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Il dialogo filosofico online è possibile, anzi coltivabile (Alessandro Mattioli)

Il dialogo filosofico online è possibile, anzi coltivabile (Alessandro Mattioli)

05 Marzo 2021 Il consulente filosofico
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Il dialogo socratico, indagatore e che si pone in maniera critica rispetto al mondo, dovrebbe, a parer mio, essere insegnato a tutti e fin da subito nella scuola, affinché ognuno di noi possa avere i mezzi e gli strumenti necessari per mettersi un poco di più in discussione, sia nei confronti di sé che dei propri modelli e paradigmi di vita, sia nei confronti degli altri e dei rapporti che si intrattengono col cosmo tutto. In consulenza filosofica, il dialogo socratico e pertanto l’arte maieutica, fatta di domande e risposte che vadano a scavare nelle profondità del nostro essere, è fondamentale per la buon riuscita della seduta, proprio perché, anche grazie a essa, è possibile mettere a nudo e lasciar cadere quei paradigmi e stereotipi che continuamente indirizzano il nostro modo di essere e di pensare.

Consulenza filosofica e dialogo socratico nell’era tecnologica

 “La tecnica è la magica danza che il mondo contemporaneo balla!” – Ernst Junger -  “Da me non hanno imparato nulla, bensì proprio e solo da sé stessi molte cose e belle hanno trovato e generato; ma d'averli aiutati a generare, questo sì, il merito spetta al dio e a me.” - Socrate (Teeteto)

L’era tecnologica e digitale suggerisce leadership riflessive, dialoganti, capaci di interpretare le categorie dell’efficienza organizzativa, delle capacità individuali e dell’efficacia alla luce della rivoluzione tecnologica e nell’ottica delle persone.

Internet, smartphone, piattaforme social hanno trasformato ogni attività online in conversazioni, spesso caratterizzate dalla superficialità dell’interazione e dalla brutalità del linguaggio. Conversare però non è dialogare. Dialogo significa parlare attraverso, con il desiderio di trovare un punto in comune. Il dialogo è anche mettersi nei panni degli altri, non è un semplice scambio di opinioni, neppure una discussione dialettica finalizzata ad avere ragione. Si basa sull’ascolto dell’altro, sulla capacità di catturare l’attenzione reciproca e sull’ottenimento di un consenso generale. 

Il dialogo oggi è anche strumento della pratica filosofica che il consulente filosofico utilizza con persone che vivono l’era digitale attuale con incertezza, disagio, ansia, stanchezza e insoddisfazione. Il dialogo serve a porsi domande, a guardare alla realtà in modo diverso, a superare schemi fissi e i paradigmi che li sostengono, bias di conferma, per andare alla ricerca di nuove strade. Il dialogo è importante, fondamentale, per superare i conflitti e nella consulenza filosofica diventa cura e prendersi cura. Di dialogo, consulenza filosofica, era tecnologica, leadership e organizzazioni abbiamo deciso di parlare, in forma di intervista, con manager d’azienda, consulenti filosofici, leader di mercato e studiosi.  

L’intervista è condotta da Carlo Mazzucchelli (fondatore di www.solotablet.it e scrittore) e Maria Giovanna Farina  (filosofa, Consulente filosofico e scrittrice) con Alessandro Mattioli, consulente filosofico, specializzato in antropologia esistenziale e professore di storia e filosofia.


Buongiorno, può raccontarci qualcosa di lei, della sua attività attuale come consulente filosofico? A chi si rivolge la sua attività di pratica filosofica? Nella sua attività quanto è sentita la necessità di una riflessione critica sulle nuove tecnologie, sull'era tecnologica e dell'informazione attuale? In che modo la sua attività può indurre il cambiamento che tutti sembrano oggi ricercare? 

Buongiorno a tutti e grazie per l’interessante opportunità di dialogo. Sono Alessandro Mattioli e sono un consulente filosofico.

La consulenza filosofica è una pratica certamente nuova, ma in forte crescita anche in Italia, mentre nel resto del mondo occidentale è già molto utilizzata e conosciuta, al pari di qualsiasi altra professione e terapia di aiuto. Per descriverla brevemente la consulenza filosofica è la messa in pratica della filosofia, ovvero la filosofia che esce dai luoghi nei quali la abbiamo sempre vista (università, accademie, licei, ecc.) ed entra nella nostra vita di tutti i giorni e quindi si fa pratica, per apportare un cambiamento oltremodo significativo che altre pratiche non sono in grado di darci.

La pratica di consulenza filosofica e nella fattispecie la mia, si rivolge a individui singoli, coppie e nuclei familiari, ma anche a tutto il mondo del lavoro e professionale, in particolare quello aziendale, nel quale sempre di più la filosofia diventa non solo proficua, ma quasi indispensabile per il buon funzionamento del capitale umano, dato che le aziende sono fatte di persone prima che di cose.

Sicuramente all’interno della mia attività si discute molto di questa nuova era tecnologica e di questa massiccia “internettizzazione”, dove ormai, se non sei un navigatore del web, sei tagliato fuori da qualsiasi meccanismo di sistema, per fare un esempio, la prenotazione per il vaccino anti-Covid: come faranno migliaia di anziani, in trepida attesa di vaccinarsi, non avendo un “giovane” che li assiste, a prenotarsi con modulistiche quasi esclusivamente online? Ormai la nuova tecnologia ha cambiato il nostro modo di vivere e la nostra quotidianità, ma soprattutto ha cambiato il nostro modo di pensare, facciamo attenzione! Non facciamo in modo che altri, macchine e strumenti tecnologici, pensino per noi, cosa che in parte sta già avvenendo.

