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La scelta migliore è quella di fare un passo indietro ( Mario Farinella )

La scelta migliore è quella di fare un passo indietro ( Mario Farinella )

06 Novembre 2018 Interviste filosofiche
Interviste filosofiche
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Il vero schiavo della caverna delle illusioni di Platone non è colui che poi si ribella, il vero schiavo è colui che non si ribella e protegge il suo carceriere. Viviamo all’interno di una caverna chiamata Facebook, dei social, di Internet, credendo di essere cittadini del mondo. Gli individui hanno smesso di pensare, hanno unificato i propri comportamenti , come robot compiono gesti e movenze in cerca di approvazioni.

"Diogene […] obiettò una volta che gli si facevano le lodi di un filosofo: “Che cosa mai ha da mostrare di grande, se da tanto tempo pratica la filosofia e non ha ancora turbato nessuno?” Proprio così bisognerebbe scrivere sulla tomba della filosofia della università: “Non ha mai turbato nessuno” (F. Nietzsche, Considerazioni inattuali III. Schopenhauer come educatore, tr. it. di M. Montinari, in F. Nietzsche, Opere, vol. III, tomo I, Adelphi, pag. 457)."


Sei filosofo, sociologo, piscologo, studioso della tecnologia o semplice cittadino consapevole della Rete e vuoi partecipare alla nostra iniziativa con un contributo di pensiero? .

Tutti sembrano concordare sul fatto che viviamo tempi interessanti, complessi e ricchi di cambiamenti. Molti associano il cambiamento alla tecnologia. Pochi riflettono su quanto in profondità la tecnologia stia trasformando il mondo, la realtà oggettiva e fattuale delle persone, nelle loro vesti di consumatori, cittadini ed elettori. Sulla velocità di fuga e volontà di potenza della tecnologia e sulla sua continua evoluzione, negli ultimi anni sono stati scritti numerosi libri che propongono nuovi strumenti concettuali e cognitivi per conoscere meglio la tecnologia e/o suggeriscono una riflessione critica utile per un utilizzo diverso e più consapevole della tecnologia e per comprenderne meglio i suoi effetti sull'evoluzione futura del genere umano.

In questo articolo proponiamo l’intervista che Carlo Mazzucchelli  ha condotto con Mario Farinella Scrittore e Filosofo Esecutivo.

Buongiorno, può raccontarci qualcosa di lei, della sua attività attuale, del suo interesse per le nuove tecnologie e per una riflessione sull'era tecnologica e dell'informazione che viviamo?

Buongiorno, ho scoperto in età adolescenziale di avere una propensione per la scrittura. Mi trovavo in 5° superiore quando la mia mano mosse quasi da sola la prima poesia, allora dedicata alla fidanzatina di quel tempo. In seguito ad uno smarrimento personale, ad un insoddisfazione verso la vita, ho cominciato ad interrogarmi sui comportamenti umani, sul come avvenissero alcuni cambiamenti all’interno delle persone. Fu davvero insolito per un ragazzino di 20 anni ritrovarsi nei meandri bui del proprio animo, per capire, comprendere il perché avvengono cose. 

Attraverso la scrittura è iniziata la mia esplorazione all’interno della mente. Ho scavato nel dolore del nostro essere, ciò che si vive, oltre ciò che non si fa. Ho sempre pensato che c’è una motivazione dietro ogni gesto, c’è un atteggiamento conveniente delle persone  nelle proprie scelte, sempre. Sono Napoletano classe 76, da buon esploratore della mente, ho conseguito studi psicologici ad indirizzo umanistico, sempre guidati da un perché filosofico.  Questo binomio psico/filosofico, mi ha permesso di interagire con i vari mondi che oggi  rappresentiamo in maniera diretta o indiretta.

Sono uno scrittore,  ho pubblicato 3 opere (una raccolta di poesie “rumori attraenti” 2006 ed. Mursia – “dietro lo specchio “ Meridio editore 2010 - “”diventa il coach di tuo figlio” 2013. Altri 3 opere sono quasi pronte per essere presentate ad un nuovo editore. Inoltre la mia attività consiste nel fiancheggiare manager, imprenditori, aziende per sviluppare al meglio le proprie visioni di vita e professionali.

Mi definisco un “filosofo esecutivo”, Qual è il ruolo del filosofo in azienda? Il filosofo esecutivo non offre soluzioni, ma pone domande, che aiutano i clienti ad acquisire nuove prospettive ed intuizioni. Il filosofo aiuta leader e manager a interrogarsi sul ruolo che potrebbero avere i propri prodotti o servizi rispetto al quadro globale, per capire se hanno senso e se ce n’è veramente bisogno. In definitiva, a pensare fuori dagli schemi. una persona, un professionista capace di visualizzare quelle possibilità virtuose in grado di mettere il pensiero in azione.  

