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INTELLIGENZA ARTIFICIALE E INTELLIGENZA EMOTIVA

INTELLIGENZA ARTIFICIALE E INTELLIGENZA EMOTIVA

30 Giugno 2019 Redazione SoloTablet
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LA COLLABORAZIONE DEL FUTURO
Siamo immersi in un contesto economico e sociale che viene definito VUCA, sempre più volatile, complesso, incerto e ambiguo che sta rivoluzionando le nostre vite e in particolare l’organizzazione delle imprese e del lavoro.

Un articolo di Cristiana MelisGiacomo Bosio pubblicato sulla rivista nazionale dei giovani imprenditori italiani, Quale Impresa.


 

Le nuove scoperte in ambito tecnologico, in particolare l’Intelligenza Artificiale, stanno impattando fortemente sia l’ambito sociale sia quello organizzativo, e d’altra parte è sempre più necessario sviluppare delle competenze “soft”, che consentano di adattarsi in maniera sostenibile al nuovo scenario. Da un lato, alcune attività, soprattutto quelle più ripetitive, ma anche quelle cognitive, verranno svolte da algoritmi di Intelligenza Artificiale, mentre diventa sempre più strategico allenare le capacità emotive e relazionali, tipiche dell’Intelligenza Emotiva. Come possono intersecarsi questi due mondi apparentemente molto diversi e distanti?

INTELLIGENZA ARTIFICIALE E INTELLIGENZA EMOTIVA: COSA SONO?

Possiamo farci tante domande, pensare a varie applicazioni, ragionare su scenari fantascientifici e apocalittici, ma chiediamoci, innanzitutto, cosa siano queste due intelligenze. 

Intelligenza artificiale /in·tel·li·gèn·za ar·ti·fi·cià·le/ L'intelligenza artificiale è una disciplina che studia i fondamenti teorici, le metodologie e le tecniche che consentono la progettazione di sistemi hardware e sistemi di programmi software capaci di fornire all’elaboratore elettronico prestazioni che, a un osservatore comune, sembrerebbero essere di pertinenza esclusiva dell’intelligenza umana.

Intelligenza emotiva /in·tel·li·gèn·za e·mo·tì·va/ L'intelligenza emotiva è un aspetto dell'intelligenza legato alla capacità di riconoscere, utilizzare, comprendere e gestire in modo consapevole le proprie ed altrui emozioni. È la capacità di relazionarsi in maniera efficace, entrando in empatia con l’altro, oltre alla capacità di darsi una direzione di vita.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE: OPPORTUNITÀ E SFIDE

Se dicessimo che le nostre vite e il nostro lavoro non saranno in alcun modo intaccati da questo cambiamento, diremmo qualcosa di molto lontano dalla realtà. Le opportunità offerte dai sistemi che fanno uso di intelligenza artificiale sono molteplici: le macchine sono oggettivamente più efficienti e veloci di noi umani nella gestione e interpretazione di grandi moli di dati, nell’effettuare calcoli complessi e nell’automatizzare processi. In pratica, potremmo creare un sistema per la gestione dei nostri clienti in grado di rispondere 24 ore su 24, 7 giorni su 7, senza stancarsi.

Potremmo anche avere un software in grado di analizzare le conversazioni online relative al nostro brand per capire quello che è il sentiment intorno al nostro marchio e analizzare le azioni/reazioni che si verificano sui vari canali in seguito a una campagna marketing. Potenzialità che vanno probabilmente oltre la nostra immaginazione e che creano non pochi dubbi sull’utilizzo e l’eticità di questo tipo di tecnologie.

Gli algoritmi di machine learning e deep learning hanno subìto una tale evoluzione da riuscire a risolvere problemi che anni fa avremmo ritenuto impossibili e, quando lo fanno, l’umano non è sempre in grado di ricostruire il processo cognitivo della macchina. In sintesi: sai che ha funzionato e che il risultato è corretto, ma non sai sempre il perché. Tutto questo avrà sicuramente anche un impatto sui lavori: non è un caso che il 60% degli attuali lavori possa essere automatizzato al 30% con l’utilizzo di sistemi intelligenti1 e che il World Economic Forum ipotizzi che cinque milioni di posti di lavoro andranno persi nei prossimi anni a causa dell'intelligenza artificiale (AI), della robotica e altri fattori socioeconomici.

Quali competenze diventeranno più importanti per essere competitivi sul posto di lavoro del futuro? Secondo le discussioni del WEF, nell’ambito dello studio del “Future of work”, Intelligenza emotiva, adattabilità e disponibilità ad apprendere, saranno le capacità che maggiormente consentiranno la sopravvivenza dei posti di lavoro. Infatti, l’Intelligenza Emotiva è indicata dal WEF al sesto posto tra le dieci competenze che saranno sempre più richieste nelle persone a partire dal 2020, che è alle porte. Nasceranno altri lavori, nuove competenze: è quindi fondamentale guardare all’innovazione con particolare attenzione, al fine di non farsi trovare impreparati anche e soprattutto su quelle competenze che vedono le macchine in svantaggio rispetto all’umano. (* Fonte: dati Osservatori Politecnico di Milano)

L’Intelligenza Emotiva è indicata dal WEF al 6° posto tra le 10 competenze che saranno sempre più richieste nelle persone a partire dal 2020, che è alle porte. 

PERCHÉ È IMPORTANTE L’INTELLIGENZA EMOTIVA?

L’Intelligenza Emotiva (IE o QE quoziente emotivo) è l’abilità di utilizzare le emozioni in maniera efficace: è un insieme di competenze che ci permette di integrare la parte razionale del nostro cervello con quella emozionale.

