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Effetto Social - Dialoghi su relazioni virtuali

Effetto Social - Dialoghi su relazioni virtuali

29 Ottobre 2019 Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
Carlo Mazzucchelli
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In Cina quando si odia qualcuno lo si maledice dicendo “che tu possa vivere in tempi interessanti”. I tempi interessanti sono in genere irrequieti, ansiogeni, caotici e incerti, dominati da confusione, sofferenza e difficoltà e anche da tante sorprese….. Una fotografia dei tempi correnti, tempi nei quali sembra regnare il caos, tempi dominati da una crisi economica permanente, da disuguaglianze e rabbia crescenti, dalla percezione che il pianeta Terra sia veramente a rischio. In tutto questo la tecnologia gioca un ruolo fondamentale. Proprio per questo è cruciale che se ne parli. Parlarne significa riflettere criticamente e in modo disincantato sui suoi effetti.

Significa interrogarsi sulle possibili vie di fuga da cinguettii, da false notizie, da inganni e da potenziali furti digitali. Bisogna però capire di essere in gabbia, di vivere dentro un acquario digitale, imprigionati in piccionaie e voliere più o meno moderne e trattati come asini. La prigionia ci vede complici volontari e ci suggerisce una nuova consapevolezza.

Gatti, asini e canarini. Voliere, acquari e gabbie di vetro. Metafore per la tecnoconsapevolezza

*La foto di copertina è dell'artista francese Gaby-Kretz

Una presentazione fatta all'evento EFFETTO SOCIAL - Dialoghi reali su relazioni virtuali, svoltosi a Prato il 26 ottobre 2019. Un convegno organizzato dall'Associazione Agape Crescere Insieme e con il patrocinio della Compagnia del TAO.

Il testo è disponibile online sia in formato digitale.

Disponibile online è anche il mio ultimo libro Tecnoconsapevolezza e libertà di scelta.Alla ricerca di senso nell’era tecnologica e digitale. Lo si trova online in tutti gli store, sia nella versione digitale sia in quella cartacea


 


 

Riflettere sulla tecnologia non spetta solo a sociologi o filosofi ma a tutti. Non possiamo neppure limitarci alle narrazioni dei media. Ognuno di noi deve dare forma a proprie narrazioni (Tutti i libri sulla tecnologia che abbiamo letto e che suggeriamo).

La riflessione deve partire dall’analizzare il senso di smarrimento, il surplus cognitivo e informativo e la fatica digitale. L’obiettivo è di ricaricare le nostre batterie fisiologiche e cognitive. L’alimentatore per farlo è l’arte di porsi delle domande (Punto - Fermiamo il declino dell'informazione). 

Dobbiamo prendere consapevolezza dei tempi di profondo cambiamento, che stiamo vivendo, un cambiamento che non è solo tecnologico ma generale (Come dervisci rotanti che danzano sull'orlo di un burrone).

Siamo tutti testimoni fortunati di un’epoca molto speciale, caratterizzata dalla rivoluzione digitale e da continui mutamenti

La tecnologia (Il cervello non viene modificato dalla tecnica ma da essa plasmato) cerca di farci credere di possedere potere magici ma in realtà stiamo diventando più vulnerabili e in …scenari potenzialmente distopici

Per rimanere umani non dobbiamo solo opporci alle politiche sulla migrazione del governo attuale ma interrogarci sul nostro presente in modo antropologico.

Dobbiamo adottare uno sguardo obliquo, cinico, scettico, esterno, quasi da stranieri, il pensiero deve essere laterale, critico e creativo

Dobbiamo arricchire la nostra mente di nuovi concetti e adottare nuove categorie filosofiche

Resistere alla tecnologia è inutile, meglio elaborare una strategia collaborativa, aprendosi alle novità, alla sperimentazione e alla capacità di adattarsi (Una critica tecnologica è necessaria).

Tutto ciò lo dobbiamo fare perché, prima dell’avvento e del dominio delle macchine, forse potremmo essere gli ultimi a porci questo tipo di dilemmi filosofici e antropologici. Quando le nostre menti saranno reingegnerizzate,  l’Homo Sapiens, per come lo abbiamo conosciuto noi, potrebbe scomparire.