Sono membro e azionista di un movimento “Filosofia Esecutiva",  che prende il nome proprio da questo concetto, attraverso la nostra interazione cerchiamo di comprendere ed identificare quali siano quelle azioni virtuose che indirizzino le persone verso migliori azioni che condizionino il proprio desiderio di eccellere e di far accadere le cose. Mi definisco una persona “mediamente tecnologica”, nonostante a mente fredda non ne sia uno sponsor attivo.

Al giorno d’oggi è fondamentale per chi fa business, per chi fa azienda, stabilire un rapporto con la tecnologia. Come tutti i vizi,  è l’abuso che se ne fa che fuorvia le menti e le generazioni. Io personalmente penso che stiamo assistendo alla droga di massa più imponente della storia. Non siamo del tutto coscienti oggi, le tecnologie stando disegnando il nuovo mondo. Da una parte la robotica che avanza , molti lavori saranno sostituiti, alcuni scompariranno del tutto. L’essere umano deve reinventarsi, il che ad un livello sociale può essere stimolante, in quanto l’uomo emargina il suo potenziale, la sua dignità in cambio del suo tempo, di una paga, spesso anche in cambio di una “miseria”. Dall’altro canto ci sono quelle attività che con la tecnologia stanno gettando l’essere umano nell’oblio. C’è un grosso grado di assuefazione, i social infatti hanno creato un distacco tra le persone. Un tempo il contatto era d’obbligo, parlarsi era essenziale, oggi, attraverso i social più influenti, siamo in vetrina per chi ci vuole acquistare e con la testa piegata vaghiamo per strada come zombie sempre più solitari.

E’ sempre l’uso smisurato che si fa di qualsiasi cosa che crea risposte negative, in ogni campo ed in ogni dimensione. Tutte queste informazioni che abbiamo, a cui possiamo attingere creano l’’illusione della conoscenza, si parla del fatto, senza conoscere le dinamiche, gli sviluppi, soprattutto non partoriamo più domande. Tutti oggi sono alla ricerca delle risposte, ma se domandassimo improvvisamente per strada ad una persona cosa cerca o quale sia il suo desiderio,  non saprebbe rispondere. In poche parole cerchiamo risposte a domande che non ci siamo posti. N

on possiamo ridurci al semplice fatto di come posso diventare ricco, oppure come posso avere successo! L’insieme di questi “anelli” hanno evidenziato e sviluppato  un problema esistenziale, l’insoddisfazione collettiva! 

 

Secondo il filosofo pop del momento, Slavoj Žižek, viviamo tempi alla fine dei tempi. Quella del filosofo sloveno è una riflessione sulla società e sull'economia del terzo millennio ma può essere estesa anche alla tecnologia e alla sua volontà di potenza (il technium di Kevin Kelly nel suo libro Cosa vuole la tecnologia) che stanno trasformando il mondo, l'uomo, la percezione della realtà e l'evoluzione futura del genere umano. La trasformazione in atto obbliga tutti a riflettere sul fenomeno della pervasività e dell'uso diffuso di strumenti tecnologici ma anche sugli effetti della tecnologia. Qual è la sua visione attuale dell'era tecnologica che viviamo e che tipo di riflessione dovrebbe essere fatta, da parte dei filosofi e degli scienziati ma anche delle singole persone?

Bene, i concetti esposti dai due filosofi, concentrano le attenzioni su un problema sacro. La propria dimensione nel mondo. L’avvento tecnologico, esprime un problema di massa, la continua esposizione ai social ha creato un vuoto, un confine tra la realtà percepita e la realtà vera. Questo vuoto è sempre esistito, nelle masse, nel pensiero comune, in coloro che iniziavano a credere a ciò che volevano creando una dimensione parallela. Oggi questo confine è aumentato, le persone sono diventate vittime di un sistema che li ha praticamente soggiogati, li ha confusi e condotti nell’oblio del proprio animo.

Ci si manifesta non per essere, solo per apparire, ci si parla per prendere consensi, non esprimendo il proprio pensiero, si cerca di essere più belli e di fare cose importanti per destare attenzione, si ambisce ad essere fotografati con VIP per far aumentare la percezione della propria importanza. Oggi si crede che sia di fondamentale importanza uno strumento che fino a 20 anni fa quasi non esisteva.

