha illustra in che modo grazie a nuove emozioni e relazioni una persona, nel film Theodore, possa crescere, superare momenti di difficoltà e tornare a credere in se stesso e negli altri. Poco importa se Samantha è un Bot tecnologico in veste di donna affascinate e dalla voce sensuale.

Ma le macchine possono provare emozioni?

Quanto detto fin qui è coerente con molta letteratura e le molte narrazioni correnti online che fanno affidamento sulla volontà di potenza della tecnologia e sulla sua capacità pervasiva in ogni ambito umano. La retorica corrente finisce però per mettere in secondo piano la riflessione critica e la capacità di porre delle domande, una su tutte: ma le macchine possono provare emozioni e se sì quali?

In teoria ogni processo neuronale può essere riprodotto digitalmente (How to Create a Mind di Ray Kurzweil) anche se il cervello è fondamentalmente una macchina analogica. In teoria però,  perchè evitando di farsi intrappolare dallo tzunami delle neuroscienze, siamo ben lontani dal poterlo fare. Inoltre potrebbe non avere alcun senso farlo, soprattutto quando si parla di emozioni. In che modo si esprimerebbe ad esempio una macchina colpita da una forte emozione di rabbia o di ira? Che senso avrebbe riprodurre in un robot umanoide emozioni solitamente determinate da ormoni o componenti chimici come la melatonina di cui il corpo umano, a differenza della macchina, è dotato.

Le emozioni non emergono per caso ma sono sempre il prodotto o la reazione a qualche stimolo esterno o interno. Si può provare felicità per avere ricevuto un regalo (stimolo esterno) o per essersi ricordati di un regalo ricevuto in passato (stimolo interno e prodotto di un atto cognitivo).

Se si guarda alle emozioni come reazioni che emergono spontaneamente come risultato di una azione o un pensiero, anche le macchine potrebbero sperimentarle. Un computer capace di comunicare e interagire potrebbe ad esempio essere programmato per esprimere gioia o rabbia per avere superato o fallito un compito a lui/lei assegnato. Azioni diverse potrebbero essere associate a emozioni diverse come la sorpesa, la rabbia, l'ira, la paura, il risentimento, la tristezza, la nstalgia, ecc. Tutte queste emozioni potrebbero essere riprodotte e comunicate attraverso linguaggi appositamente studiati e praticabili su canali di inetrazione con gli esseri umani come le chat, la lettura, la voce.

Il computer o l'intelligenza artificiale della macchina non sarebbe comunque in grado di riprodurre emozioni più profonde come quelle legate agli aspetti psicologici delle emozioni. Una macchina ad esempio difficilmente sarebbe in grado di sperimentare il senso di benessere e la serenità della mente nei quali l'essere umano ama, quando può, crogiolarsi. Non potrebbe perchè la macchina non può sapere quando i suoi bisogni sono stati soddisfatti, nè sentirsi sazia, rilassata, in salute e in una condizione di sicurezza (come avrebbe reagito emotivamente un robot emozionale se si fosse trovato all'aeroporto di Bruxelles durante l'attacco di Daesh?).

L'intelligenza artificiale continua a evolvere e potrebbe generare emozioni esattamente come fa la neocorteccia temporale (ma anche l'amigdala, e il sistema limbico, l'ippocampo e i centri del sistema nervoso vegerativo collocati nel tronco dell'encefalo) del cervello umano. Tra le emozioni sperimentabili da un robot o da una machcina dotata di intelligenza artificiale ci sono la gioia e la soddisfazione, il disappunto e la tristezza, la sorpresa, la paura, il risentiment, la rabbia, l'amicizia. Molte di più quelle che difficilmente riuscirebbe a sperimentare, tra queste la fame e la sete, l'ubriacatura e il piacere gastronomico, la nausea, la gelosia, l'istinto materno o paterno, la fatica, l'irritabilità e la grande emozione del sognare.Inoltre anche se le macchine fossero state istruite a provare emozioni non sono ancora in grado di farle crescere apprendendo e maturando nel tempo.

Molti di quelli che sembrano oggi ostacoli insomontabili possono essere bypassati e in futuro risolti ma ciò comporterebbe probabilmente una intelligenza artificlale, capace di produrre e dare forma a emozioni, impiantata su un corpo umanoide, un corpo artificiale dotato di componenti simili a quelli umani e collegati al cervello artificiale, un corpo caratterizzato da un genere, dalla capacità di praticare rapporti sessuali e di sentirsi attratto da altri corpi, umani o anch'essi artifificiali.

Sono mete che appaiono ancora lontane ma che sono percepite come possibili, soprattutto da coloro che credono nella singolarità di Krzweil (avvento di una intelligenza superiore a quella umana, anche artificiale, e ai progressi tecnologici che, a cascata, si presume seguirebbero da un tale evento, salvo che non intervenga un importante aumento artificiale delle facoltà intellettive di ciascun individuo -Wikipedia) e nell'avvento della società delle macchine intese anche come robot umanoidi dotati di sembianìze umane, di intelligenza e della capacità di provare emozioni.

Quando questa macchina sarà realizzata noi probabilmente non ci saremo più e difficilmente potrà ancora essere chiamata macchina o Robot nel suo significato originario di Robota (servitù). Sarà una macchina evoluta con cui interagiremo come facciamo con altre macchine umane (dotate di corpi biologici), probabilmente anch'esse modifciate tecnologicamente, integrate con componenti tecnologici e aumentate con software e intelligenze artificiali.

Riferimenti bibliografici

 

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