 

Tutti parlano di tecnologia, tutti siamo diventati esperti. In fondo è sufficiente usare Google e Wikipedia e si hanno le risposte che si vuole sentire. Per capire la realtà tecnologica attuale tutti dovremmo però fare uno sforzo di maggiore approfondimento, riflessione e conoscenza.

Ad esempio contestualizzando il nostro rapporto con la tecnologia non come persone singole ma come specie umana. 

Una specie che non è specializzata in nulla* e che è da sempre predisposta a interfacciarsi adattandosi con l’ambiente esterno e con le sue tecnologie

Noi viviamo, sia cognitivamente che con il nostro organismo, dentro ambienti ibridati e mediati dalle tecnologie che utilizziamo

La tecnologia non è un semplice strumento ma un elemento costitutivo delle nostre vite

Nella realtà non esistono soggetti o cose ma relazioni che danno forma al nostro sé e alle nostre identità

Queste relazioni sono oggi esperite dentro mondi paralleli, siano essi reali o fattuali, virtuali o digitali

E lo sono con strumenti che in forma di protesi, di reti degli oggetti, di sensori, o elementi integrati nel corpo e nell’ambiente, sono diventati trasparenti fino a scomparire.

La loro trasparenza non significa che abbiano smesso di esercitare la loro influenza, di produrre effetti e conseguenze, ad esempio nella forma del controllo e della sorveglianza.

* Spunti tratti dal libro La tecnologia che siamo di Francesco Parisi

A cosa prestare attenzione 

 

A cosa dobbiamo quindi prestare attenzione?

Probabilmente a tutto ciò che sta nel sottosuolo e non interessa il chiacchiericcio superficiale dei media.

Dobbiamo prestare attenzione all’uso politico del mezzo tecnologico e alla delega in bianco che stiamo dando a poche società monopolistiche tecnologiche. 

Tra i temi a cui prestare attenzione ci sono 

  • il magnetismo dei display, (E guardo il mondo da un display) delle loro immagini e il ruolo che hanno assunto nel fare da filtro tra noi e la realtà, compresa quella virtuale
  • Dobbiamo prestare attenzione al cambiamento delle relazioni sociali al tempo dei social network
  • Dobbiamo sentire forte l’urgenza di imparare a programmare le nostre vite per non essere ri-programmati dalle macchine (il riferimento è al libro di Douglas Rushkoff Programma o sarai programmato)
  • Siamo chiamati a riflettere sulle implicazioni culturali, politiche e democratiche della rivoluzione tecnologica
  • Dovremmo prestare una attenzione particolare al ruolo dell’automazione e delle intelligenze artificiali nel mondo del lavoro che verrà
  • L’affermarsi di un cervello aumentato tecnologicamente rischia di mettere in secondo piano l’uomo nella sua interezza
  • Il proliferare di false notizie porta alla disinformazione organizzata e alla misinformazione (Preferiamo le false notizie a quelle vere)
  • Infine non possiamo non sottolineare la perdita della capacità di leggere e forse di apprendere, proprio quando le macchina stanno imparando a farlo (La fatica della lettura e il piacere di leggere)

Tecnofobi o tecnofili?

 

Iscriversi a una di queste categorie non è necessario, forse è anche sbagliato.

E’ errato sposare acriticamente la tecnologia. Errato prendere posizione contro di essa come se fosse la sola responsabile di un mondo che ci spaventa.

Meglio adottare un approccio diverso.

Meglio diventare tecnocritici, non fermarsi alle apparenze e alla semplice percezione, meglio porsi domande continue

Meglio diventare tecno-cinici ostentando indifferenza, ironia e senso dell’umorismo verso le promesse e le mitologie associate alla tecnologia (Né ottimisti né pessimisti, ma consapevoli, disincantati e ironici nei confronti della realtà!)

 

Dobbiamo renderci conto che, senza saperlo siamo diventati tanti pesci in un acquario (I pesci siamo noi: pesci, pescatori e predatori nell'acquario digitale della tecnologia), cinguettiamo in continuazione ma lo facciamo dall’interno di voliere e piccionaie.

Viviamo dentro mondi i cui confini ci sono raccontati e venduti come trasparenti ma in realtà sono rigidi e solidi come il muro che Trump vorrebbe costruire al confine con il Messico.