Una riflessione è dovuta, ed quella di pensare realmente che i social in quanto tecnologia, hanno modificato gli uomini rendendoli schiavi di ciò che scelgono. Dalla caverna delle illusioni non si esce se non si comprende ciò che ci fa illudere. Un’altra riflessione è quella di capire come e se sia possibile attraverso la tecnologia far tacere la voce della coscienza…

La mente è rapita, abbiamo permesso al “mostro” di diventare più grande di noi stessi, ed ora chi sarà in grado di ucciderlo  se crediamo che in esso ci sia “la vita”? 

 

Miliardi di persone sono oggi dotate di smartphone usati come protesi tecnologiche, di display magnetici capaci di restringere la visuale dell'occhio umano rendendola falsamente aumentata, di applicazioni in grado di regalare esperienze virtuali e parallele di tipo digitale. In questa realtà ciò che manca è una riflessione su quanto la tecnologia stia cambiando la vita delle persone (High Tech High Touch di Naisbitt) ma soprattutto su quali siano gli effetti e quali possano esserne le conseguenze.  Il primo effetto è che stanno cambiando i concetti stessi con cui analizziamo e cerchiamo di comprendere la realtà. La tecnologia non è più neutrale, sta riscrivendo il mondo intero e il cervello stesso delle persone. Lo sta facendo attraverso il potere dei produttori tecnologici e la tacita complicità degli utenti/consumatori. Come stanno cambiando secondo lei i concetti che usiamo per interagire e comprendere la realtà tecnologica? Ritiene anche lei che la tecnologia non sia più neutrale?  

Penso che come le sigarette abbiamo stravolto l’immagine dell’uomo e del suo sentirsi “IN” , come attraverso i produttori di tabacco si sia concesso il consumo in larga scala ad un qualcosa di deleterio per la nostra salute e di diventare di conseguenza tra le più forti multinazionali(tabacco)al mondo. Analogamente la diffusione delle tecnologie ci fa credere che la qualità della vita sia migliore, la percezione di ciò che ci offrono, esalta l’emozione, il desiderio di possessione. Per il “fumo”, abbiamo condizionato la nostra vita ed accettato di barattarla con l’ illusione di piacere, attraverso ciò che fa oggettivamente male. Infatti con questo meccanismo illusorio/percettivo le aziende riescono a vendere a prezzi molto molto più alti della media telefonini, computer e tecnologia varia anche persone del basso ceto, nel senso coloro che sono disposti a scegliere questi prodotti nonostante le difficoltà economiche .

Questo comporta un indebolimento maggiore delle classi povere, cosa più grave, da l’illusione di potere, di essere alla moda, di essere glamour. Se leggiamo testi dei filosofi del 900 questo aspetto dell’involuzione della mente davanti all’apparire è ben rappresentata. Schopenhauer ci parla di maschere di come l’illusione di “essere” confonda la realtà. Se esistono due punti di vista la verità è sempre una sola. Se osserviamo la convenienza ed il profitto, le aziende tecnologiche stanno facendo un gran lavoro. Alimentano ogni giorno il desiderio di persone che trovano appagamento nella possessione di oggetti. Ognuno per incoscienza è colpevole di se stesso, se tutti smettessimo di comprare, se tutti avessimo un atteggiamento consapevole, migliorerebbe la qualità di vita di molti. La tecnologia, l’avanzamento della ricerca conduce a creare varchi nelle società e di conseguenza nel pensiero comune. Penso che  la tecnologia sia neutrale come concetto assoluto, sia carnefice per gli effetti che ha sulla gente. 

 

Secondo il filosofo francese Alain Badiou ciò che interessa il filosofo non è tanto quel che è (chi siamo!) ma quel che viene. Con lo sguardo rivolto alla tecnologia e alla sua evoluzione, quali sono secondo lei i possibili scenari futuri che stanno emergendo e quale immagine del mondo futuro che verrà ci stanno anticipando?

Io credo che l’incoscienza delle persone abbia raggiunto livelli abnormi. L’essere umano si è perso assecondando il proprio problema più grande, l’inconsapevolezza. Siamo sulla buona strada in direzione di una incapacità comune, quella di non preservare la propria intimità, la propria privacy. L’individuo oggi è alla mercé delle potenti aziende che studiano l’andamento umano attraverso i telefonin per capirne le direzioni future.