La mia attività, come quella di altri intellettuali, sicuramente non può andare a stravolgere o trasmutare un sistema ormai già parte di noi, può però aiutarci a riflettere e a ragionare in maniera critica sui nuovi sviluppi inevitabili verso i quali il mondo sta andando incontro. Ci può aiutare soprattutto a riflettere sulle nuove e diverse relazioni di noi stessi nei confronti del mondo e in relazione con l’altro, ovvero con i nostri simili, dove ormai il dialogo ed il parlare vis a vis è divenuta l’eccezione, mentre la quotidianità è ormai filtrata dal monitor, cancellando così quella comunicazione non verbale, che è principio fondamentale per la buona comunicazione e comprensione fra esseri umani. 

 

Si dice che Internet sia Conversazione (The Clutrain Manifesto). Il mondo interconnesso globalizzato dalla tecnologia ne è una testimonianza palese. Dispositivi, applicazioni e piattaforme facilitano interazioni, conversazioni, colloqui. È come se tutti stessimo dialogando. In realtà la pratica del dialogo (διά- λογος - attraverso le parole) online è la grande assente, sia nelle interazioni personali sia in quelle lavorative e professionali. Online si legge poco, superficialmente, non si presta attenzione, la concentrazione è scarsa, prevalgono lurlo e la brutalità del linguaggio, si praticano la promozione e la vendita (anche di se stessi) più che la persuasione. Lei cosa ne pensa? Come vede il dialogare online, anche filosofico? In che modo si potrebbe alimentarlo e coltivarlo? 

Sì è vero, si dice che siamo tutti interconnessi, tutti vicini e in perenne comunicazione tra noi, e allora perché ci si sente sempre più soli? Perché l’ansia, la depressione, la fobia sociale fanno invece sempre più parte di noi e del nostro orizzonte psichico?

Il dialogare e il conversare non sono solo comunicazione verbale, esiste anche la comunicazione non verbale, capace di dare forma a quella impalpabile energia vibrazionale che tutti noi emettiamo, trasmettiamo e che percepiamo di rimando solo se c’è la reale presenza fisica dei nostri interlocutori. Ed è proprio questa energia (essendo noi composti per la stragrande maggioranza di energia rispetto alla massa, (Einstein ce lo insegna) che ci fa realmente sentire connessi l’uno all’altro. Al contrario, con la trasmutazione del reale al mondo social e del web, sempre più ci stiamo robotizzando, mettendo in ombra ciò che invece è la nostra vera essenza, ovvero emozioni e sentimenti, che sono il substrato che tutti i giorni ci spinge a compiere azioni e a scegliere ciò che giusto per noi, mentre innalziamo e sviluppiamo quasi esclusivamente la ragione, che in realtà altro non è che un calcolatore freddo e distaccato, molto simile a quel computer che accendiamo tutte le mattine al lavoro. 

Non voglio demonizzare il dialogo online. Esso è indispensabile soprattutto in momenti di crisi e di impossibilità negli spostamenti,  dico solo che non dobbiamo sostituire completamente certi spazi e certi tempi, che fanno parte della nostra categoria di esseri umani. Per questo il dialogo filosofico online è possibile, anzi coltivabile in una giusta prospettiva, ovvero quella nella quale si dovrebbe alternare dialogo online a quello in presenza, affinché quello virtuale possa essere il più vicino possibile a quello della vicinanza reale degli interlocutori. Ma soprattutto, meglio dialogare, anche distanti, che non dialogare affatto. Io nella mia pratica quotidiana di terapeuta mi rifaccio alle sedute tramite webcam, per chi infatti non ha mai avuto contatti con una terapia di aiuto e d’ascolto, questo può essere un valido strumento per iniziare e per abbattere quella barriera iniziale che alcuni hanno nel chiedere conforto e aiuto. 

 

Saper dialogare non è importante solo online. Lo è nella vita, nelle aziende, nelle organizzazioni e nella società. Il dialogo serve a migliorare la capacità di formulare pensieri, a coltivare la capacità e la sensibilità di ascolto, ad andare in maggiore profondità, a praticare il pragmatismo della comunicazione e a conoscere meglio se stessi e gli altri. Il dialogo serve a togliere la maschera alle cose e alle persone, ad aprire nuove possibilità di conoscenza (anche del Sé), di consapevolezza e di relazione. Quanto conta secondo lei il dialogo nelle pratiche quotidiane, individuali, professionali e lavorative? Quanto importante ritiene che esso sia in aziende e organizzazioni nella fase attuale di trasformazione digitale, di smartworking e didattica a distanza, e di conversazioni online? 

Il dialogo è condivisione di sé stessi, del proprio ambiente e della propria visione del mondo e proprio per questo è fondamentale e di vitale importanza per la sussistenza e il ben funzionamento dell’uomo. Il dialogo, ovvero il conversare correttamente, dove l’ascolto è il caposaldo fondamentale perché per saper ben parlare, prima, dobbiamo essere in grado di ascoltare, è ciò che ci permette anche e soprattutto di scambiarci le nostre diverse capacità di notare i particolari diversi e le molteplici sfaccettature del mondo, che privi della condivisione del dialogo, da soli, non saremmo in grado di cogliere. Proprio per questo, ritengo, che la qualità del dialogo sul luogo di lavoro determini anche il buon funzionamento della realtà lavorativa e degli ambienti con i quali si viene a contatto.