Riguarda la comprensione di noi stessi, dei nostri umori e sentimenti, dei nostri obiettivi. È la capacità di auto-motivarci e gestire i nostri stati mentali ed emotivi anche quando siamo sotto stress. Significa comprendere l’altro e le sue emozioni per rapportarci in modo efficace aumentando il coinvolgimento nei nostri obiettivi.

Nel lavoro, sicuramente ha più probabilità di avere successo chi ha delle competenze tecniche più sviluppate di altri e un QI maggiore. Ma spesso non è proprio così scontato, anzi, l’intelligenza analitica da sola non basta. Le competenze tecniche ovviamente servono, ma da sole non sono sufficienti a farci avere successo nella vita. Ricerche mostrano che oltre il 50% dei fattori di successo di una persona, quindi la sua performance personale, e dunque la sua efficacia, dipendono dall’Intelligenza emotiva2 .

Chi ha una IE sviluppata agisce intenzionalmente invece che reagire, è quindi capace di creare uno spazio di riflessione che, integrando emozioni e dati analitici, porta ad una capacità decisionale più efficace e sostenibile. Daniel Goleman, psicologo americano esperto di IE, ha dichiarato che quando si tratta di prendere una decisione importante, la parte relativa alla spinta emozionale conta in media l’88%. Essere consapevoli delle proprie emozioni è quindi fondamentale per prendere delle decisioni veramente efficaci, anche in situazione di forte stress.

Se sappiamo essere coscienti delle emozioni e riusciamo ad integrarle con la nostra parte razionale, aumenteremo la conoscenza di noi stessi, la nostra capacità relazionale e la nostra efficacia nel raggiungere gli obiettivi. Al contempo riusciremo a coinvolgere gli altri nella nostra missione. Le emozioni sono infatti delle informazioni che ci arricchiscono, sono energia che possiamo utilizzare e ascoltare per avere maggiore consapevolezza. Le abilità dell’IE sono fondamentali per la leadership, il team work, il customer care, le relazioni personali e la salute. Inoltre, queste competenze possono essere acquisite e allenate per aumentare la propria IE e quindi la propria performance. Integrare le capacità di Intelligenza Emotiva significa favorire la trasformazione delle competenze delle persone da hard skills, legate ad una visione fordista dell’organizzazione, a soft skills, necessarie per un’industria innovativa.

UNO SCENARIO DI COLLABORAZIONE UOMO - MACCHINA

Che fare, quindi? Non ci resta che utilizzare le competenze umane per progettare e collaborare con le macchine. La progettazione di un sistema intelligente non ci esime da considerare le basi di quella che è l’interazione uomo-macchina e di come noi umani siamo abituati ad interagire con quello che ci circonda. Lato utente, poi, dobbiamo iniziare a non vedere più le macchine e i sistemi intelligenti come meri strumenti, ma come partner.

Tecnologia non in sostituzione dell’umano, quindi, ma al nostro servizio con il fine di estendere quelle che sono le nostre capacità per compensare le nostre debolezze e compiere task in maniera più efficiente e veloce. Un esempio? Un team dell’Università di Harvard ha compiuto un esperimento sulla diagnosi del cancro. L’intelligenza artificiale, da sola, è riuscita a fare una diagnosi corretta nel 92% dei casi. Risultati migliori per il medico esperto, che ha raggiunto il 96% di successo. Il dato incredibile, però, è quello che è uscito dalla collaborazione fra uomo e intelligenza artificiale, dove si è registrata una diagnosi corretta nel 99,5% dei casi. In effetti AIDP (Associazione Italiana Direttori del Personale), nella ricerca “Robot, intelligenza artificiale e lavoro in Italia“, conferma che per il 56% delle aziende, l’intelligenza artificiale avrà soltanto la finalità di supportare le persone. AI come estensione delle attività umane e non un rischio per la loro sostituzione. Si parla in questo caso di Augmented Intelligence3 .

LA TRASFORMAZIONE

C’è un altro dato interessante che emerge dall’analisi di un panorama fatto di soft skill e di nuove competenze tecnologiche: le imprese che meglio si stanno comportando su tematiche legate alla Trasformazione Digitale, sono quelle che promuovono molto il lavoro in team, valorizzando la partecipazione dei lavoratori. Si parla quindi di organizzazioni che abbandonano la vecchia gerarchia verticale per lasciare spazio a quella orizzontale, dove la leadership diffusa diventa centrale e dove le nuove tecnologie diventano un aiuto e un incentivo a mantenere attive le relazioni.

Trasformazione che può essere possibile solo grazie allo sviluppo e all’integrazione di competenze “soft” che facilitino la collaborazione e la comunicazione nell’organizzazione e che rendano le persone più flessibili e veloci nell’accogliere i cambiamenti sempre più repentini. Proprio da queste pagine, parlavamo del cambio culturale necessario per avviare in azienda un progetto di smart working.

Evoluzione delle competenze, nuove tecnologie, soft skill, team smart e un nuovo modo di concepire il lavoro nello spazio e nel tempo: questi gli ingredienti del lavoro del futuro. Perché l’innovazione è prima di tutto un’opportunità.

Integrare le capacità di Intelligenza Emotiva significa favorire la trasformazione delle competenze delle persone da hard skills, legate ad una visione fordista dell’organizzazione, a soft skills.

* IBM si riferisce a Watson, il suo motore di AI, parlando di Augmented Intelligence e non di Artificial Intelligence

 

 

 

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