Dalla lettura della scheda “salotto” di Roberto Caracci su Paolo Mottana emerge a forti tinte l’intento dell’autore di imprimere all’educazione scolastica un cambio di passo, e in tutt’altra direzione. Il titolo del pamphlet “il Piccolo manuale di contro-educazione” richiama alla mente le aspirazioni rivoluzionare che hanno attraversato il mondo giovanile nel secolo scorso dal ’68 in poi. Oggi tali aneliti sembrano soffocati dal perdurare della crisi economica, sulla scia di crisi di valori ad ampio raggio che si trascinano da lontano. Valori che non sono appannaggio di quanti “popolano le aule cattedratiche e si erigono a maestri di vita, di sapere e di pedagogia”.
La “contro-educazione” di Paolo Mottana mira a valorizzare “la terra nutrice”, a coltivare lo sviluppo della psiche, nonché un sapere visto a torto come “inutile, gratuito, periferico” per rapporto ai canoni dettati dall’imperativo dell’accumulo e del profitto. Nell’atto di liberarsi da vincoli educativi che tendono ad addomesticare il bambino contempla, forse, anche l’impiego creativo della tecnologia.
Magari al posto di quei metodi repressivi che portano ai psicofarmaci.
Secondo l’e-book di Carlo Mazzucchelli Il tablet a scuola, come cambia la didattica l’impiego della tecnologia a scuola non è più solo un obiettivo ma un imperativo e una necessità, per una società italiana che vuole crescere al passo con i tempi e innovando. L’arrivo del tablet e delle nuove tecnologie digitali ha mutato lo scenario e i contesti della didattica scolastica evidenziando ancor più l’urgenza di cambiamento della scuola italiana.
Lo sapevi che la post-verità offusca la verità?
“L’introduzione delle nuove tecnologie mobili, scrive Luigi Pachì, può facilitare il superamento del ‘digital divide’ italiano rispetto ad altri paesi europei, introduce nuove metodologie e tecniche innovative per la formazione in classe, fornisce agli studenti nuovi e potenti strumenti di apprendimento e può contribuire al rilancio della nostra scuola.”
La concezione della cultura ormai è cambiata. Mario Vargas Llosa ne “La civiltà dello spettacolo” si rammarica di scoprire che oggi l’unico valore che conta è l’intrattenimento. La cultura esiste in quanto passatempo; se non è svago, sembra un nulla di fatto. L’idea di trasmettere alle generazioni future un bagaglio di conoscenze appare sempre più come un retaggio superato. Già il termine “bagaglio” racchiudendo una immagine di fatica suonerebbe di per sé improponibile.
In pratica la rete è vista come un contenitore capace di fornire bell’e pronta ogni risposta. L’esercizio della memoria non sarebbe avvertito come qualcosa di utile. Il copia e incolla (largamente diffuso a scuola e fuori) trova numerosi sostenitori principalmente tra gli studenti. Ma non è la strada maestra verso l’apprendimento.
La didattica, come arte della semplificazione e della relazione con gli studenti, deve praticare la sperimentazione, condurre alla ricerca educativa anche con l’ausilio di nuovi strumenti, aiutare tutti a confrontarsi, consapevolmente, con i rischi e le opportunità dell’innovazione. La società dell’immagine, per quanto pervasiva, non viene spiegata a dovere nelle scuole. I bambini, attraverso una lunga esposizione davanti al monitor della tv e del pc, apprendono tecniche e linguaggi visivi da soli.
E’ una strada anche quella, che tuttavia comporta rischi maggiori; soprattutto accresce il divario con l’educazione scolastica tradizionale e il mondo adulto.