Stiamo arrivando al punto che conoscono più “loro” di noi, che noi di noi stessi.  Non abbiamo fatto ancora i conti con le probabili malattie o disturbi  che la rete, le onde wifi, il continuo contatto del telefono all’orecchio, l’ incessante e smisurato piegamento in avanti del collo che stiamo sviluppando per l’uso del telefonino possano sviluppare. Da fonti mediche ho appurato che molti ragazzini hanno problemi al tratto cervicale, come persone di 50 anni, sono aumentati a dismisura i dolori alla testa, quindi l’uso di medicinali da banco. Possiamo anche osservare dalle pubblicità quanto siano aumentati le offerte sui prodotti che alleviano i dolori della schiena, della testa e del tratto cervicale. Sono aumentati a mio avviso il numero di persone che si sentono depresse. Siamo in fase catartica e quella che può essere una previsione è solo un immaginazione secondo le proprie sensazioni. Personalmente penso che aumenteranno  i malesseri della anima, stress, depressione, insoddisfazione creeranno disagi interni a molti.

Dato che lo stress è il principale malanno che causa un infinità di scompensi, nevrosi, penso che i disturbi psichici e le disfunzioni degli organi interni siano un problema da cui dovremo preservarci. In futuro probabilmente una maggiore quantità di persone  inconsapevole oggi  di quello che si fa e di quello che dice saranno ancor più vittime di ciò che non si ha avuto cura di controllare; Se stessi e la propria salute. Nel  mondo come già si sta manifestando negli ultimi anni aumenterà il divario tra gente consapevole ed inconsapevole, aumenterà il divario tra le classi sociali, chi non si adopererà per cercare la propria via di uscita dal circolo vizioso in ambito lavorativo, resterà fuori dai giochi, io direi fuori dal sistema vita.

L’uomo non sa più chi è, è smarrito nel tempo, ricerca la felicità dove c’è guerra interiore, vuole il successo comportandosi da perdente. E quando l’uomo non si riconosce,  forze esterne come quelle tecnologiche, capi, padroni, etc etc, se ne approfitteranno perché avranno un “non pensatore”  a disposizione. Se devo ascoltare le mie personali percezioni ciò che prevedo non mi piace, immagino un collasso dei sentimenti e delle interazioni tra le persone, una difficoltà estrema nel manifestare le proprie sensazioni, nel creare armonia, nel vivere l’amore per il prossimo e per se stessi.

In futuro (immagino) ci sarà una classe divergente che combatterà contro il potere tecnologico, le persone si ritroveranno di nascosto per coinvolgere i succubi della rete ad essere consapevoli e disintossicarsi dal sistema. Non so se ho fantasticato troppo o troppo poco. 

 

Secondo alcuni, tecnofobi, tecno-pessimisti e tecno-luddisti, il futuro della tecnologia sarà distopico, dominato dalle macchine, dalla singolarità di Kurzweil (la via di fuga della tecnologia) e da un Matrix nel quale saranno introvabili persino le pillole rosse che hanno permesso a Neo di prendere coscienza della realtà artificiale nella quale era imprigionato. Per altri, tecnofili, tecno-entusiasti e tecno-maniaci, il futuro sarà ricco di opportunità e nuove utopie/etopie. A quali di queste categorie pensa di appartenere e qual è la sua visione del futuro tecnologico che ci aspetta? E se la posizione da assumere fosse semplicemente quelle tecno-critica o tecno-cinica? E se a contare davvero fosse solo una maggiore consapevolezza diffusa nell'utilizzo della tecnologia?

Io penso che necessitiamo  di una maggiore consapevolezza, purtroppo non possiamo basare i nostri sviluppi personali senza una profonda conoscenza sia di se stessi, sia di ciò che in base al nostro essere accade.

Il mondo non viaggia alla stessa velocità per tutti. Tutto dipende da quanto ognuno ha il potere in se di non “fermarsi” a ciò che gli si dice o che appare. Un egual concetto potrebbe illuminare il mio pensiero , come potrebbe bloccare il respiro ad un'altra persona. Tutto si muove in base a ciò che riusciamo a percepire.

Con l’avvento della crisi, alcune aziende sono fiorite ed oggi valgono una fortuna, altre invece che valevano un tesoro oggi sono morte oppure stanno sopravvivendo. Ricordo che la Nokia era il primo produttore di telefonini al mondo al quale venne offerta la possibilità di creare una nuova concezione di telefono, al quale rifiutò. Oggi la Apple è un colosso mondiale che produce i prodotti ed i telefoni “smart phone” più desiderati al mondo. Ovvio che se non riusciamo a capire il trand,  se non esploriamo , se non facciamo ricerca, è molto difficile capire cosa accadrà. Io non penso che alla nokia non mancavano persone esperte o dati al riguardo.

