Pubblicare e condividere una foto, un cinguettio o fare rete online è un’attività divertente resa possibile dai nuovi strumenti e dispositivi tecnologici ma la finalità è sempre la voglia di comunità, di contatto fisico, di incontro faccia a faccia, di scambio di un sorriso e di un incontro nella vita reale. La voglia di comunità prevale su quella di rete sociale. Farsi vedere online è importante ma lo è di più sentirsi accettati e inclusi in una comunità di persone, sia essa nella forma di tribù, gruppo, rete sociale. Il profilo online ha consegnato a ogni utente di Facebook una sua propria identità ma questo profilo in realtà è spesso solo un altro strumento per realizzare quello che da sempre le persone cercano socialmente, un riconoscimento della loro identità unito alla piena accettazione comunitaria e sociale della loro personalità e specificità.
La disconferma, questa sconosciuta
Le applicazioni di social networking e media sociali hanno regalato alle persone potenti strumenti di auto-rappresentazione ed espressione di se stessi. Ogni utente di Facebook o Instagram è un Brand che come tale, con le sue narrazioni e azioni online, può essere più facilmente visibile e sempre raggiungibile con un semplice click o touch sul display di un dispositivo mobile. L’evoluzione dei media sociali sembra essere guidata da modelli di business ad esse sottostanti ma anche dalla necessità di adattamento continuo a esigenze e bisogni sempre molto umani. E’ per soddisfare questi bisogni che Facebook facilita gli aggiornamenti di stato personali, che Instagram facilita l’espressione artistica di ognuno, che Twitter rende possibili rapidi e istantanee comunicazioni o che Snapchat serva per sorprendere e divertire.
I produttori di applicazioni di social networking non devono trarre rapide conclusioni dal successo ottenuto determinato dall’aumento costante della popolazione online. A dispetto dei numeri impressionanti (1,5 miliardi di account Facebook…) le sfide sono ancora numerose. Una in particolare è determinata dall’eccessivo surplus informativo che genera con le migliaia di parole che raggiugono il cervello degli utenti anche un surplus cognitivo. Altre sfide nascono dall’aumento delle frodi online e da pratiche negative che allontanano molte persone dalla frequentazione online. La sfida più grande è però legata alle motivazioni reali (compelling reasons) che guidano le attività, le azioni e le esperienze delle persone che frequentano gli spazi sociali online. Motivazioni sempre legate alla voglio e al bisogno di comunità reale, di contatto fisico e di relazione con persone reali, al di là dei profili artificiali della Rete.
Il ruolo dei media sociali è diventato essenziale nella vita di molte persone. Lo è per l’importanza assunta nella vita quotidiana di strumenti come i dispositivi mobili, diventati i canali primari di accesso alla rete e alle attività online, le applicazioni di chat e di videoconferenza, che sottolineano il bisogno di contatto visivo e fisico, e i contenuti pubblicati online nella forma di narrazioni finalizzate a coltivare contatti e relazioni attraverso interazioni e feedback.
Dispositivi mobili, media sociali, strumenti di chat e di comunicazione sono però semplici mezzi che sottolineano, nel modo in cui sono usati, quanto manchi a molti la sicurezza che deriva dal far parte di una comunità. La rete sociale online ha senso se alimenta quella comunitaria offline. La condivisione di problemi individuali online serve a trovare soluzioni a problemi comuni fuori dalla Rete. I problemi non sono quelli della rappresentazione di se stessi su Facebook ma quelli della flessibilità, della precarietà, della solitudine, della difficoltà di vivere, della sofferenza, tutti problemi che non trovano quasi mai una risposta online perché riferiti a contraddizioni sistemiche che online non possono trovare risoluzione
Sui social network i temi trattati sono spesso quelli riferiti ai fatti di vita quotidiana, meno quelli che hanno attinenza con l’incertezza esistenziale. I primi trovano la via per post e messaggi numerosi, i secondi quando ci sono abitano spazi delimitati dall’esistenza di gruppi o comunità tematiche. Ma è su questi ultimi che si soddisfa la voglia e il bisogno costante di comunità nella vita reale. Questi temi non possono essere trattati pubblicamente in spazi virtuali ma collettivamente in spazi reali nei quali verificare concretamente quanto sia efficace il controllo che si sta cercando di acquisire sulle condizioni nelle quali ognuno è impegnato con le sfide della sua vita.