Facendo affidamento sulla potenza della tecnologia, abbiamo finito per dare tutto per scontato,

… nel farlo abbiamo perso conoscenza e capacità di comprendere cose, oggetti e significati

Felicemente attivi nel raccontare noi stessi online non ci rendiamo conto di farlo condizionati da quello che Umberto Galimberti chiama l’inconscio tecnologico. 

 

I mondi tecnologici ci avvolgono in una placenta calda e accogliente, ci rendono complicato renderci conto delle trasformazioni che si stanno producendo su di noi, a livello comportamentale e cognitivo, personale e sociale, lavorativo e politico. 

Questa realtà è stata raccontata nel 2005, un anno prima della nascita di Facebook, dal compianto Forster Wallace con la seguente storiellina: “

Ci sono due pesci che nuotano e a un certo punto incontrano un pesce anziano che va nella direzione opposta, fa un cenno di saluto e dice: «Salve ragazzi. Com’è l’acqua?». I due pesci giovani nuotano un altro po’, poi uno guarda l’altro e fa «Che diavolo è l’acqua?»  

La morale della storia è prevedibile ma non banale, ricca di implicazioni.

Viviamo così immersi nella tecnologia da non renderci conto delle cose più ovvie, di quello che ci sta intorno e di come esse ci stiano cambiando. Cosa ne sa il pesce dell’acqua se non vi è mai uscito?  Cosa ne sappiamo noi della tecnologia se passiamo sempre più tempo dentro l’acquario tecnologico? 

E’ tempo di scoprirlo sviluppando una nuova coscienza nel modo di pensare i media tecnologici. Non sono semplici strumenti ma ambienti, piattaforme, apparati che ci avvolgono, dentro i quali si formano le nostre esperienze e si sviluppano i nostri pensieri. 

Con la sua storiellina Wallace invitava a «sviluppare la capacità di pensare, per imparare a scegliere cosa pensare, diventando più consapevoli».

Oggi l’invito è ad uscire dall’egocentrismo tecnologico per mettere in discussione certezze, convinzioni, schemi, impressioni e abitudini diffuse. 

 

Non so se ve siete accorti ma nella nostra relazione con la tecnologia diamo ormai tutto per scontato. Siamo sempre più succubi della tecnologia alla quale ci affidiamo ciecamente e acriticamente. Ne deriva una scarsa conoscenza della stessa realtà tecnologica che frequentiamo

La realtà è che Internet non è più né libera nè tantomeno democratica, che Facebook è un mondo chiuso e che Google Search vede solo una parte minima della Rete (Google Search, il motore che fa da filtro!).

Le piattaforme social non sono gratuite, ci invitano alla trasparenza ma non sono trasparenti. Sono solo alla ricerca dei nostri dati e delle nostre informazioni.

Il sistema di sorveglianza e controllo che ne deriva ha fatto scomparire la privacy e la riservatezza dei dati personali, incide sulla nostra libertà come consumatori.

La nostra libertà deve essere difesa anche online perché i profili digitali con cui stiamo in rete, una volta creati, hanno vita propria e funzionano per i produttori delle piattaforme anche quando noi non siamo collegati. 

Per comprendere i cambiamenti in atto dobbiamo tutti dotarci di nuovi concetti e appropriarci dei significati profondi delle nuove parole e dei concetti che caratterizzano la rivoluzione tecnologica. Parole come:

Disruption con cui si segnala una rottura, un cambio di paradigma, (Uber, AirBnb, Amazon, ecc), 

Parole come Dati e Big Data. I Dati sono diversi da informazioni e conoscenze, il Big Data è il contenitore che li contiene ma anche lo strumento che permette di analizzarli e elaborarli per campagne marketing e promozionali

Il Cloud Computing nasconde i milioni di server che contengono miliardi di dati ma anche le nostre esperienze, comportamenti, abitudini e conoscenze

Il Software è diventato invisibile e si sta mangiando il mondo, si è fatto linguaggio, scrittura e  documentazione 

Le piattaforme di Facebook, Amazon, Google stanno sostituendo molta parte della nostra realtà esperienziale

Gli algoritmi sono diventati veri e propri motori delle piattaforme e del mondo tecnologico che frequentiamo

Le tante interfacce con cui interagiamo si stanno trasformando in chatbot e assistenti personali come Siri, Alexa, ecc.

