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Lo Storytelling non è più sufficiente!

Lo Storytelling non è più sufficiente!

16 Novembre 2017 Redazione SoloTablet
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Lo storytelling online è diventato pratica diffusa soprattuttp dopo l'arrivo di meccanismi di blocco delle pubblicità online. Con milioni di utenti che hanno attivato questo meccanismo lo storytelling è diventato il modo ideale per raggiungerli, oltre che una pratica SEO. E se oggi anche lo storytelling andasse ripensato...?

Annunciare la morte delle narrazioni online (storytelling) è certamente prematuro. E' anche un'attività ricorrente almeno da alcuni anni. Verrebbe da dire che se lo storytelling è morto, viva lo storytelling! Le narrazioni online legate a una Marca e ai suoi marchi hanno arricchito la Rete di racconti e storie che sono servite a costruire relazioni forti con consumatori e clienti e a coinvolgerli in esperienze utente di qualità e gratificanti. Adesso si ritorna a parlarne perché alcune Marche importanti lo fanno (Mastercard ad esempio) sottolineando la necessità di superarne i limiti, legati a consuetudini e pratiche non più allineate con la nuova testa e i comportamenti emergenti dei consumatori.

Consumatori che hanno da tempo deciso di interrompere il legame con le Marche, garantito e promosso attraverso campagne digitali marketing e promozionali, bloccando le inserzioni pubblicitarie online con l'attivazione dell'ad-block. Non è un caso che distributori di contenuti in streaming come Netflix li mettano a disposizione senza infliggere agli utenti alcuna interruzione pubblicitaria.

I consumatori sono alla ricerca continua di esperienze di acquisto senza soluzione di continuità, attraverso i media da loro utilizzati. Sono sempre meno permeabili a interazioni che non siano strettamente legate alla loro esperienza e al contesto nel quale essa sta avvenendo, sia essa online, in un punto vendita o in una strada dello shopping cittadino.

Se questi sono i nuovi comportamenti e bisogni emergenti, anche lo storytelling comincia ad apparire obsoleto e pratica da ripensare. Il riferimento va allo storytelling condotto ancora in forme tradizionali, consuetudinarie e spesso legate a logiche SEO. La semplice comunicazione fatta di racconti e narrazioni non genera automaticamente esperienze e sembra sempre meno in grado di catturare attenzione, creare coinvolgimento e rubare il tempo al consumatore distraendolo da altre attività.

 

Allo storytelling il consumatore, sempre in mobilità con le sue protesi tecnologiche, sempre connesso e socialmente coinvolto dalle sue attività sui social network, sembra oggi preferire le esperienze reali che caratterizzano le sue azioni di ricerca, scelta e acquisto delle marche (marchi) da scegliere e dai prodotti da acquistare.

Se questa è la realtà emergente più dello storytelling converrebbe trasformare ogni consumatore in un testimone o ambasciatore vivente della bontà di un prodotto o di un Brand e in un narratore parlante della qualità esperienziale che è in grado di regalare.

Questa idea è stata sostenuta recentemente a un vonvegno dal responsabile marketing di MasterCard che ha coniato un nuovo neologismo: storymaking. E' un'idea che si sposa perfettamente con l'affermarsi dell'influencer marketing ma anche con le numerose soluzioni di Realtà Virtuali e Aumentate oltre che di Intelligenza Artificiale nella forma di assistenti personali e chatbot.

Le nuove soluzioni tecnologiche servono a creare momenti di interazione tra un marchio e il consumatore in modi completamente nuovi. Modi che sfruttano l'uso continuo e corrente dei media digitali, il consumo di contenuti e narrazioni che ne viene fatto. Modi che traggono vantaggio del fatto che lo sguardo del consumatore è sempre agganciato allo schermo di un dispositivo mobile.

Catturare lo sguardo è un modo per creare maggiore coinvolgimento, per provocare reazioni e favorire interazioni creative, ad esempio attraverso l'uso di influencer, celebrità o ambasciatori di un marchio o di una Marca, e relazioni personalizzate durature nel tempo.

L'approccio sembra simile a quello dello storytelling ma lo è solo in parte. Invece di chiedere al consumatore di usare uno smartphone per entrare dentro una narrazione, lo smartphone guarda direttamente il consumatore con campagne mirate, personalizzate, contestualizzate e capaci di arricchire l'esperienza di acquisto in corso con altre esperienze. Più che cercare il coinvolgimento attraverso storie emozionanti e ben raccontate il nuovo approccio punta a favorire esperienze dirette in stretta relazione con l'influencer di turno. Non è un caso che l'attenzione di molti uffici marketing sia oggi puntata su piattaforme come Snapchat e Instagram piuttosto che su Facebook o Twitter.

La novità in arrivo, ancora in fase di sperimentazione ma pratica sempre più diffusa, è l'uso dei nuovi dispositivi vocali, come Google Home, Alexa di Amazon, ecc.,  dotati di qualche forma di intelligenza artificiale. Strumenti con i quali è più semplice e rapido interagire con un utente o consumatore per affiancarlo nella sua esperienza di acquisto.

Le novità emergenti non permettono di concludere che lo storytelling sia una pratica superata. Suggeriscono però una riflessione sulle trasformazioni avvenute nel mercato e nella società come effetto delle nuomerose rivoluzioni tecnologiche avvenute. La riflessione potrebbe portare molto probabilmente a confermare la pratica del marketing integrato (pubblicità + storytelling + storymaking, ecc.) come la scelta migliore ma forse anche a un ripensamento delle pratiche attuali dello storytelling praticato.

 

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