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Usabilità web, navigazione visuale e analogie cognitive

Usabilità web, navigazione visuale e analogie cognitive

06 Maggio 2016 Redazione SoloTablet
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Per definizione una pagina Web è usabile quando è stata realizzata in base ai principi dell’usabilità in modo da facilitare la navigazione e l’interazione con l’interfaccia grafica che la rende possibile. Nella realtà ogni definizione di usabilità è insufficiente perché incapace di cogliere la specificità dell’esperienza utente dell’usabilità e perché incapace di descrivere i mutamenti continui che caratterizzano l’interazione tra esseri umani e macchine tecnologiche. Ad esempio non coglie appieno i mutamenti nella testa degli utenti, a livello cognitivo e, secondo alcuni, anche neuronale.

Una definizione di usabilità

Se una cosa è facile da usare significa che rende immediato e fluido l’utilizzo smussando le difficoltà dell’oggetto o strumento da usare e rapida l’elaborazione cognitiva necessaria a elaborare quanto serve per capire i suoi meccanismi, le sue interfacce e le funzionalità che a caratterizzano. Meno frustrazioni derivano dall’uso di uno strumento e maggiore è l’usabilità che lo caratterizza. Minore è lo sforzo cognitivo necessario a comprendere come interagire con lo strumento, maggiore è la sua facilità d’uso e usabilità.

Quanto fin qui detto vale anche per l’usabilità di una pagina Web con la premessa che essa non deve essere confusa con l’accessibilità e che deve essere posta un’attenzione particolare al ruolo dell’interfaccia nella sua componente visuale (SIRI, ALEXA, ECHO, VIV: il futuro delle interfacce è nella voce) che interagisce direttamente con la testa dell’utente ormai modificata tecnologicamente.

Creato agli inizi degli anni 80 il termine usabilità è servito a definire le caratteristiche amichevoli di un prodotto sperimentate in modo soggettivo nella forma di suoi attributi. Nel tempo l’attenzione è passata dalle caratteristiche dell’interfaccia del prodotto alle diverse tipologie di interazioni da essa rese possibili ma viste dalla prospettiva dell’utente. Più queste interazioni risultano essere efficienti (risorse necessarie a generare efficacia), efficaci (precisione, rapidità e completezza nel portare a termine una determinata attività in un contesto o situazione specifica), soddisfacenti (confortevolezza e gratificazione soggettiva che nasce dall’uso) e utili per raggiungere scopi specifici e maggiore è l’usabilità dell’interfaccia. Un’altra caratteristica che ha assunto crescente importanza nel tempo vede l’usabilità come un attributo della qualità dell’esperienza utente, in termini di rapidità con la quale un utente apprende a fare qualcosa. Si tratta di un’efficienza nel fare che si autoalimenta dalla facilità con cui l’utente ricorda come e cosa deve fare.

Usabilità e accessibilità

L’usabilità non va confusa con l’accessibilità, un attributo della interfaccia Web attraverso il quale persone con disabilità possono percepire, capire, navigare e interagire con le molteplici realtà della Rete. E’ un attributo che vuole rispondere a tutte le tipologie di disabilità legate alla vista, all’udito, al movimento, alla parola ma anche quelle neurologiche e cognitive. La maggiore accessibilità di un’interfaccia o soluzione web aumenta l’usabilità da parte di tutti gli utenti e non solo di quelli disabili. Una risorsa web non è usabile se non è accessibile tanto da poter definire l’accessibilità un attributo della usabilità.

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L’usabilità deve oggi fare i conti con la testa tecnologicamente mutata di chi la utilizza. Il proliferare dei display (Il display tra finzione e realtà ), la pervasività dei dispositivi Mobile e il tempo crescente passato davanti allo schermo hanno cambiato le regole di ingaggio e le forme della interazione uomo-macchina (uomo-web) e il modo con cui viene valutata l’usabilità di una interfaccia o di una applicazione web.

Una definizione di usabilità fondata solo sui tempi di risposta e sulle performance efficienti, sulla compatibilità e altri aspetti puramente tecnici è insufficiente a guidare il design di applicazioni sempre più visuali e caratterizzate da approcci navigazionali utente completamente mutati, dalla tattilità della interfaccia ma soprattutto dalla interazione cognitiva e visiva. Negli ultimi dieci anni sono stati pubblicati innumerevoli testi su come disegnare pagine web visuali e usabili (Narrazioni web che si fanno leggere perché attivano il cervello e i suoi neuroni). Le analisi, i suggerimenti e le idee in essi espressi sono serviti a far evolvere il Web visuale e a facilitare il lavoro di web designer e sviluppatori nella organizzazione e gestione dei numerosi elementi, testuali, visuali, audio, video, ecc., che solitamente compongono una pagina web ma soprattutto nel trasformare l’usabilità in esperienza utente libera e visuale.