Sensori e Internet degli Oggetti sono la vera rivoluzione in atto, ancor più di quella di Fcebook e dei social network

Tutti hanno acquisito le terminologie legate alle intelligenze artificiali ma quanti ne conoscono l’evoluzione e le caratteristiche? Le Intelligenze artificiali attuali sono diverse da quelle del passato. Non cercano più di imitare il cervello umano ma sono dotate di meccanismi capaci di apprendere e adattarsi

Infine bisognerebbe capire che la tecnologia si sta comportando sempre più come apparato, dotato di risorse e volontà proprie, capace di dominio, manipolazione e controllo


 

Il mondo dominato dalla tecnologia sta riformattando anche il nostro inconscio.

Secondo Umberto Galimberti i due inconsci  della teoria freudiana, quello pulsionale e quello super-egoico sono affiancati da un inconscio tecnologico, calibrato sulle categorie dell’efficienza, della produttività, più attento a come si fanno le cose che alle persone.

La forza di questo inconscio nasce dal fatto che siccome tutti fanno così si deve fare così.

In questo modo cambiano i nostri comportamenti, le nostre relazioni e conversazioni.

Se non ci si adegua e non si fa così si è tagliati fuori. 

 

A COSA DOVREMMO PRESTARE ATTENZIONE 

 

Immersi come siamo dentro la tecnologia può risultare difficile orientare in modo diverso la nostra attenzione. Dobbiamo però trovare il modo e la capacità di farlo, facendo attenzione ai nuovi fenomeni emergenti. 

Molta attenzione deve essere posta all’avanzata delle macchine intelligenti, non perché se ne abbia paura ma per comprendere la rivoluzione in atto e prepararsi a conviverci.

I media sono pieni di notizie e novità che raccontano l’avanzare delle macchine, generando curiosità ma anche  timori e paure. 

L’unica vera novità di cui però non si parla, è che la colonizzazione delle macchine è resa possibile dal fatto che stiamo adattando il mondo in modo che le macchine possano essere considerate intelligenti

Provate a pensarci. Quando i media raccontano di robot barman si dimenticano di dire che essi si mostrano efficienti e intelligenti ma solo all’interno di  spazi organizzati che sono stati predisposti appositamente per loro. Le braccia del barman robot non potrebbero adattarsi a banconi diversi come farebbero le nostre braccia.

Come ha raccontato il filosofo Luciano Floridi il codice a barre che inscriviamo sulle scatolette di tonno è stato pensato per le macchine che lo sanno leggere, non per noi, le auto senza guidatore potranno entrare in funzione solo quando tutte le infrastrutture saranno state modificate in modo da permettere loro di circolare.

La stessa cosa riguarda le Smarcities del futuro e tutto ciò che ci siamo abituati a definire SMART solo perché collegato a qualche forma di tecnologia 

Il problema è che l’adattamento del mondo alle macchine non riguarda solo i robot ma anche le piattaforme sociali come Facebook. Piattaforme alle quali stiamo adattando relazioni, modi di pensare e comunicare, valori e significati, stili di vita e e comportamenti. 

I robot che ci circondano

La vera rivoluzione sta avvenendo attraverso l’automazione, le intelligenze artificiali, le macchine capaci di apprendere, i sensori e le Reti degli Oggetti.

La nostra realtà sociale e lavorativa si sta popolando di miliardi di dispositivi e sensori, di milioni di macchine e robot, tutti tra loro interconnessi, capaci di comunicare, di apprendere e di prendere decisioni.

Robot e macchine intelligenti stanno trasformando l’agricoltura…

…e la scuola

Le nostre scuole sono oggi alle prese con strutture fatiscenti, genitori arrabbiati che aggrediscono gli insegnanti, studenti poco concentrati perché sempre connessi.

Nel frattempo si stanno sperimentando robot in grado di sostituirsi agli insegnanti e in futuro forse capaci di dettare nuove forme della didattica e dell’apprendimento.

…i Robot stanno colonizzando le fabbriche.