Cosa  conduce le persone, le aziende a creare una possibilità o un blocco? La propria visione,  ciò che si crede, le proprie convinzioni! Per cui le persone troveranno una possibilità la dove saranno motivati, spinti a trovarla. Il danno che io credo  sia ancora più grande e con questo rispondo all’altra domanda… è che l’uso smisurato della tecnologia sta conducendo le persone a disturbi cronici, all’ “assenza” da se stessi. Questo comporta la creazione di una massa di persone che non è “attiva”,  anzi passivamente subisce i cambiamenti del mondo, quindi della tecnologia. Non è solo importante conoscere il trend per uno sviluppo tecnologico, è importante per ogni essere umano il “come” servirsene. Abbiamo paesi sottosviluppati al quale mancano risorse, mancano le condizioni primarie per mandare avanti la condizione vita,  ai quali non gliene potrebbe fregare di meno che in futuro un taxi sarà guidato da un robot.

La posizione da assumere è relativamente a quanto la tecnologia squalifichi o gratifichi ciò che sei. A mio parere avrei preferito una scoperta che avrebbe dato valore a chi soffre o non abbia dato acqua a chi non ne ha per esempio. Solo che manca l’idea business, l’idea di guadagno. Non è possibile una decisione comune quando ciò che farà la differenza è l’economica che si svilupperà, che darà accesso ad esporre nuove scoperte. L’interesse primario è sempre di chi  ha potere.

La scelta migliore è quella di fare un passo indietro, più le nostre tecnologie invaderanno il quotidiano più l’individuo perderà il contatto con la propria esistenza, con i propri valori, con le persone e con se stesso.

 

Mentre l'attenzione dei media e dei consumatori è tutta mirata alle meraviglie tecnologiche di prodotti tecnologici diventati protesi operative e cognitive per la nostra interazione con molteplici realtà parallele nelle quali viviamo, sfugge ai più la pervasività della tecnologia, nelle sue componenti nascoste e invisibili. Poca attenzione è dedicata all'uso di soluzioni di Cloud Computing e ancora meno di Big Data nei quali vengono archiviati miliardi di dati personali. In particolare sfugge quasi a tutti che il software sta dominando il mondo e determinando una rivoluzione paragonabile a quella dell'alfabeto, della scrittura, della stampa e di Internet. Questa rivoluzione è sotterranea, continua, invisibile, intelligente, Fatta di componenti software miniaturizzati, agili e leggeri capaci di apprendere, di interagire, di integrarsi e di adattarsi come se fossero neuroni in cerca di nuove sinapsi.  Questa rivoluzione sta cambiando le vite di tutti ma anche la loro percezione della realtà, la loro mente e il loro inconscio. Modificati come siamo dalla tecnologia, non ci rendiamo conto di avere indossato delle lenti con cui interpretiamo il mondo e interagiamo con esso. Lei cosa ne pensa?

Noi non usiamo la tecnologia, è la tecnologia che si sta servendo di noi. Il quesito è molto più profondo di ciò che può apparire. Noi parliamo di tecnologia, di nuove ere, chi c’è dietro lo sviluppo di sistemi che condizionano il nostro operato? Ci sono sempre entità gigantesche che per comprendere il mercato e le persone investono per essere sempre più competitivi, meglio ancora per essere i n.1sul mercato.

Questo processo non è nato ora, hanno già cercato (riuscendoci) di condizionare il pensiero delle persone per modificarne i comportamenti, quando organizzazioni di persone super qualificate attraverso la comunicazione verbale, para verbale e non verbale , attraverso suoni , musiche , hanno dirottato le persone ed i loro acquisti. Parlo delle pubblicità televisive.

Abbiamo imparato ad usare una sigaretta per sentirci fighi, accompagniamo i nostri bambini sorridendo a magiare cibo da schifo, abbiamo dato il potere alle case di moda di farci sentire “in” oppure “out”. Ed oggi? Oggi si usano schemi e sistemi evoluti nel tempo, con lo stesso obiettivo, quello di conoscere in anticipo il desiderio d’acquisto delle persone, quello di condizionarlo per un ritorno di investimento.

Abbiamo perso in questi anni definitivamente la privacy, siamo alla mercé di tutti, solo perché ci sembrava figo farlo. Se delle persona buttano in piazza la propria intimità, i propri figli, non mi scandalizzo se software di intelligenza avanzata entrino nelle vite delle persone, modificandole . Abbiamo perso la percezione della realtà e del valore dell’uomo portatore di pensiero accettando ogni giorno di dedicare del tempo a ciò che ci sta ferendo, a ciò che vuole catalogati.