Per sapere, quindi, ben comunicare online e con i nuovi strumenti tecnologici, bisogna saperlo fare, prima, molto bene “di persona”, ovvero per riuscire ad essere empaticamente comunicativi in rete, bisogna esserlo prima di tutto nella comunicazione priva di schermi. Per questo, per la buon riuscita di qualsiasi lezione, riunione o seduta a “distanza”, come viene oggi comunemente chiamata la comunicazione tramite webcam, si deve essere degli ottimi comunicatori e dei magneti di attenzione in real. Se non lo si è quello che si potrebbe ottenere è il doppio dell’effetto contrario, ovvero una duplice noia che si contrarrebbe in “presenza”. Proprio per questo, tali mezzi ipersonici di comunicazione, senza rendercene conto, mettono alla prova la nostra vita molto più di quanto inconsciamente crediamo. 

 

Socrate è il primo filosofo della filosofia occidentale a occuparsi dell'interiorità. Considerato il più sapiente di Grecia dall'oracolo di Delfi ha ideato il dialogo come strumento di ricerca interiore. La sua arte maieutica capace di far partorire le menti era improntata sull'ironia. Maieutica e ironia, due strumenti capaci di mettere in scacco l'interlocutore per far elaborare gli stereotipi. Il dialogo socratico è utile a dirigenti dazienda, manager, professionisti ma anche a chiunque voglia acquisire la conoscenza di sé. Nella sua pratica professionale di consulente filosofico cosa pensa del dialogo socratico? Può avere un ruolo terapeutico? Diverso e/o migliore di terapie psicologiche e altre pratiche finalizzate al benessere personale? In che modo lo usa, adattandolo, nelle sue attività? 

Il dialogo socratico, indagatore e che si pone in maniera critica rispetto al mondo, dovrebbe, a parer mio, essere insegnato a tutti e fin da subito nella scuola, affinché ognuno di noi possa avere i mezzi e gli strumenti necessari per mettersi un poco di più in discussione, sia nei confronti di sé che dei propri modelli e paradigmi di vita, sia nei confronti degli altri e dei rapporti che si intrattengono col cosmo tutto. In consulenza filosofica, il dialogo socratico e pertanto l’arte maieutica, fatta di domande e risposte che vadano a scavare nelle profondità del nostro essere, è fondamentale per la buon riuscita della seduta, proprio perché, anche grazie a essa, è possibile  mettere a nudo e lasciar cadere quei paradigmi e stereotipi che continuamente indirizzano il nostro modo di essere e di pensare.

Pertanto il dialogo socratico, l’arte maieutica e perché no, anche l’ironia di ispirazione socratica, se inserite all’interno della conversazione, sono pratiche assolutamente terapeutiche. Lo sono perché portano a metterci in discussione, quasi inconsapevolmente, senza accorgercene (ed è proprio questo il valore aggiunto), infatti mentre siamo nel bel mezzo del dialogo stiamo già portando aiuto alla nostra persona e al nostro, a volte inopportuno e scorretto, modo di pensare e di muoverci, senza nemmeno rendercene conto. Processo che invece, il più delle volte, se conscio e consapevole potrebbe anche generare ansie immotivate, ma del tutto umane, quando si cercano di apportare dei cambiamenti significativi al nostro mondo psichico.

È innegabile che ci stiamo dirigendo verso una realtà sempre più smart e veloce, dove non esiste più il tempo per le ormai obsolete pratiche psicoanalitiche, che, ad esempio, impiegano anni per far affiorare consciamente la radice delle sofferenze.

Credo, invece, che uno strumento come la consulenza filosofica che utilizza l’arte maieutica, ovvero l’arte di far partorire le idee in coloro che hanno le doglie, sia molto di più al passo con l’epoca contemporanea, che ci richiede repentine prese di coscienza su noi stessi in relazione al mondo, senza il tempo di conoscere le cause vere proprie dei nostri disagi, che potrebbero per assurdo portare ulteriori disagi.

Dal momento che l’importante è un benessere fisico e psicologico nel hic et nunc, ovvero nel “qui e ora” (metodologie infatti che stanno già utilizzando le più recenti pratiche psicoterapeutiche, come la breve-strategica). Tutti abbiamo avuto infanzie e realtà difficili da buttarsi e lasciarsi alla spalle, chi più chi meno, chi in certe forme e chi in altre, ma non abbiamo il tempo, e forse nemmeno la voglia, di analizzare i minimi dettagli che certe vicende hanno riflesso su di noi. Proprio per questo una terapia di aiuto e ascolto che utilizza tecniche come l’arte maieutica ci fa maggiormente star concentrati sul momento presente, che è quello che vale di più, tentando di risolvere cosa c’è che non va nella nostra quotidianità per apportare un significativo e duraturo miglioramento della nostra odierna qualità di vita.

Io nella mia pratica quotidiana di consulente filosofico utilizzo l'arte maieutica, forse anche ne abuso, proprio perché la ritengo una terapia per la persona, affetta o no di gravi problematicità, non solo valida, ma quasi indispensabile per uscire dai propri empasse quotidiani in maniera sana. 