L’automazione delle fabbriche non è nuova, non è stata impedita dai luddisti dell’800 e non lo sarà dai nuovi luddisti del terso millennio. La differenza è oggi la dimensione numerica delle macchine usate in fabbrica e l’ampiezza degli ambiti di applicazione.

…i robot stanno trovando posto negli ospedali, nell’assistenza e nella cura

La nostra sanità pubblica, a detta di molti, è al collasso per la mancanza di medici e infermieri.

Nel frattempo, negli ospedali e nelle sale chirurgiche avanzano macchine intelligenti capaci di assistere i pazienti, operarli e fornire soluzioni innovative sia per scopi preventivi sia per quelli di cura

Il cielo si sta riempiendo di oggetti volanti...

...droni di ogni tipo per il trasporto di merci e in futuro di persone. L’immagine grande mostra in che modo attraverso droni potrà essere gestita la distribuzione di prodotti Amazon nel prossimo futuro. Un Drone Madre che fa da magazzino centrale, completamente automatizzato e servito da una miriade di droni per le consegne dell’ultimo miglio.

Uno degli effetti potrebbe essere la perdita di posti di lavoro.

A rischio non sono più i lavoratori manuali ma anche quelli cognitivi, in primis figure professionali come i trader di borsa, i dipendenti delle banche, gli agenti commerciali che operano nei call center, baby-sitter, addetti ai punti vendita, a tendere magari anche psicologi e molti altri

Per qualcuno a rischio ci sarebbe anche il lavoro più vecchio del mondo...

...considerando la proliferazione di robot per il sesso che sta cambiando il modo di vivere, in modo solipsistico e forse un po’ triste, la sessualità ma soprattutto potrebbe togliere letteralmente le prostitute dalle strade.


 

Siamo continuamente inondati da pubblicità e promozioni di prodotti. Ma soprattutto siamo sempre più trattati come merce

Un click alla volta stiamo costruendo mondi distopici dominati da macchine intelligenti con il semplice scopo di portare persone a cliccare una pubblicità o un prodotto da acquistare

A trasformarci in merce sono i dati e le informazioni che con le nostre attività digitali continuiamo a produrre

I dati da noi prodotti sono una merce dall’elevato valore, per la sua capacità di generare profitto per chi li raccoglie, li archivia, li analizza e li controlla.

Una capacità che si esercita ad esempio nella personalizzazione della comunicazione, una pratica potente usata per convincerci a comperare prodotti, anche quando di essi non ne abbiamo alcun bisogno…. 

Molti prodottisono oggi pensati per trasformare noi stessi in gadget o per farci dimenticare il rischio di diventarlo

Sarebbe meglio fare una riflessione ogni qualvolta

  • vogliamo fare una vacanza e ci troviamo di mezzo booking o tripadvisor,
  • vorremmo sperimentare cosa significhi perdersi e veniamo reindirizzati dal GPS verso destinazioni non necessariamente esaltanti,
  • vorremmo acquistare di meno e non riusciamo a farlo (Non simulare virtualmente il viaggio ma fai la valigia e parti)
  • o vorremmo fare due passi per visitare i negozi sotto casa e continuiamo a ordinare merci distesi sul divano del salotto di casa.

 

Siamo ormai prigionieri di un chiacchiericcio continuo

Riflettere su questa realtà è di stringente attualità politica.

Il chiacchiericcio è pervasivo, rumoroso e, per citare Massimo Cacciari, sta facendo strame della nostra lingua,  ma anche facendo scempio delle relazioni personali, sociali e politiche.

In politica questo chiacchiericcio è protagonista di autoritarismi plebiscitari in formazione.

Tutti siamo responsabili e complici di quanto sta accadendo, maggiore e più grave responsabilità ce l’hanno tutti i media, che si sono trasformati in semplice megafono del cinguettificio dilagante. E chi guarda il TG di Mentana sa a cosa mi riferisco!

La cosa più grave però è che questo continuo chiacchierare, in forma di slogan, frasi brevi e con un vocabolario ridotto, sta facendo scomparire il pensiero. Con esso la cultura e la Politica con la P maiuscola


Il chiacchiericcio usa modi diversi per coglierci di sorpresa e ci raggiunge sempre

I mezzi tecnologici a supporto del chiacchiericcio dilagante sono stati pensati e operano in modo intelligente.