Purtroppo osservando la tecnologia come palliativo, non osserviamo il messaggio subliminale. Nel paragone che ho fatto con le pubblicità, intendevo proprio questo, mentre le nostre emozioni si perdono in ciò che vedono, un altro messaggio ci condiziona a pensare qualcosa che ci indurrà in un azione che soddisferà il mercato. Tutto ciò perdendo il contatto con le nostre azioni e quando le tue azioni non sono comandate direttamente da te, perché sei in uno stato passivo o di trans, tutto dipende dal potere (inconscio) di quello che ti viene rappresentato .

L’essere umano sta cambiando paradigma, lontano dall’essenza filosofica di Platone, o dalle sofferenze amorose che scaturirono messaggi sull’esistenza di Oscar Wilde. Non siamo attenti, per inerzia andiamo in giro per il mondo osservando e preoccupandoci di possedere cose ed osservare persone, abbandonando il feeling con la nostra essenza, con la nostra coscienza.   

 

Se il software è al comando, chi lo produce e gestisce lo è ancora di più. Questo software, nella forma di applicazioni, è oggi sempre più nelle mani di quelli che Eugeny Morozov chiama i Signori del silicio (la banda dei quattro: Google, Fcebook, Amazon e Apple). E' un controllo che pone il problema della privacy e della riservatezza dei dati ma anche quello della complicità conformistica e acritica degli utenti/consumatori nel soddisfare la bulimia del software e di chi lo gestisce. Grazie ai suoi algoritmi e pervasività, il software, ma anche la tecnologia in generale, pone numerosi problemi, tutti interessanti per una una riflessione filosofica ma anche politica e umanistica, quali la libertà individuale (non solo di scelta), la democrazia, l'identità, ecc. (si potrebbe citare a questo proposito La Boétie e il suo testo Il Discorso sulla servitù volontaria). Lei cosa ne pensa?

Il vero schiavo della caverna delle illusioni di Platone non è colui che poi si ribella, il vero schiavo è colui  che non si ribella e protegge il suo carceriere. Gli esempi sono appropriati, viviamo all’interno di una caverna chiamata facebook, dei social, di internet,  credendo di essere cittadini del mondo. Gli individui hanno smesso di pensare, hanno unificato i propri comportamenti , come robot compiono gesti e movenze in cerca di approvazioni.

Da una parte siamo vittime perché non abbiamo il potere di contrastare , dall’ altra parte siamo carnefici della nostra esistenza per lo stesso motivo. Abbiamo smesso di pensare, abbiamo smesso di farci delle domande, quando il dubbio non arriva, non ci pervade nulla, e non abbiamo motivo a pensare male, a riflettere su qualcosa di diverso da quello che appare.

La libertà individuale per molti non è altro che la rappresentazione di se stesso attraverso le proprie apparenze. Sembra che nelle persone sia istallata la sinapsi che ciò che uno è dipenda da come appare. A breve non esisterà una individualità per coloro che usano la rete, il vero progresso verso una conoscenza classica sarà abbandonare ogni forma di interazione personale con i social.

Oramai crediamo che senza la nostra rappresentazione on line, nessuno può sapere di noi, la mia domanda è , a chi frega di noi? Ci preoccupiamo di cosa pensa la gente, di quello che dicono, forse perché potrebbe intaccare il disegno di noi che vogliamo trasferire?, E senza preoccuparci di cosa realmente siamo, come potremo preoccuparci della nostra individualità.

Stiamo sponsorizzando chi ha eliminato il silenzio dalla nostra coscienza, stiamo promuovendo attività, giochi, social,. Chat, per avere sempre meno tempo per pensare, fin quando una persona non cercherà tra le sue rive, il tempo per conoscersi e riconoscersi, apparterrà ad una individualità collettiva che i più un tempo chiamavano “massa”. 

 

Una delle studiose più attente al fenomeno della tecnologia è Sherry Turkle. Nei suoi libri Insieme ma soli e nell'ultimo La conversazione necessaria, la Turkle ha analizzato il fenomeno dei social network arrivando alla conclusione che, avendo sacrificato la conversazione umana alle tecnologie digitali,  il dialogo stia perdendo la sua forza e si stia perdendo la capacità di sopportare solitudine e inquietudini ma anche di concentrarsi, riflettere e operare per il proprio benessere psichico e cognitivo. Lei come guarda al fenomeno dei social network e alle pratiche, anche compulsive, che in essi si manifestano? Cosa stiamo perdendo  guadagnando da una interazione umana e con la realtà sempre più mediata da dispositivi tecnologici?