 

Molti consulenti filosofici che hanno preso a modello Socrate e non solo, fanno della formazione lo strumento e la chiave delle loro pratiche filosofiche. Ma il filosofo non è un insegnante, neppure un educatore, semmai un maestro come lo è stato Socrate, sempre alla ricerca di conoscenza, anche del sé, di nuove mappe della realtà e di nuove verità. Il maestro non ha alunni, studenti o allievi ma discepoli. La ricerca, che parte dal non sapere, non va confusa con leducare che si basa sulla trasmissione di un sapere acquisito e consolidato. Mentre leducazione trasferisce cose e concetti già pronti, idee già masticate e digerite, la ricerca serve a creare cose nuove, a partire da nuove idee e nuove concettualizzazioni del mondo, Da consulente filosofico lei cosa pensa? Si sente filosofo, educatore, maestro, ricercatore? Che importanza ha per lei continuare a fare ricerca e che importanza ha nella pratica filosofica da consulente? 

La massima fondamentale di Socrate è stata: «io so di non essere sapiente », ovvero “io so di non sapere” e questo dovrebbe essere il pensiero di base proprio dell’umanità, quasi come un mantra da ricordare tutte le mattine quando ci svegliamo, proprio perché è una delle più grandi definizioni che si potessero mai dare della condizione di essere umano, e particolarmente in questo si nota la superiorità di Socrate.

Partendo da questi presupposti, mi viene da dire che siamo tutti un pò maestri e tutti siamo un pò discepoli, un pò insegnati e un pò scolari, ed è proprio quando ci identifichiamo troppo con una di queste categorie che perdiamo il vero orizzonte della vita, e ci discostiamo di troppo dal concetto di umanità. Nella nostra quotidianità dobbiamo essere un pò tutto e tutti, è anche la realtà odierna che c'è lo richiede, l’essere eclettici fa parte ormai del nostro gergo verbale più che in ogni altra epoca.

Dobbiamo quindi saperci trasformare, essere camaleontici, durante tutte le ore del giorno, se vogliamo ancora continuare a stupirci e a meravigliarci, che sono forse le due categorie che più identificano l’umano con la sua essenza e, privi delle quali, avremmo probabilmente smesso di avanzare e di progredite come esseri umani e forse non avremmo nemmeno mai iniziato, e non saremmo tanto diversi per usi e costumi dai nostri primati.

Proprio per questo, anzitutto nel nostro piccolo, non dobbiamo mai perdere la volontà e la voglia di conoscere e di ricercare, di tendere sempre, anche senza uno scopo ben preciso o quantomeno delineato, ma spinti solamente dalla volontà di conoscere ciò che ancora ci è oscuro e che riteniamo possa essere fonte di piacevolezza e fascino per il nostro essere. Una ricerca, quella che intendo in questo momento, che riguardi noi stessi, il nostro io, per poterci “sfruttare” al meglio in tutte quelle occasioni nelle quali la vita ci si palesa davanti, con le sue innumerevoli opportunità che ci offre per evolvere, avanzare e trovare di rimando la strada giusta che più si confà alla nostra persona, ma che noi, purtroppo, il più delle volte, non vediamo perché troppo presi ad indirizzare lo sguardo verso solamente ciò che ci dà pensiero o motivo di affanno.

Nel mio lavoro da consulente filosofico, mi sento ovviamente un perenne ricercatore, e quindi un filosofo, ma anche un maestro ed un educatore, dato che, con la mia esperienza di studio, ma soprattutto vissuta, posso portare ristoro e sollievo alle menti, perché certi passaggi ed esperienze le ho già portate a termine nella mia vita o per lo meno, anche se non le ho vissute realmente le ho percorse mentalmente. La base fondamentale di tutto ciò è sicuramente la ricerca, una ricerca che ovviamente è da operare sui libri, ma anche e sopratutto sul campo. E il miglior campo di indagine, dal quale possiamo attingere e continuamente fare esperienza, è ovviamente la nostra realtà interiore, specchio e riflesso di come vediamo, compenetriamo e co-creiamo con la realtà esteriore. La vita è fatta di perenne ricerca, chi si ferma nel ricercare il proprio sé nel mondo è come se avesse già finito di vivere, perché in tale maniera subentra non più il vivere, ma il sopravvivere, e noi come esseri umani siamo proprio ciò che, di più diverso e contrario, esiste dal sopravvivere. 

 

Molti filosofi, consulenti con formazione umanistica si stanno oggi cimentando nella consulenza filosofica. Con quali risultati è difficile dirlo, soprattutto perché diversi sono gli approcci e le metodologie adottate e proposte. Secondo lei esiste un unico metodo universale per la consulenza filosofica o ne esistono diversi? Qual è quello da lei adottato e/o quale considera il più adeguato in una realtà mediata e ibridata tecnologicamente? Una realtà accelerata, caratterizzata dal costante cambiamento, che obbliga a cambiare modi di pensare e paradigmi, a aprire la mente e a elaborare pensiero critico.  Una realtà che obbliga aziende e persone a cambiare ma che non hanno necessariamente pensato che una consulenza filosofica potrebbe fornire loro la giusta soluzione. 

Io credo che, mai come in questo momento, la consulenza filosofica possa davvero fare la differenza, sia per le pratiche e le terapie di aiuto, sia rispetto a percorsi di crescita personali e di coppia, piuttosto che all’interno delle realtà aziendali e professionali, dove continuamente, e più che in altri luoghi, ci viene richiesto di saperci trasformare e di adottare quella infinità di esseri e personalità che abitano in noi, invece di far uscire sempre le medesime nel risolvere le problematicità. Per quanto riguarda il metodo o i metodi da adottare, in consulenza filosofica non credo c’è ne debba essere uno in particolare più funzionale rispetto ad un altro, perché ritengo che tutto giri intorno alle caratteristiche e alle peculiarità della persona che si è e di quella che ci si ritrova di fronte. A ragione di ciò, penso che i consultanti, anche detti ospiti, non possono e non devono trovarsi a loro agio tutti col medesimo consulente, ma, dato che siamo esseri unici, dissimili e singolari, ognuno con le proprie particolarità e specificità, esiste un terapeuta perfetto per ognuno di noi, il vero problema sarà nel scovarlo, e in questi casi della vita è meglio sentire e scegliere con la pancia che ragionare con la mente, quando appunto dobbiamo esaminare se quella persona faccia al caso nostro, soprattutto per un percorso di “guarigione”.

