Siamo tutti in reclusione forzata, in una quarantena dalla durata ancora senza scadenza.
Da reclusi volontari possiamo leggere, conversare, cucinare o annoiarsi. Possiamo anche sfruttare il tempo libero a disposizione per raccontare ai più piccoli, leggendo ad alta voce, storie, fiabe, racconti, con l’obiettivo di attivare la loro fantasia, far affiorare un sorriso, scatenare domande e spingere a riflessioni che alimentino nuove conversazioni.
Molti stanno vivendo il tempo del Coronavirus come momento ansiogeno o semplicemente aspettando passivamente che finisca. Altri si cimentano nel tentativo di dargli un senso, interpretando sentimenti, pensieri e sensazioni che agitano il cuore e la mente.
Alessandra Loreti ha cercato di interpretare tutto questo con una serie di illustrazioni condivise sulle piattaforme abitate della Rete. Il risultato è una testimonianza fatta di linee, tratti più o meno marcati, forme e colori.
A lei abbiamo posto alcune semplici domande.
Buongiorno Alessandra, nel condividere le sue illustrazioni online le ha presentate come il risultato di raccontare le emozioni in quarantena. Ci può raccontare meglio lo stato d’animo che ha fatto da ispirazione all’atto creativo?
Buongiorno Carlo. La ringrazio intanto per avermi ospitata sul suo sito.
Non c'è uno specifico stato d'animo o emozione alla base del mio lavoro. Penso che la forza del progetto sia proprio quella di raccontare questa situazione sotto vari punti di vista: le speranze della donna incinta, la tristezza nella solitudine dell'anziano, il divertimento della giovane coppia.
Ognuno ha una storia da raccontare; cerco solo di rimanere fedele alle emozioni che ci sono alla base di ciascun racconto.
🔥🔥🔥 𝐀 𝐏𝐑𝐎𝐏𝐎𝐒𝐈𝐓𝐎 𝐃𝐈 𝐄𝐌𝐄𝐑𝐆𝐄𝐍𝐙𝐀
Il suo lavoro creativo, come quello di tanti altri (io stesso ho condiviso riflessioni ‘filosofiche’ quotidiane su Linkedin), è testimonianza che ogni crisi è anche un’opportunità. Non necessariamente economica ma spirituale, umana, di comprensione di Sé stessi, degli altri e della realtà. Lei cosa pensa di questa crisi? Quale sarà la lezione che potremmo avere appreso?
Come ha scritto anche lei nella premessa, credo che ogni difficoltà porti con sé una doppia valenza: può distruggerci e lasciarci privi di forza o aiutarci a cogliere nel cambiamento un nuovo (stimolante) inizio.
Personalmente sto cercando di prendere il meglio da questa situazione: mi dedico ai miei hobby creativi, trascorro del tempo col mio compagno, lavoro sui canali social, studio e cerco di portare valore alla mia community online che coinvolgo attraverso attività creative di disegno. Quando le persone approcciano al disegno in età adulta riscoprono il piacere di dar voce alle proprie emozioni, di raccontarsi, di diventare protagonisti della propria storia; imparano a modellare una nuova realtà e questo li aiuta a star meglio.
Ecco, sono felice di poter contribuire in questo senso.
So che per molti non è così semplice quindi mi limito a parlare per la mia esperienza: sono convinta che la direzione che questo cambiamento comporterà dipenderà solo dal modo in cui ciascuno di noi deciderà di affrontarlo (piuttosto che subirlo), per se stesso e per la collettività.
Secondo me questa crisi ha evidenziato ancora una volta quanto molta comunicazione mediale in Italia sia malata. Lei che si occupa di comunicazione come valuta la narrazione di questa crisi? Come potrebbe essere al contrario raccontata?
Viviamo in un'epoca che ci consente di scegliere le fonti di informazioni tra innumerevoli canali: giornali, tv, siti web, canali social.
Abbiamo accesso ad una comunicazione che non spetta più a pochi come accadeva 20 anni fa: siamo tutti spettatori e al contempo attori dello spettacolo.
Chiunque può aprire un blog, una pagina Facebook e iniziare a condividere con gli altri la propria visione del mondo.
Abbiamo un'incredibile fortuna ed è per questo che ciascuno di noi dovrebbe stabilire consapevolmente le fonti da cui lasciarsi influenzare ed ispirare. In mezzo a tanta negatività e paura, c'è ancora chi parla di fiducia, speranza, solidarietà e condivisione: dovremmo imparare ad alzare il volume di queste voci e lasciare che risuonino sulle corde del nostro io più autentico.
Di questi tempi si leggono memorie di persone anziane che raccontano crisi di 60 anni fa. Ci si dimentica che le nuove generazioni ne stanno vivendo una (2008) dopo l’altra (pandemia) e altre ne vedranno. Nulla è casuale, neppure prevedibile, eppure qualcosa può essere fatto. Nel suo libro autoprodotto lei indica questo fare nel coraggio di lottare, nel mettersi in discussione, nella riflessione critica, nel cambiamento e nell’impegno a soddisfare i propri desideri. Ha espresso questi concetti anche attraverso illustrazioni. Come pensa di sfruttare la crisi attuale per realizzare quanto ha scritto nel suo libro?
Wow, quanti input.
Prima di rispondere all'ultima domanda, faccio una piccola premessa ricollegandomi a quanto ha scritto.
Il coraggio è lo strumento che ci consente di accedere al cambiamento, ma prima di riscoprire il coraggio dobbiamo ritrovare le motivazioni che ci diano lo stimolo per desiderare il cambiamento.
Nella domanda che mi ha posto è già implicita la risposta: “impegno a soddisfare i propri desideri”.
Il cambiamento prima di manifestarsi nella realtà è stato pensato, desiderato, metabolizzato, acquisito a livello interiore.
Quando desideriamo qualcosa stiamo dando vita ad un processo creativo che si concretizza nel momento in cui decidiamo di passare all'azione, di rendere quel desiderio una realtà tangibile nella nostra vita.
E questo è proprio quello che sto facendo per me.
Ho scelto di cogliere le opportunità di questo momento, primo fra tutti la maggiore quantità di tempo a disposizione, e sfruttarle per cimentarmi in nuovi progetti personali e professionali.
Diamo spesso la colpa al tempo per quella chiamata non fatta, quell'attività mai intrapresa, quella lingua mai imparata.
Dire “Non c'è tempo” diventa il pretesto ideale per una procrastinazione infinita.
Bene, adesso non abbiamo più scuse.
Infine ha qualcos’altro da aggiungere in merito alla sua iniziativa In quarantena e alle sue illustrazioni?
Penso che raccontare un momento così particolare attraverso i colori e le forme sia un modo come un altro per esorcizzare la paura.
Ho ricevuto moltissimi messaggi in questi giorni di persone che si sono sentite confortate dal modo in cui ho deciso di affrontare l'argomento.
Mi hanno detto “visto così, sembra meno difficile” e questo è bellissimo perché, di fatto, è proprio il messaggio che ho deciso di inviare.