Questo è l’argomento che con varie sfaccettature si presenta inequivocabilmente in ogni domanda/risposta. Le persone oggi sono troppo dedite  e impegnate a controllare la propria “protesi” telefonica che eliminano importanti interazioni con le persone dal vivo. Erroneamente qualcuno crede che le tecnologie multimediali abbiamo aperto l’uomo verso il mondo, invece lo stanno segregando tra nella stiva della propria mente. Tutto è confuso, la qualità delle relazione a mio avviso è caduta a picco, sotto i colpi dell’apparenza, di un meccanismo automatico che ci costringe ad essere curiosi del nulla ed interessati del niente. L’interazione con i social, tra cui anche waths up è un social a tutti gli effetti, ha modificato il modo di comunicare della gente.

Preferiamo mandare messaggi vocali che chiamare direttamente al telefono le persone. Sembra che l’abitudine costringa e plagi i movimenti. Stiamo sempre a contatto con una luce artificiale, riprodotta da telefoni, tv, computer, giochi, etc, il continuo esporsi a questa stessa fonte luminosa negli occhi comporta fastidi a lungo raggio, ritarda il sonno, modifica i nostri sogni, nonché  la nostra capacità di concentrazione. La solitudine oramai è un qualcosa di inesplorato per le nuove generazioni, attive con la tecnologie da quando sono svegli a quando vanno a dormire nel corso di una giornata. Come si può ritornare a far comprendere l’essenza,  ascoltare il silenzio e non esserne impauriti? Molte persone sono inquiete a restare soli, quasi come avessero bisogno di qualcosa a cui dedicarsi. L’uomo dei nuovi decenni sembra sempre più lontano dalla propria coscienza. Come può oggi una persona confrontare le proprie idee se non dialoga, come può comprendere a livello empatico una persona se non gli si avvicina, se non interagisce?

Noi siamo una fonte inesauribile di scoperta, solo che ogni giorno ci copriamo con sempre più cose di poco conto da fare. Non siamo più ligi al miglioramento della nostra condizione, vogliamo arrivare al successo senza faticare, vogliamo vincere la partita senza giocare. Il consumo smisurato delle attività “tecnologiche” sta conducendo le persona a trasformarsi in un esperimento di massa, tutti siamo conformati, registrati e catalogati, chi più chi meno.

L’umanità sta perdendo sia le persone sia  l’arricchimento che esse stesse comporterebbero al genere umano. Stiamo vivendo un’epoca di smarrimento.  Quando il contatto tra le persone è ridotto all’osso, le persone cominciano a non avere confronto con quello che permetterebbe l’introspezione. Noi attraverso gli altri approdiamo a canali del nostro stesso essere. Attraverso le cose che facciamo, a cui ci dedichiamo, esploriamo i nostri talenti. Al giorno d’oggi solo eventi straordinari catapultano una persona verso se stessa. Purtroppo questi eventi appartengono  a crisi esistenziali, sofferenze dolorose, morti improvvise di persone care. Sembra un paradosso ma è cosi, per conoscere parte di se stessi, una persona deve soffrire, quantomeno attraversare e comprendere momenti di forte delusione, di incertezza, episodi di duro impatto.

Una volta tutto ciò poteva dipendere da come venivamo educati, una persona cresceva nel confronto con la propria famiglia, una persona riusciva a segnare la sua strada ed a ribellarsi in seguito al rapporto che  instaurava con la propria madre o il proprio padre. Oggi quasi non si può più dato che diamo tutti la stessa pillola ai nostri bambini. I telefonini per farli stare tranquilli . Ottimo sedativo.  Poi li mandiamo dallo psicoterapeuta perché sono iperattivi, perché non ascoltano, perché si irritano facilmente etc etc. Il problema di un figlio dipende quasi sempre dai genitori, dall’interazione che si è avuto, dalle regole che sono state trascurate e tradite. I primi ad andare in cura prima dei propri figli dovrebbero essere i genitori. Non è una provocazione, è un dato di fatto, se cambiano le regole di un sistema(famiglia) il sistema deve riadattarsi alle nuove disposizioni.

Siamo in grado di creare nuove forme di comportamento per trasformare in meglio la nostra vita? 

 

In un libro di Finn Brunton e Helen Nissenbaum, Offuscamento. Manuale di difesa della privacy e della protesta, si descrivono le tecniche che potrebbero essere usate per ingannare, offuscare e rendere inoffensivi gli algoritmi di cui è disseminata la nostra vita online. Il libro propone alcuni semplici comportamenti che potrebbero permettere di difendere i propri spazi di libertà dall'invadenza della tecnologia. Secondo lei è possibile difendersi e come si potrebbe farlo?