Il metodo da me utilizzato lo definirei un metodo ibrido, che mette insieme scienza e arte. Avendo io frequentato a lungo il mondo della psicoterapia, essendone stato molto affascinato, ammetto che durante le sedute utilizzo anche alcune delle loro categorie per far fluire dai consultanti ciò che ancora gli è oscuro e recondito. Il mio metodo è comunque semplice, perché per essere efficace deve essere “genuino”, ovvero affrontabile da tutti. Il dialogo ne fa da padrone, un dialogo a due solitamente, o con quanti più soggetti siano interessati alla risoluzione delle problematicità, dove nessuno è considerato paziente e nessuno si presenta come dottore, e dove i rapporti fra gli interlocutori non sono subordinazione -come invece accade durante un normale processo psicoterapico-, ma ciò che si instaura, al contrario, è una libera relazione di uguaglianza e uniformità tra le parti. Io credo infatti che i dialoganti in questione, consulenti ed ospiti, siano persone che, in quel preciso momento, si stiano curando a vicenda, perché mentre l’uno parla, l’altro ascolta, e il più delle volte, se non sempre, è l’ascolto a guarirci e a far scattare e a dare l’innesco a quella scintilla nella nostra mente che tanto attendevamo per operare il salto ed il cambiamento evolutivo.

La mia prassi, pertanto, è fatta di domande e risposte, domande indagatrici, che vanno nel profondo e alla radice dei problemi, ma soprattutto alle cause celate, quelle che a fatica riusciamo a vedere, ma che soprattutto sono la fonte dei nostri turbamenti e, il più delle volte, tali sorgenti problematiche si racchiudono sempre ad una manciata di categorie. Sì perché, se è vero che siamo così diversi uno dall’altro nelle nostre tipicità e particolarità, sia personali che nella della nostra quotidianità, per quanto riguarda invece ciò che ci turba e ci fa male, solitamente le cause dei nostri malesseri si riferiscono sempre e comunque alle medesime cause non risolte.

Pertanto, il mio metodo è costituito ovviamente del dialogo socratico e quindi anche dall’arte maieutica, con a sprazzi briciole di ironia, proprio quella che utilizzava Socrate per far notare appunto al consultante, quale sia l’errore palese dove inciampa, errori che, la nostra mente non vuole notare, per poter quindi essere suffragata a non evolvere e non cambiare il proprio stato di omeostasi. Il cambiamento infatti è sempre la prova più difficile per ognuno,  proprio perché è la nostra mente che non vuole cambiare il proprio stato dell’essere, infatti anche in una condizione di malessere, c’è comunque un equilibrio tra le parti, ed è proprio la rottura di questo equilibrio, indispensabile per evolvere, che non piace al nostro organismo. 

 

Prima della consulenza filosofica c’è la filosofia e lessere filosofo. La filosofia fa parte della vita di ogni consulente filosofico. Cosa significa per lei filosofare? Come è arrivato/a fare il consulente filosofico, con quali motivazioni e attraverso quale percorso? Cosa è per lei la consulenza filosofica? Non le sembra strano che proprio mentre la filosofia sta attraversando un periodo problematico nelle scuole e nelle università, sia diventata strumento e pratica rilevante allinterno di numerose aziende e organizzazioni (in Italia forse meno che in altri paesi)? 

Credo di essere stato filosofo ancora prima di saperlo, o almeno di filosofare ancor prima di conoscere che cosa fosse questa mirabile scienza ed arte allo stesso tempo.

Chi è filosofo, anche se non raggiunge le vette alte del successo, lo è tutti i giorni, nella cruda quotidianità, con le cose con le quali viene a contatto, proprio perché non percepisce mai gli enti per come gli si presentano, ma tende sempre a girarci tutt’attorno, a conoscerli nel profondo e nella loro essenza, non solamente per la loro estensione e solo dopo averli digeriti e suffragati a sufficienza, può decidere di lasciarli andare e che facciano il loro corso. Essere filosofi può essere il dono o la disgrazia più grande, dipende solamente da che lato ci si guarda nei confronti del mondo e da come si vive questa esperienza che quasi ti permette di fonderti con il creato.

Ho scoperto che cosa era la consulenza filosofica già al primo anno di università e che ci crediate a no, sapevo già che quella sarebbe stata la mia professione. Le ragioni fondamentali sono due: il mio grande amore per la filosofia e la filosofia che racchiude la storia di ogni uomo, queste mie due grandi passioni, non potevano portarmi verso altri lidi se non in direzione di una doppia laurea in filosofia ed alla propensione per una carriera lavorativa all’interno delle professioni di aiuto ed ascolto; proprio nel mezzo di queste due categorie volevo che la mia vita si svolgesse.