Google con il suo motore di ricerca parla alla testa, sempre piena di interrogativi e domande

Facebook parla al cuore, alle emozioni, ai sentimenti e agli affetti (Smettila di stare su Facebook, tuo figlio e tua figlia vogliono parlare con te)

Amazon parla alle viscere, risponde ai bisogni primari della piramide di Maslow

Infine Apple rilascia ferormoni, messaggi erotici capaci di soddisfare ego e super-ego ma anche di mettere a tacere l’inconscio tecnologico

Un effetto collaterale e neppure involontario sono la disinformazione e la misinformazione, ossia la disinformazione involontaria o per mancanza di responsabilità.

L’una e l’altra stanno determinando i nuovi regimi di verità.

Alimentano le bufale sociali così come quelle governative.

Generano una manipolazione diffusa, compresa quella semantica che ci impedisce di comprendere significati e significanti, ma soprattutto di rapportarci alla realtà in modo da poterla comprendere per poi agire. 

Facendo proprio il messaggio della psicologa Sherry Turkle dobbiamo riflettere su quanto siamo oggi connessi ma al tempo stesso più isolati e soli.

Passiamo una media di 7/8 ore al giorno connessi a un display e non ci accorgiamo delle persone sedute vicino a noi, su un divano, in metro o a letto

La difficoltà a staccare la spina e a disconnetterci, testimonia la forza della tecnologia, il suo successo nel catturare e trattenere la nostra attenzione e concentrazione

In tutto questo siamo diventati complici del mezzo tecnologico al quale regaliamo tempo e attenzione, spesso senza neppure rendercene conto

La trasparenza non opera solo su Facebook.

Siamo passati dal raccontarci che in su Internet nessuno sa se sei un cane, alla trasparenza assoluta determinata da potenti sistemi di sorveglianza e controllo come quelli implementati in Cina.

Sistemi pervasivi per il riconoscimento facciale, che permettono di identificare persone per strada ma anche i bambini che entrano a scuola. Capaci anche di riconoscere lo stato d’animo di questi bambini segnalando le loro emozioni e stati d’animo

Una realtà che anticipa forse futuri fatti di sorveglianza tecno-politica diffusa, usata per controllare i cittadini e reprimere il dissenso, prevenire ogni forma di contestazione e di rivendicazione politica.

 

Per quelli della mia generazione non resta che accettare quanto sia cambiato il mondo

Una riflessione che probabilmente non possono fare i Millennial, nati, allattati e allevati attraverso i biberon molteplici della tecnologia (Ai vostri bimbi regalate fiabe e storie illustrate, poi anche smartphone e tablet!).

Oggi la rivoluzione si fa con Internet,

Il cyber attivismo delle femministe di un tempo si è trasformato nel cyber-edonismo alla Ferragni

…e le rivendicazioni politiche anche forti di un tempo sono sperimentate attraverso un videogioco stravaccati sul divano di casa

Oggi, con forme diverse di impegno o azione culturale e politica, tutti  dovrebbero  impegnarsi nella difesa delle nuove tecnologie e del Web come bene comune. Lo dovrebbero fare sia quelli della mia generazione ma anche i Millennial 

 

Un modo per farlo è di imparare a comportarci da gatti

L’invito è stato fatto da Jaron Lanier, un tecnologo e musicista americano da anni impegnato dall’interno del mondo tecnologico a costruire possibili vie alternative e di fuga dai modelli tecnologici ed economici attuali

Se ci comportassimo da gatti sapremmo probabilmente come scappare, come aprire un acquario o una voliera, come resistere con indifferenza a ogni tentativo di corruzione e coinvolgimento, ma soprattutto sapremmo sempre conservare un atteggiamento curioso e libero.