Ha davvero dell’inverosimile il fatto che giunti alla soglia del 2019 dobbiamo proteggere ciò che siamo e che facciamo anche quando non siamo protagonisti. Mi spiego meglio, siamo sotto l’occhio del ciclone sia quando ci esponiamo direttamente, sia quando veniamo esposti inconsapevolmente oppure in maniera indiretta. Le persone finiscono in rete, perché qualcuno da lontano le ha riprese per esempio. Tutti con il telefonino hanno il potere di invadere la vita degli altri, questa è una cosa inaccettabile.

La protezione è l’unica alternativa e ben vengano soluzioni che tutelano la nostra privacy in modo sano. Come ci si può difendere? Credo che oggi sia veramente difficile  difendersi, anche perché la tecnologia è cosi avanzata che ci ascoltano e controllano anche quando non siamo al telefono. Oramai ci sono ricevitori e telecamere ovunque, ci vedono e ci ascoltano a qualsiasi ora. Magari essere a conoscenza di un modo per ovviare a tutto questo, si può però cominciare a non usare i social e a non mettere la propria vita in piazza, a sbandierarla.

Si può provare a lasciare il tel spento quando si è a casa, in famiglia, per riassaporare il gusto della convivialità, dell’ascolto, dando prova di non essere diventati zombie  del tutto. Si potrebbe insegnare ai nostri bambini cosa è la privacy e come si fa a tutelarla, altrimenti cresceranno con la convinzione che sia normale sputtanare tutto a tutti. Alla base manca la consapevolezza di ciò che accade, la mente oramai è rapita da meccanismi  e da situazioni ormonali “ferormoniche” che ci creano assuefazioni quando  per un po’ non prendiamo il telefono.

La privacy è prima di tutto tutelare se stessi, vedo molto difficile una tutela quando si è perso il proprio valore. Il messaggio del libro sarà sicuramente ottimo, consigli utili per pochi o per persone che non ascoltano e non attuano. Colui che si vuole proteggere, lo fa trova un modo, una lettura, no aspetta nessuno. 

 

Vuole aggiungere altro per i lettori di SoloTablet, ad esempio qualche suggerimento di lettura? Vuole suggerire dei temi che potrebbero essere approfonditi in attività future? Cosa suggerisce per condividere e far conoscere l'iniziativa nella quale anche lei è stato/a coinvolto/a?

Una considerazione che posso fare è che fin tanto che l’uomo non sarà al centro di tutto, non possiamo parlare di crescita del genere umano. Il miglioramento del pensiero è dato dalla scoperta che in se stesso l’individuo fa. E quando l’ambiente non aiuta a fare questo viaggio verso la scoperta, la confusione arriva sovrana, frenando un processo.

Abbiamo perso l’istinto verso la verità, appartenere ad un sistema oggi è diventato più sacro della propria individualità. Siamo in un epoca che pur conoscendo la cosa giusta da fare non la compiamo, c’è qualcosa nell’aria che ha ammazzato la nostra sete di riscatto, la nostra reazione. Dovremo attribuire importanza a noi stessi, a quanto noi possiamo contribuire per il miglioramento del mondo.  Tutti vogliono le risposte ma nessuno si fa più domande. E’ la domanda giusta, intelligente, scaltra, che ti fa pensare.

Ciò che posso fare è augurarmi che attraverso ciò che scriviamo, qualcuno si fermi a pensare, a porre un dubbio. Non è importante che le mie parole colpiscano, è importane per me che esse creino una possibilità di riflettere, un pensiero. La domanda che ci poniamo è ciò che fa la differenza nello sviluppo e nella maturazione  del proprio essere. Ecco un suggerimento da inserire (se non c’è) potrebbe essere; come articolare le domande che facciamo a noi stessi per ricevere risposte migliori, per esempio. 

 

Cosa pensa del nostro progetto SoloTablet? Ci piacerebbe avere dei suggerimenti per migliorarlo! 

Al momento non ho suggerimenti, apprezzo l’ideazione di un portale che abbraccia sia l’informazione che i suoi effetti negativi. Siamo sempre restii ad ascoltare la criticità di un idea o di ciò che facciamo per non dover comprendere di essere in errore. Faccio i miei complimenti, si nota l’enorme lavoro che c’è alle spalle.

 

 * Tutte le immagini sono fotografie di viaggio di Carlo Mazzucchelli (Alaska)

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