Usabilità visuale e nuove tendenze di Web Design

Ciò che oggi caratterizza l’usabilità della pagina web può essere esemplificato in quanto segue:

  • Disegno della pagina in modalità Web Responsive: adattabilità dei contenuti e della grafica ad ogni tipologia di display senza sacrificarne l’usabilità e garantendo esperienze utente di qualità (da questo articolo di Ethan Marcotte del 2010l’incipit del nuovo trend)
  • Material Design: introdotto da Google nel 2014 si basa su un approccio minimalista da Flat Design focalizzato sui contenuti, adattabile, visuale e interattivo
  • Micro interazioni: componenti grafiche dell’interfaccia quasi invisibili che permettono interazioni rapide ed efficienti per il completamento di compiti o azioni specifiche come settare un allarme o cancellare una email.
  • Scelte tipografiche innovative come quelle illustrate nei siti seguenti: http://www.paul-rand.com, http://www.semplicelabs.com, http://www.handiemail.com, http://www.thebloodmile.com (esempi suggeriti da http://usabilitygeek.com)
  • Layout a riquadri o formelle (Card Layout): forma visuale per rappresentare qualsiasi tipo di contenuti all’interno di box pre-definiti e pensati per essere semplici da usare, altamente visuali e versatili nella forma e nelle dimensioni, oltre che nella loro organizzazione a video. Pinterst ha fatto i qualche modo da apripista, oggi la maggioranza dei portali più importanti, compresi quelli di commercio elettronico, hanno adottato layout simili.
  • Interfacce pensate più per lo ‘scrolling’ che per il ‘clicking’. La diffusione dei dispositivi mobili e le loro interfacce tattili hanno rivoluzionato il modo di interagire con una pagina Web/APP. Più che cliccare gli utenti fanno scorrere i contenuti e grazie al fenomeno della parallasse (Parallax Scrolling) possono garantirsi la qualità della visione anche cambiando punto di osservazione. Gli oggetti sul display sembrano spostarsi  rispetto allo sfondo se si cambia punto di osservazione regalando all’utente un effetto tridimensionale che aumenta l’esperienza visuale e la usabilità.
  • Design focalizzato sui contenuti: gli utenti fanno uso dei contenuti in modalità completamente nuove. Sono diventati allergici a menu, barre di bottoni, tab, ecc. e sono alla ricerca della leggibilità, accessibilità e usabilità dei contenuti.
  • Icone, immagini e componenti visuali per rendere le pagine web più attrattive, per catturare l’attenzione dell’utente e attivarne l’interazione
  • Personalizzazione delle esperienze utente: gli strumenti tecnologici disponibili oggi permettono di raccogliere moltissimi dati sull’utente che possono essere trasformati in utili informazioni e conoscenze per personalizzare e contestualizzare ogni esperienza utente online e in mobilità.

Per andare più a fondo

L’evoluzione degli oggetti e delle interfacce Web, del web design e delle tecnologie innovative che stanno cambiando il mondo digitale e l’interazione con gli esseri umani non spiega da sola la grande rivoluzione in corso. E’ una evoluzione-rivoluzione che non sarebbe stata possibile se nel frattempo non fossero mutate anche le modalità con cui gli utilizzatori di prodotti tecnologici interagiscono con essi.

Le nuove tecnologie hanno fatto emergere nuovi stili di vita, atteggiamenti e comportamenti ma forse hanno anche inciso, a livelli più profondi, neuronali e cognitivi (Luomo neuronale), sul modo con cui interagiamo con una realtà esterna sempre più caratterizzata e mediata tecnologicamente.

Ciò non significa che siano avvenute modificazioni a livello fisiologico o neurologico ma che la tecnologia fa pensare, sentire, sognare, agire in modo diverso dal passato ed ha la capacità di incidere sulla nostra memoria, sulla capacità di concentrarsi e sulla nostra attenzione. Nulla di nuovo considerata la neuro-plasticità del nostro cervello e la sua grande capacità di adattamento e organizzazione in base alle nuove esperienze che caratterizzano la vita di ogni giorno e che oggi sono sempre più legate all’uso di strumenti tecnologici.

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Una testa e un cervello che co-evolvono con le nuove tecnologie

La pervasività della tecnologia sta producendo cambiamenti, non ancora concordemente valutabili come positivi o negativi, che stanno interessando ricercatori e studiosi per i loro effetti sulle persone e per le loro novità. I giovani nativi digitali ad esempio, immersi nella tecnologia dalla loro nascita, sognano a colori, vivono situazioni di panico, ansia e irritazione quando sono disconnessi, separati dai loro dispositivi digitali o impossibilitati a interagire sui social network che frequentano, hanno bisogno di avere sempre il dispositivo nelle mani e soffrono della sindrome dello squillo, della vibrazione o della notifica, sperimentano difficoltà del sonno, hanno difficoltà a concentrarsi e a mantenere alta l’attenzione, esercitano meno la memoria e hanno sviluppato una interazione e comunicazione principalmente di tipo visuale.