Per un breve periodo ho provato anche a far altro, all’interno del mondo aziendale come responsabile della comunicazione, per poi accorgermi del tutto che la mia indole non era fatta per un mondo di pura materialità e legato solamente alla vendita, ma avevo bisogno anche di altro, ovvero di spirito, per questo ho capito che la mia strada e carriera dovevano essere al servizio degli altri, incorniciate appunto da quell’amore per la sapienza, che è la filosofia. Dopo aver quindi compiuto il percorso di studi quinquennale in filosofia a Bologna cum laude, mi sono diretto a Roma dove ho conseguito la formazione teorica e pratica in Consulenza Filosofica, specializzandomi in Antropologia Esistenziale, proprio perché è l’uomo quello più bisognoso di indagine sull’esistenza che conduce, ma che non è totalmente conscio di condurre.

Per me, quindi, la consulenza filosofica non è solamente una professione, ma una vera e propria passione e ragione di vita, senza la quale non credo che le mie giornate potrebbero passare così armoniosamente, regalandomi soddisfazione, ma soprattutto gratitudine. Questo perché la consulenza filosofica non è altro che la filosofia pratica, ovvero la filosofia che entra nella nostra vita di tutti i giorni, si siede accanto a noi, dialoga con noi e con la sua saggezza millenaria vuole portarci ristoro e affrancamento alle menti così tanto aggrovigliate nella stressante epoca contemporanea. Io ho da sempre voluto lavorare con la filosofia, non solo a livello teorico da insegnate, cosa che comunque faccio, ma anche e soprattutto a livello pratico, perché quando la filosofia è scaturita dal pensiero dell’uomo, è nata proprio per essere una scienza pratica, una scienza appunto con la volontà di risolvere le problematicità dell’uomo e le sofferenze mentali che lo attanagliavano, lui essere superiore a tutti, ma proprio per questo sofferente, forse per la sua troppa intelligenza nel compenetrare il mondo, le cose del mondo, ma soprattutto se stesso.

Credo sicuramente, e la cosa sta già avvenendo, che la filosofia possa avere una grande rinascita, e spero che ciò avvenga anche all’interno delle scuole e delle università, dove questa è sviluppata solo a livello teorico. Bisognerebbe, però, per dare la svolta, comprendere gli enormi effetti di miglioramento che può avere la filosofia nel mondo e per coloro che vengono a contattati stretti con questa mirabile arte. Per quanto riguarda ambienti professionali, aziende ed organizzazioni, è vero che la filosofia sta finalmente iniziando ad essere considerata, addirittura, in certi casi, più della stessa psicologia, proprio perché, mentre la prima ha una visone universale delle cose, e soprattutto pone in relazione l’uomo con le cose, con gli altri uomini e con il creato, la seconda, invece, indaga esclusivamente l’uomo per se stesso.

La filosofia può aiutare a comprendere quei meccanismi viziosi e insalubri che esistono all’interno delle realtà lavorative, e rovesciare circoli viziosi in virtuosi, mostrando una diversa lettura della realtà e delle relazioni tra le parti, perché alla fine è sempre questo ciò di cui si parla e dove si inciampa: erronee letture e distorte visioni del reale. Ovviamente, in Italia, arriviamo sempre per ultimi nei processi di innovazione e di interesse per le avanguardie culturali, anche se siamo stati patria della filosofia e della cultura per secoli. Almeno, però, grandi multinazionali con sedi anche in Italia hanno già un filosofo nel loro organico, e sempre di più, per fortuna, si stanno aprendo sportelli di consulenza filosofica nei comuni e nelle scuole del territorio. 

 

Ciò che la consulenza filosofica offre non sono risposte e domande poste mille volte ma la ricerca della domanda giusta, capace di cambiare la prospettiva alla radice sul problema preso in considerazione. In unepoca accelerata dalla tecnologia, la consulenza filosofica suggerisce di rallentare, fermarsi, tacere e isolarsi dal brusio digitale di fondo, per riflettere e impegnarsi in un percorso di ricerca personale dal significato e effetti esistenziali. Perché un dirigente di azienda dovrebbe scegliere un filosofo come consulente? Per curiosità (aprirsi a prospettive inattese), disperazione, simpatia verso la filosofia, bisogno di acquisire un approccio critico e indipendente, libero da condizionamenti e pensieri abituali, difficoltà a accettare il conformismo diffuso, antipatia verso terapie psicologiche, o altro ancora? Lei cosa ne pensa? 

La filosofia può apportare qualcosa che nessun altra scienza o terapia di ascolto è in grado di fare. È proprio la sua essenza ed il suo noumeno, se vogliamo dirlo con un termine filosofico, che le permette di andare al fondo delle cose, di compenetrare la realtà e di apportare quel cambiamento significativo che permette a noi esseri umani di vedere il mondo con occhi diversi. 

Per entrare nello specifico il ramo della consulenza filosofica per aziende è una delle più recenti branche della disciplina, e data la sua efficacia, sta crescendo a ritmi esponenziali. Sempre più realtà aziendali, come detto in precedenza, si stanno attrezzando per avere nellorganico una figura atta alla consulenza filosofica; ciò è dovuto dalla consapevolezza che, per far funzionare brillantemente qualsiasi attività, il lato umano sia uno degli aspetti da tener più in considerazione. I dipendenti, soci e dirigenti, per essere coesi e quindi far ben funzionare unimpresa, devono essere a conoscenza di quali siano le condizioni favorevoli e fondamentali per svolgere in modo ottimale il proprio compito, affinché lintera macchina funzioni senza intoppi, come fosse un tuttuno, alla stregua di un organismo vivente che funzioni alla perfezione. In unazienda, il consulente filosofico si occupa di identificare e raccogliere le problematiche insiste nei vari reparti, per poi elaborarle ed indicare, in seguito, suggerimenti a fini pratici per appianare e divellere le cause che remano contro al buon funzionamento dellinsieme.

