Secondo le indagini di mercato gli italiani dedicano 150 minuti al giorno ad abitare il loro muro delle facce su Facebook. Lo fanno attraverso schermi più o meno grandi ma sempre capaci di calamitare la loro attenzione e di rubare pezzi di vita reale per trasformarli in spezzoni di vita virtuale e online. Nel farlo condividono di tutto, non solo informazioni personali ma anche sentimenti, emozioni, comportamenti. Questi dati viaggiano attraverso una miriade di finestre virtuali che servono a creare canali di comunicazione e di relazione ma anche a organizzarsi la giornata o l’agenda con appuntamenti, attività e incontri.
Il tempo dedicato dagli italiani, quelli che possiedono un account Facebook, alla vita relazionale sui social network è di quasi 2,5 ore, un tempo assimilabile a quello degli statunitensi e inferiore a quello di brasiliani, filippini, messicani, thailandesi, vietnamiti, sudafricani e argentini. Il tempo libero, ma anche quello lavorativo è sempre più online e vissuto attraverso applicazioni e media sociali tecnologici. Le persone che hanno trasferito buona parte della loro vita online sono così numerose dall’aver contribuito a creare nuove geografie territoriali in Rete, di tipo digitale e virtuale, non solo abitate ma anche vissute socialmente.
Il territorio più grande in termini di popolazione è sicuramente quello di Facebook con 1,5 miliardi di utilizzatori. Segie Qzone, un social network cinese con 80 milioni di utenti, Twitter con 320, Google Plus con 300, Instagram con 300, Baidu Tieba in Cina con 300, Tumblr con 230, Sina Weibo in Cina con 180 e Linkedin con 97.
Adolescenti e teenager: non esiste solo Facebook!
La vita online di un numero crescente di persone è dettata dall’uso che viene fatto di applicazioni per messaggiare e comunicare, usate pe il 70% da dispositivi mobili e cellulari, come WhatsApp (800 milioni di utenti), Facebook Messenger (700), QQMobile (600), WeChat ( 600), Skype (300), Viber (250) e altre che legano il loro successo a realtà territoriali e linguistiche.
Il tempo crescente dedicato alle applicazioni di social networking è reso possibile da una rete di schermi tra loro interconnessi e multifunzionali, capaci di interagire e cooperare, di veicolare contenuti e informazioni e di adattarsi continuamente ai nuovi fenomeni comportamentali e sociali emergenti, a loro volta determinati dalla rivoluzione tecnologica in corso.
L’adattamento tecnologico e comportamentale è costante e auto-prodotto dalla convergenza tecnologica e degli schermi, delle loro caratteristiche e funzionalità condivise e dai loro componenti tecnologici. La realtà delle reti degli schermi è emersa come tale grazie al ruolo a essa riconosciuta da centinaia di milioni di persone che hanno sfruttato l’usabilità e la sensorialità così come l’ubiquità e la pervasività dei display dei loro dispositivi mobili per coltivare il bisogno di socialità e per trovare risposte ai loro bisogni di superamento della solitudine, di uscita dall’isolamento, di auto-affermazione, di relazione e di gratificazione pubblica.
La tecnologia ha cambiato in modo dirompente la nozione istituzionalizzata e tradizionale di ciò che rappresenta una relazione umana. La definizione della relazione come connessione si arricchisce dalla presenza di innumerevoli e irresistibili schermi, di nuovi connettori tecnologici che permettono alle persone di sperimentare infinite tipologie e topologie di relazioni e nuove interazioni, sulla base dei loro interessi, desideri e auto-rappresentazioni. La tecnologia con le sue pratiche applicazioni come i Google Glass e altri prodotti tecnologici indossabili, sta offrendo nuove esperienze relazionali che cambiano la comunicazione (cinguettii, SMS, WhatsApp), l’interazione (social network), la condivisione (non solo informazioni o sentimenti ma anche parti di corpi meccanici) e la relazione affettiva (digital dating).
Le relazioni digitali, rese possibili da una miriade di nuovi prodotti tecnologici e indossabili con i loro nuovi display e sensori, caratterizzano la vita delle persone nelle loro attività individuali e sociali, cambiano le forme della comunicazione, la gestione dei processi e i flussi che caratterizzano la loro vita. Le relazioni digitali sono condizionate dalle tecnologie di cui tutti sono ormai dotati e dalla connettività costante alla Rete. Soluzioni di geo-localizzazione come Google Earth e Bing Maps comunicano in tempo reale la nostra posizione a partner e amici creando maggiore coinvolgimento, consapevolezza e conoscenza. La relazione può fiorire o morire a causa di una comunicazione continua, fatta in modalità VoIP (Voisce Over IP) o MoIP, (Mobile-Communication Over IP) con Skype, WhatsApp, Twitter, Instant Messaging. La comunicazione online elimina la distanza, riduce il senso di lontananza e di solitudine ma può creare anche un senso di oppressione e un bisogno concreto di sano isolamento. Strumenti come Twitter trasformano la comunicazione in un flusso continuo di cinguettii che in tempo reale possono comunicare stati d’animo, sentimenti di amore/odio, azioni, interessi e pensieri. Tutto grazie a semplici interazioni con schermi onnipresenti che ci invitano a partecipare attivamente alla loro vita reticolare, in costante evoluzione e che si nutre degli sguardi e delle azioni di chi li usa.
L’uso massiccio di telefoni cellulari, piattaforme di text messaging e portali di social networking mette in secondo piano l’incontro faccia a faccia e diffonde una socialità mediata tecnologicamente e dagli schermi risplendenti o opachi utilizzati. È un passaggio determinato da convenienza, facilità di accesso, connettività, e piacere derivante dall’uso dei nuovi strumenti. In questo passaggio nasce la necessità di poter gestire la relazione con un interlocutore andando a sostituire alle tecniche tipiche di un incontro dal vivo, quelle digitali. Le tecniche sono quelle utili a catturare le impressioni che servono a prendere una decisione, a concedere fiducia o a rigettare una richiesta di contatto, a decidere di approfondire una conoscenza o ad abbandonare un’amicizia. Queste impressioni che possono essere consce o inconsce, si traducono online in un profilo digitale, contenente le informazioni utili a una narrazione di sé stessi capace di creare empatia e voglia di collegarsi.
Il profilo serve a raccontarsi online ma anche a costruire nuove relazioni. Invece di una interazione faccia a faccia, il profilo digitale diventa strumento relazionale basato sulla comunicazione. Ne deriva una crescente attività di lettura e scrittura, l'opposto di quanto era stato previsto con la diffusione dei dispositivi cellulari e della telefonia.