La discussione tra studiosi sulla positività o meno delle mutazioni in atto è aspra, caratterizzata com’è da toni tecnofili o tecnofobi, ed evidenzia una mutazione in atto e una co-evoluzione in corso che deriva dall’interazione uomo-macchina tecnologica destinata a dare forma all’uomo tecnologico del futuro.

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L'analogia come motore pulsante del nostro cervello (*)

In tema di usabilità delle pagine Web ciò comporta la necessità di prestare particolare attenzione a uno dei fenomeni che caratterizzano il modo in cui funziona il nostro cervello nel suo costante lavoro finalizzato a capire i contesti nei quali si trova e cosa sta succedendo.  E’ un’attività che impegna il cervello costantemente (solo in parte nelle fasi di sonno) e che non è necessariamente di tipo logico e razionale (ragionamento) ma cognitivo e basato su uno strumento molto sofisticato come quello dell’analogia. E’ uno strumento che si basa sulla capacità di percepire, spesso in modo inconsapevole, la similarità tra esperienze presenti e passate, di dare forma a nuovi concetti, di determinare scelte e azioni, di creare associazioni, classificazioni e categorizzazioni e di dare nuovo senso a ogni forma di esperienza.

Tutto ciò rapportato al Web e alla usabilità si traduce nella abilità di passare rapidamente da un contenuto a un altro, da una immagine a quella successiva, da un link a uno spazio diverso della Rete non tanto perché qualcuno ha predisposto appositi percorsi, menu, icone o bottoni per farlo ma perché il cervello dell’utente, con la sua capacità di generare nuove analogie, crea costantemente nuove associazioni che traduce in categorizzazioni, cognitive prima ancora che lessicali, e scelte navigazionali.

Questa capacità di creare analogie è favorita online dalla caratteristica sempre più visuale dei contenuti, dalla loro organizzazione minimalista e flat sulla pagina web, e dalla crescente abilità e rapidità del cervello dell’utente nel produrre nuove analogie. E’ come se il motore dell’analogia avesse trovato nella tecnologia e in particolare in Internet e nelle nuove tecnologie Mobile uno strumento potente e assistivo per elaborare concetti e pensieri, trovare nuovi significati e categorie mentali, apprendere nuovi linguaggi e terminologie e per orientarsi nei processi decisionali che caratterizzano ogni scelta.

All’analogia ricorre probabilmente anche l’algoritmo di Google che come un Grande Cervello si è dotato della capacità di creare associazioni, trovare similarità, operare classificazioni e definire nuove categorizzazioni. E’ un Grande Cervello a cui, chi naviga la Rete, si affida ormai per la navigazione online (più del 90% degli accessi a un sito sembrano oggi essere guidati da una ricerca online) pescando nella sua Grande Memoria le informazioni utili a fare analogie e a trovare similarità con parole, concetti, categorie ed esperienze precedenti. Le nuove analogie guidano poi le scelte online e definiscono i percorsi cognitivi, navigazionali, esplorativi ed esperienziali dell’utente.

Se le tecnologie attuali amplificano o facilitano la capacità del cervello umano di fare analogie, la usabilità di cui si è parlato all’inizio di questo articolo dovrebbe essere ripensata. Ne deriverebbero nuovi approcci di sviluppo delle applicazioni e nuove logiche di organizzazione delle pagine Web. Non solo in senso visuale ma di libertà lasciata al cervello dell’utente di operare le proprie categorizzazioni e organizzazione dei contenuti senza dover sottostare alle analogie, categorizzazioni e organizzazione dei contenuti operate da altri.

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Alcune brevi conclusioni

Mentre la scelta flat design e visuale sembra essere stata adottata praticamente da tutte le realtà che dispongono di budget adeguati per rinnovare la loro presenza online, pochi hanno ancora fatto la scelta di lasciare massima libertà agli utenti favorendo la capacità del loro cervello a costruire analogie. Una più attenta osservazione di come gli utenti tecnologici di oggi, in particolare quelli appartenenti alle generazioni dei Nativi Digitali, si muovono online e vivono le loro esperienze digitali suggerirebbe scelte più radicali e innovative di quelle fin qui praticate. Fare queste scelte implica abbandonare approcci tradizionali e mettere in crisi modelli di business che hanno dato forma a organizzazioni, aziende, startup e professioni. Non farle significa probabilmente perdere il treno dell’innovazione, non comprendere la rivoluzione cognitiva in atto e non poterne trarre vantaggi o benefici tangibili in un prossimo futuro, neanche tanto lontano.


 

PS: SoloTablet nel suo ultimo aggiornamento ha cercato di applicare, in termini di usabilità, sia la componente visuale sia quella ‘analogica’. Chi fosse interessato a conoscere perché e come lo ha fatto può leggere questo articolo: SoloTablet cambia verso e personalità

 

Bibliografia:

  • * Douglas Hofstadter e Emmanuel Sander, Superfici ed essenze edito da Codice Edizioni
  • Mashable.com
  • http://usabilitygeek.com
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