In questo processo di individuazione delle problematiche, tutti devono essere posti allo stesso livello, perché, per il buon esito nella ricerca del farmaco giusto per lazienda, tutti i reparti hanno la stessa rilevanza, come le parti di un organismo, nel quale, non solo la testa o il cuore sono prese in considerazione quando subentra un malanno, ma è lorganismo in sé a dover essere visitato, per individuare il punto che causa lindebolimento del corpo. Gli strumenti di lavoro per il consulente sono sempre i medesimi: il linguaggio ed il discorso investigativo, che interroga per capire ciò che non funziona come dovrebbe, per poi illuminare e far conoscere le cause, ma soprattutto i rimedi, per ri-organizzare unazienda, sana, produttiva e che sia sinonimo di orgoglio e gratificazione per chi vi contribuisce al funzionamento. La consulenza filosofica per aziende non si rivolge solamente a realtà di piccole, medie o grandi dimensioni, ma anche a tutti quei professionisti a cui interessa incrementare le possibilità di carriera, analizzando ciò che non funziona nel relazionarsi con pubblico, quali metodi o atteggiamenti sono improduttivi e quali altri, invece, portano ad una maggiore redditività.

Penso che siano proprio questi i motivi del perché un imprenditore debba scegliere un consulente filosofico per la propria impresa e non altri professionisti. Le aziende sono fatte di uomini, di persone in carne ed ossa, pensanti e vibranti dal punto di vista emozionale e il più delle volte sono gli aspetti e le relazioni tra gli uomini a dover essere messi in ordine ed in armonia e non tecnicismi legati all’aspetto finanziario o commerciale, ovviamente di vitale importanza anche quest’ultimi, ma non da prendere in considerazione esclusiva, cosa che invece si è fatta fino ad ora. 

 

Uno degli ambiti nei quali potrebbe focalizzarsi la ricerca filosofica è quello tecnologico e digitale. Di nuovi libri su Socrate, Platone, Spinoza o Nietzsche non se ne sente una reale necessità. Di studi filosofici sulla tecnologia al contrario ce n’è un gran bisogno. Anche per i filosofi che hanno scelto la consulenza filosofica fatta di filosofia pratica e dialogo socratico. Una ricerca in ambito tecnologico non potrebbe essere definita astratta o lontana dalla vita ma molto pratica e concreta. Porterebbe a riflettere criticamente sulle molteplici realtà quotidiane mediate tecnologicamente, a sperimentare nuovi strumenti dialogici, tecnologici e digitali. Lei cosa pensa? Non ritiene urgente una riflessione critica sulla tecnologia e i suoi effetti? Nel suo ruolo di consulente filosofico che ruolo hanno le nuove tecnologie (piattaforme social, APP di messaggistica, strumenti come Zoom, Skype, ecc.?). 

La filosofia dovrebbe riflettere criticamente su questa nuova concezione del mondo che si è venuta sviluppando negli ultimi anni, accelerata anche dalla condizione pandemica, che ci ha visti tutti distanti e isolati, in spazi ristretti e in tempi dilatati, ma bisognosi sempre più di comunicare, lavorare e condividere momenti di ordinaria amministrazione che prima venivano eseguiti insieme ed in compagnia.

Ciò che la filosofia dovrebbe fare in questo momento è di “arginare” lo strapotere dei mezzi tecnologici che hanno preso il sopravvento sulla nostra condizione di esseri umani, i quali ci hanno reso celatamente sempre più soli, sotto al grande cappello della interconnessione in qualsiasi tempo e a qualsiasi latitudine. Come mai, se viviamo continuamente interconnessi, ed in perenne comunicazione (è stato perfino coniato il termine ghosting, ovvero scomparire dai canali di comunicazione istantanei per qualche ora durante il giorno) ci sentiamo sempre più soli, incompresi e frustrati? Forse perché ciò che realmente si condivide è solo pura e semplice materialità ed esteriorità, nulla invece di ciò che riguarda la nostra vera essenza, come pensieri, emozioni, sofferenze e gioie dell’animo. Stiamo diventando una società sempre più superficiale, che si ferma solo sul bello estetico e mai sul bello intrinseco, e i mezzi di comunicazione odierni, social network primi fra tutti, non hanno fatto altro che incentivare questo processo. Che cosa può quindi fare la filosofia verso tutto ciò? Sicuramente può istruirci sul fatto che l’uomo non è soltanto questo, ovvero non è fatto solo di bei corpi, buone pietanze, residenze da sogno (i contenuti più gettonati sui social), ma è fatto anche soprattutto di amore, gioia, compassione, fratellanza, comprensione e quelle che sono le virtù cardinali, perché per “stare bene” e vivere una vita felice e serena nella misura del possibile sulla terra, abbiamo bisogno di condividere la parte più pura e veritiera di noi, l’anima.