 

Bisogna cercare di non annegare nell’acquario digitale

Il primo passo è prendere coscienza di esserci dentro

Il secondo è smontare ogni meccanismo, strumento, funzionalità per capirne le logiche e le finalità

Il terzo è fare delle scelte diverse da quelle binarie imposte dalle logiche degli algoritmi e dalla voracità di chi li ha prodotti

Il quarto è staccare la spina, disconnettersi e prendere le distanze, anche se solo temporaneamente (Rinuncia alla velocità e celebra la lentezza)

Poi eventualmente, dopo la rianimazione che ne potrebbe essere derivata, con la tecnologia sarà possibile ricostruire un rapporto più maturo, più consapevole, meno consenziente, meno complice e più indipendente

Possiamo smettere di cinguettare e prendere il volo

La fuga non serve solo a riconquistare gli spazi liberi del cielo di fronte e sopra di noi ma a mettersi nella condizione di recuperare la capacità di comunicare, di dialogare, di usare il linguaggio in forme e modalità libere.

Oggi siamo tutti testimoni e forse anche attori della società del rancore. 

Leggevo questa mattina che Liliana Segue riceve 200 digitali messaggi di insulti al giorno 

Un rancore che nasce dalle inquietudini per le trasformazioni in corso e per la mancanza di prospettive dentro scenari non prevedibili.

Il disagio nasce dalla grande crisi sociale, individuale e collettiva, dalla precarietà lavorativa e dal disagio psichico

Ne deriva una angoscia diffusa che nasce dalla paura dell’altro, della crisi, della propria incolumità, di perdere la propria identità.

E’ una paura che si traduce sempre più  in un linguaggio violento, cattivo e aggressivo.

La strada da intraprendere è smettere di comportarci come cani arrabbiati, in particolare dovremmo cambiare la nostra comunicazione online portandola dall’abbrutimento attuale alla gentilezza. 

Un modo semplice ma efficiente per far rinascere la speranza.

 

Infine per concludere vorrei invitare tutti a riflettere su una specie animale in via di estinzione e sulla caratteristica della sua personalità, l’asinità.

Una personalità spesso relegata nella sua dimensione negativa fatta di stupidità e ignoranza

Una personalità che andrebbe al contrario rivalutata in senso positivo per le caratteristiche della testardaggine sapiente, dell’umiltà, della pazienza e della fatica.

Una personalità che si esprime nel non fidarsi delle apparenze, nella sua capacità di saggezza e di ascolto. Forse non è un caso che l’asino abbia orecchie così grandi.

Il libro con Alessandro Bianchi

 

In chiusura non posso non promuovere il libro digitale scritto insieme ad Alessandro Bianchi.

Un testo rivolto a tutti, in particolare ai genitori. Persone oggi in grande difficoltà nell’esprimere la loro genitorialità in un mondo tecnologico che ha cambiato paradigmi, orizzonti, prospettive, valori e visioni (Smettila di stare su Facebook, tuo figlio e tua figlia vogliono parlare con te).

A questi genitori abbiamo cercato di suggerire alcune semplici ma utili regole su come regolare l’interazione tecnologica dei loro pargoli….

Il libro consegna due messaggi fondamentali:

Il primo è che al bambino, fin da quando è molto piccolo, è necessario parlare insieme, leggere delle storie, interagire e giocare insieme. Questo almeno fino ai dodici anni, prima cioè che subentri lo sviluppo della sessualità che cambia il rapporto genitore figlio.

Bisogna farlo nella consapevolezza che il dialogo potrebbe anche essere monodirezionale e non corrisposto. I suoi frutti potrebbero non essere immediatamente apprezzati ma saranno riconosciuti più tardi, soprattutto per la loro utilità.

Il secondo messaggio è l’importanza che il genitore faccia da esempio. Non abdicando alla propria responsabilità e senza avere paura di dire dei no, anche sull’uso della tecnologia.

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Il libro con Anna Maria Palma

Con la Dott.ssa Anna Maria Palma ho scritto La gentilezza che cambia le relazioni digitali.

 

Il libro sulla Tecnoconsapevolezza

 

Permettetemi di citare anche il mio ultimo e-book appena pubblicato dal titolo Tecnoconsapevolezza e libertà di scelta.

Una bibliografia tecnologica

 

Per chi fosse interessato ad approfondire le tematiche della tecnologia sul mio portale www.solotablet.it è disponibile una bibliografia ricca e completa unitamente a centinaia di schede di libri che persone tecnovigili (Chi sono gli adulti tecnovigili?) e tecnoconsapevoli dovrebbero leggere.

 

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