DESIDERARE

16 Novembre 2021 Etica e tecnologia
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Desiderare, dal latino sidus -ĕris ‘stella’, col pref. de-; in origine ‘interrogare le stelle’ ma anche 'sentire la mancanza', dunque desiderare è sentire la mancanza...delle stelle.

Sentire la mancanza di quegli incandescenti processi di fusione nucleare da cui scaturiscono tutte le sostanze, che ci ostiniamo a dividere in 'organiche' e 'inorganiche'. Desiderare è sentire la mancanza dell'origine chimica, di quegli antenati delle proteine che i fisici chiamano 'mattoni della vita' e che accomunano amebe, alci, tardigradi, opossum, Trump, Gandhi, io che scrivo, tu che leggi. Amminoacidi da cui tutti proveniamo e che tutti in qualche modo torniamo ad essere. 

Gli innamorati sospirano alle stelle, sarà un caso se quasi vengono a mancare per l'erotico desiderare?

Dante svenne, giù all'inferno, tale l'empatia struggente per il desiderio di Paolo e Francesca.

Desiderare è allora ardere (bruciare sta infatti anche per anelare) come corpo celeste nello spazio, che a quanto pare non è blu o nero ma color del cappuccino (non è notturno insomma, altresì mattiniero).

Quando si desidera si mira a qualcosa, cioè si guarda in una direzione; si mira il cielo, si am-mira il cielo. Il desiderio ci orienta come le stelle fanno da guida ai marinai o a quei pesci predatori che escono dalle tane di sabbia quando la sera è limpida. Desiderare è già agire.

Nel desiderio c'è tutta la frustrazione e la claustrofobia del limite creaturale proprio del nostro essere finiti e insieme la potenza del cosmo; desiderare è la motivazione, (motus, movimento) che ci fa avanzare sempre più in là verso pianeti e nebulose, in un percorso -astrale e interiore- fino a 'riveder le stelle'.

Come il viso del Giano Bifronte, desiderare è allora rammarico di un'origine perduta mentre è aspirazione per l'avvenire. Per il buddhismo d'Oriente il desiderio è il frutto guasto dell'illusione, causa di tribolazioni e angosce. In Occidente il desiderio dell'Eterno si incarna nella storia attraverso una cometa, che ogni anno annuncia la Buona Nuova di resurrezione dello Spirito sulla carne, dell'energia sulle condensazioni materiche apparenti. 

Desiderare è patire la nostalgia (dolore del ritorno) dell'Infinito dietro una siepe, come accadeva al poeta, è soffrire il distacco dalla nostra 'radice ontologica', dice il filosofo. Una radice, 'divina', aggiunge il mistico.

La filosofia stessa è desiderio, poiché è desiderio della Sapienza, è tensione verso la conoscenza, ambizione alla com-prensione di tutto l'universo siderale. E oltre.

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Le stelle sopra di me, la legge morale dentro di me”, con questa celebre e commovente formula Kant espresse il desiderio di ciò che è Giusto.

Il firmamento (firmamentum da firmare, tener saldo) sopra le nostre teste, (ma anche sotto i nostri piedi, e non ci pensiamo mai!), sostiene, nella rete dello spazio-tempo, l'accadere di tutti i fenomeni. Desideriamo perché desiderare è mettere in connessione, relazionare, e non c'è altro modo di stare al mondo; come disse Einstein “Le cose sono unite da legami invisibili: non si può cogliere un fiore senza turbare una stella”.

 

AUTRICE

Giulia Bertotto, Filosofo, scrittrice e giornalista

"Credo di essere sempre stata una mente filosofica, ricordo che da piccola a scuola, spezzettavo una parte della mia merendina sulla tovaglietta fino a ridurla in briciole...mi chiedevo dove fosse il confine tra qualcosa e niente, quando e come la merendina passava da essere qualcosa, a non essere più. Questa faccenda dell'esistere/non esistere mi faceva perdere la testa. Da adolescente, come molti ragazzi e ragazze non accettavo le regole di condotta sociale e dell' “ipocrisia quotidiana” dei nostri rapporti, ma ancora non sapevo come trasformare questa istanza provocatoria in una dinamica costruttiva.  Attraversare la rabbia, arrivare alla paura e coltivare l'autostima. La filosofia in questo processo di crescita, è stata certamente di aiuto.

Solo all'università ho scoperto che tutte le domande che mi ponevo sul senso della vita potevano essere incanalate in uno studio sistematico, ricco e profondo.

Dopo la laurea ho scelto il master in Consulenza Filosofica e Antropologia Esistenziale perché volevo scoprire e imparare altri modi di coniugarsi della filosofia: ho conosciuti critici d'arte, medici, sacerdoti, un geologo, poeti e pittori...la filosofia, come ho scritto spesso, è l'habitat cognitivo dell'essere umano, che inserisce il proprio vissuto in quello degli altri e del cosmo."

 

 

 

 

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