Io ovviamente nel mio lavoro utilizzo canali mediatici, app di messaggistica istantanea, strumenti di videochiamata, ricordandomi però, che questi sono e devono rimanere mezzi e strumenti di comunicazione e proprio per questo non devono prendere il posto e il sopravvento sulla vita reale. La tecnologia deve essere presa come un aiuto che ci facilita la vita, non come la vita stessa, senza la quale (la tecnologia) non possiamo più vivere. Per esempio, farebbe bene a tutti eseguire un semplice esperimento sociale, lasciare per un giorno a casa sul comodino il nostro smartphone e, forse, quando rincasiamo alla sera, scopriremo, dopo una lunga giornata passata a rimuginare sul perché ci è venuto in mente di fare un simile atto, che alla fine non è successo nulla di così tragico, il mondo è rimasto al suo posto e nessuno si è tolto la vita perché non ci ha sentito con la cadenza di un quarto di ora. Ciò che voglio quindi dire è che per trovare o ritrovare noi stessi e la nostra umanità ostaggio oramai degli strumenti tecnologici, dobbiamo rivalutare la realtà, essa non è cambiata rispetto ad anni fa, siamo noi che la abbiamo abbruttita o meglio che ci siamo abbruttiti, delegando noi stessi a quelli strumenti che abbiamo costruito. Quindi, anche se l’uomo non diverrà mai un robot, come vorrebbe il transumanesimo, trasmuta però e regala se stesso a mere macchine prive di un fine e di uno scopo, strumenti che sono stati costruiti solo come mezzi, ma a cui noi abbiamo comunque delegato la nostra vita, rendendoli appunto vivi e vivendo loro al posto nostro. Forse qualcosa ci è scappato di mano? 

 

Vuole aggiungere altro per i lettori di SoloTablet, ad esempio qualche suggerimento di lettura?   

Vuole suggerire dei temi che potrebbero essere approfonditi in attività future? Cosa suggerisce per condividere e far conoscere l'iniziativa nella quale anche lei è stato/a coinvolto/a? 

Come letture suggerite, per tornare almeno col pensiero e rivivere i capisaldi che hanno dato origine al pensiero e alla morale, soprattutto occidentale, consiglio, ovviamente, alcuni dialoghi di Platone, come il Simposio, che è un bellissimo ragionamento sull’amore privo di confini e retaggi culturali di noi moderni; sempre dello stesso autore consiglio il Fedone, dialogo sull’anima e sulla sua immortalità dove si parla anche delle reminiscenze che esistono all’interno della nostra mente. Un altro autore a me molto caro è Seneca, scrittore del De vita beata e del De brevitate vitae, opere che fanno molto riflettere sulla condizione dell’uomo e su come possa raggiungere una vita felice, o quantomeno priva di turbamenti e paure; un altro maestro da tenere sempre in considerazione, a parer mio, è Epitteto, filosofo di origine greca, che con il suo Manuale ci regala veri e propri consigli pratici su come condurre uno stile di vita conforme alla natura e al ben agire.

Riguardo a temi prossimi da approfondire e di discussione, credo che continuare a parlare di filosofia possa essere cosa buona e giusta. Questo perché tutti abbiamo bisogno di un pò di più di filosofia e di sapere nella nostra vita anche solo nel condurre le nostre singole, ma turbolente giornate. Saper vedere le cose da una prospettiva diversa e “più vera” è qualcosa che la filosofia ci può insegnare a fare; non solo, ma può anche aiutarci a riflettere su chi siamo noi come soggetti singoli ed erranti in un mondo invece fatto di moltitudine. La filosofia è anche in grado di mostrarci il cammino e la via di quella che potrebbe essere la nostra realizzazione, non solo per il corpo, ma anche per la mente e specialmente per la coscienza, facendoci divenire coscienti e vigili sulle grandi ed infinite possibilità insite in noi, ma quasi mai conosciute ed utilizzate.

Per promuovere l’iniziativa di consulenza filosofica e di dialogo socratico suggerirei di creare una community di consulenti filosofici ed esperti delle terapie di aiuto e ascolto in ambito umanistico, perché credo che questo sia, al giorno d’oggi, l’approccio migliore per risolverci e “districarci” da una società permeata dal transumanesimo dilagante in ogni campo.

Sarebbe molto bello poter creare un piccolo blog/portale dove esperti del linguaggio, del dialogo e della terapia di ascolto facessero rete apportando contenuti al passo coi tempi per rischiare le menti e destare gli animi. Credo che fare rete e squadra sia l’unico modo per vincere tutti e vincere insieme, invece che concorrere uno contro l’altro, nell’accezione moderna del termine ovviamente, perché in realtà concorrere, deriva dal latino e significa correre insieme (cum currere), ma ovviamente, e come nella maggior parte dei casi, abbiamo abbruttito sia i termini, che noi stessi nei confronti dei nostri simili e dei nostri colleghi, non a caso, infatti, definiamo lepoca in cui viviamo oggigiorno quella degli haters, ovvero di coloro che odiano. Dove abbiamo sbagliato? 

Cosa pensa del progetto SoloTablet? Ci piacerebbe avere dei suggerimenti per migliorarlo! 

SoloTablet è un progetto magnifico, una delle poche voci fuori dal coro, che analizza le cose da un forte livello culturale ed educativo, che va al fondo degli aspetti e dei concetti, analizzandoli da diversi punti di vista anche e soprattutto scientifici.

Per arricchire il progetto maggiormente si potrebbero ampliare ancor di più gli orizzonti e i temi di dialogo, approfondendo le tematiche che più colpiscono e che più fanno discutere nella nostra moderna società, come religione ad esempio, libertà, storia contemporanea e filosofia della scienza, con il contributo di diversi esperti dei campi più disparati, ed anche in contraddizione ontologicamente fra loro, per ottenere una platea di opinioni il più possibile variegata.

Poter concorrere personalmente all’arricchimento di questo progetto sarebbe veramente emozionante e molto stimolante, rimetto totalmente la mia persona ed il mio possibile contributo, quando e nel caso lo riteniate opportuno. Grazie!

 

 

 

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